Il Maggiore Matteo Pierrettori, per i miei amici e colleghi PIRRO, nickname ricevuto già durante il periodo dell’Accademia Militare frequentata a Modena è abilitato sugli aeromobili NH-500 e AB-206, con i quali ha volato nella fase iniziale della sua formazione, per il conseguimento del brevetto e la qualifica di pilota dell’Aviazione dell’Esercito.
Oggi è un pilota di AH-129 Mangusta, con il quale ha prestato servizio sia al 5° Reggimento AVES “Rigel” che al 7° reggimento AVES “Vega”. Ha all’attivo circa 1.200 ore di volo ed è alla sua decima missione internazionale! Infatti il Maggiore è stato 7 svolte in Afghanistan (Missioni ISAF-RS) e 3 in Iraq (OIR). Ha due figli ed è sposato con la prima donna pilota di AH-129 dell’Esercito. Come ama definirla lui, la sua è “una famiglia d’attacco”!
Gli AH-129 Mangusta hanno raggiunto le 13.500 ore di volo. Come si raggiunge questo importante traguardo?
Un traguardo dal valore inestimabile reso possibile dalla passione, la dedizione e la professionalità degli uomini e le donne che appartengono alla nostra Specialità, l’AVIAZIONE DELL’ESERCITO.
Persone straordinarie che in questi 13 anni di presenza del Mangusta in Afghanistan, hanno lavorato in condizioni spesso proibitive, ma animati sempre da profondo spirito di sacrificio e spiccato senso del dovere.
Mi riferisco sia ai piloti, protagonisti nelle missioni di volo in ogni condizione ambientale e operativa; sia alla parte tecnico-manutentiva impegnata nel mantenimento dell’efficienza degli elicotteri, spesso senza limiti di orario, in un ambiente lavorativo privo dei comfort della madre Patria; senza tralasciare tutta quella compagine di persone che sia qua, in Afghanistan, sia in Italia si adoperano per supportare la missione occupandosi dell’approntamento e della preparazione degli equipaggi e degli aspetti logistici legati al complesso ciclo di approvvigionamento dei materiali necessari.
Gli elicotteri dell’Aviation Battalion Task Group Fenice hanno volato a supporto di ISAF prima, di RS oggi. Che tipo di missioni svolgete per il Train Advise Assist Command West (TAAC-W) di Herat?
Gli elicotteri del Task Group “Fenice” costituiscono il “braccio operativo” essenziale per dotare il TAAC- W della flessibilità necessaria a manovrare con immediatezza nella propria area di responsabilità. Gli elicotteri consentono di raggiungere in sicurezza le aree più distanti dalla base di HERAT per supportare le attività di consulenza militare alle Forze di Sicurezza afgane, in un territorio dove ormai la presenza delle Forze della coalizione è molto diradata.
Inoltre, la componente AH-129 costituisce una pedina importante del complesso sistema integrato di Force Protection del contingente italiano schierato nell’ovest dell’Afghanistan, sempre pronto a intervenire con la massima velocità. Inoltre, i “Mangusta” forniscono la protezione necessaria all’assetto elicotteristico che garantisce l’evacuazione medica al personale impegnato in attività esterne alla base. Il consolidato pacchetto AH-129, NH-90 e componente medica opera insieme ormai da anni per assicurare il più celere trattamento sanitario al personale della coalizione, garantendo che gli uomini e le donne eventualmente feriti a seguito di un incidente o di un attacco possano raggiungere la sala operatoria dell’ospedale militare italiano di HERAT nel minor tempo possibile.
In aggiunta, gli elicotteri del Task Group hanno anche il compito di partecipare alla struttura di Personnel Recovery della missione NATO in Afghanistan, ossia di quel complesso di assetti che garantisce il recupero del personale che, per qualsiasi motivo, rimanga isolato dalla propria unità, ad esempio a seguito di un incidente aereo.
In sostanza, nell’attuale contesto della missione NATO Resolute Support, l’alta preparazione tecnico-professionale del nostro personale è esclusivamente orientata a fornire la più ampia cornice di sicurezza alle fondamentali attività di consulenza militare del contingente.
Avete anche svolto sortite addestrative con gli AH-64 Apache americani. Com’è il livello di integrazione con la componente Aviation delle forze aeree dei Paesi Alleati?
L’integrazione in ambito multinazionale è da perseguire sempre, in quanto rappresenta una grande opportunità che permette di accrescere le competenze professionali degli equipaggi e costruire una forza militare capace di operare in maniera integrata.
Oggi, più che in passato, vi è la possibilità di confrontarci e di aprire costruttive collaborazioni, soprattutto con i colleghi americani, piloti di Apache, scambiandoci esperienze, osservazioni sulle procedure tecnico-tattiche utilizzate e condividere, approfondire le conoscenze riguardanti i vari sistemi disponibili sui nostri elicotteri.
Interessantissimo, con grande impulso del nostro Comandante, il Ten.Col. Federico TONON, è stato il lavoro di integrazione degli elicotteri d’attacco AH-129D Mangusta e AH-64 Apache con i velivoli a pilotaggio remoto dell’Esercito Shadow-200 e gli operatori Joint Terminal Attack Controller (JTAC). Sono state analizzate nel dettaglio le modalità esecutive d’impiego per il corretto utilizzo dei Laser nella designazione di obiettivi, ottenendo ottimi risultati, attraverso l’utilizzo di procedure efficaci e pienamente integrate secondo gli standard dell’Alleanza.
L’utilizzo combinato di questi assetti rappresenta una capacità d’ingaggio rapida, precisa, sicura e aderente agli attuali scenari d’impiego in ambito internazionale. Perfetto esempio d’integrazione multinazionale.
I Mangusta e i loro equipaggi sono stati apprezzati anche dalle forze alleate presenti nel complesso e difficile scenario Afghano. Sono diventati di fatto lo spauracchio delle forze ostili ai tempi di ISAF. Quali caratteristiche, equipaggiamenti e sistema d’arma hanno permesso di condurre con successo tutte le missioni?
Il Mangusta è un elicottero eccezionale, unico nel suo genere, e un vero vanto per le Forze Armate italiane nei contesti internazionali.
Veniva chiamato il Diavolo Nero ai tempi di ISAF e in più di una occasione il suo intervento tempestivo, anche con la sola presenza minacciosa, è stato risolutivo nel supportare personale sul terreno sorpreso da imboscate.
Prima di tutto è un elicottero versatile, maneggevole dalla linea affilata che offre una sagoma ridotta al nemico, doti che non vanno a discapito però della caratteristiche di robustezza e rusticità indispensabili per un elicottero da combattimento. La sua notevole capacità d’ingaggio trova la massima espressione nel cannone a tre canne rotanti da 20mm, preciso e sempre affidabile che può essere impiegato sia con il potente sistema di targeting TOPLITE 3, sia, all’occorrenza, asservito al casco del pilota in modo da poter essere puntato dove egli sta rivolgendo la sua attenzione.
Il suo missile aria-terra (Air-to-Ground Missile – AGM) SPIKE permette inoltre di colpire chirurgicamente un bersaglio anche alla distanza di 8 km, caratteristica importantissima negli attuali scenari operativi. Oltre ad essere dotato di sistemi di autoprotezione contro possibili minacce rappresentate da sistemi missilistici antiaeree a corto raggio, trasportabili (MANPADS), una qualità molto apprezzata del Mangusta è la totale ridondanza dei suoi principali sistemi e impianti che ne garantiscono il completamento della missione e il rientro in base anche qualora duramente colpito.
Che sensazioni si provano a volare sull’Afghanistan?
L’Afghanistan è un paese molto affascinante e mi ritengo fortunato ad avere avuto la possibilità in questi anni di visitare e sorvolare molti dei suoi luoghi. Si passa da paesaggi montuosi i cui profili millenari mostrano tutta la fatica della corrosione dei forti venti, ai paesaggi tipicamente lunari, completamente desertici, alle valli strette e rigogliose contornate da villaggi dipinti per finire alle bellezze della città di Herat con i suoi monumenti, edifici dai caratteri orientali e i suoi quartieri dalle sembianze più occidentali.
Per un attimo, a volte, non si ha l’impressione di sorvolare un’area di operazione potenzialmente ostile: un territorio dall’aspetto pacifico, martoriato per anni da lunghissime guerre e scontri, dove però tanti nostri colleghi hanno sacrificato la propria vita, e per questo dobbiamo rimanere sempre concentrati sul nostro lavoro. La minaccia è sempre presente.
Al di là della bellezza del paesaggio, sono comunque evidenti i segnali di povertà e di difficoltà nell’affrontare la vita di parte della popolazione, soprattutto in questo triste momento di pandemia da COVID-19. Questo ci fa capire quali sono le cose importanti nella vita e apprezzare sempre più le nostre piccole comodità, la nostra casa, gli affetti, le nostre abitudini: l’Italia.
C’è una missione di volo svolta in Afghanistan che può raccontarci o dove è stato necessario usare i sistemi d’arma per proteggere le forze a terra?
Uno dei compiti fondamentali del Mangusta è quello di intervenire tempestivamente in supporto delle forze terrestri. In una tale circostanza, nel 2009 ho partecipato ad una missione di volo che proprio in questi giorni abbiamo ricordato con il Ten. Col. Federico TONON, allora Capitano e Comandante della pattuglia allertata per supportare un convoglio americano rimasto bloccato a causa di un’imboscata da parte di forze ostili, nel nord del paese.
Dopo circa 50’ di volo e stabilito il contatto radio con la componente terrestre, siamo intervenuti a fuoco, in modo efficace e nel pieno rispetto delle regole di ingaggio per la salvaguardia del personale a terra, consentendo al convoglio di riprendere il movimento, allontanandosi dalla minaccia. Atterrati in una base secondaria per fare rifornimento, prima di rientrare ad Herat, durante l’ispezione uno dei due Mangusta riportava dei danni alla struttura, causati da colpi di arma da fuoco. Grazie al nostro formidabile elicottero, alla protezione della Madonna di Loreto, nostra protettrice, e a un po’ di fortuna, anche in quella occasione siamo riusciti a rientrare a Herat con l’orgoglio di essere stati risolutivi nell’aver permesso ai nostri colleghi americani di tornare in base sani e salvi.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports