Dalle prime ore della mattina, in Sicilia, Emilia Romagna e Puglia i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo stanno eseguendo una ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palermo, nei confronti di 24 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione per delinquere, estorsione, tentata rapina, detenzione illegale di armi, cessione illegale di armi, furto aggravato, ricettazione, simulazione di reato, produzione e traffico illegale di sostanze stupefacenti e lesioni personali.
Le indagini, seguite da un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dai sostituti procuratori Giorgia Spiri e Felice De Benedittis della Procura di Palermo, hanno consentito di disarticolare un’associazione per delinquere, organizzata in modo piramidale con a capo la famiglia reggente dei Cintura e un’altra nata successivamente, risultate connesse con la criminalità organizzata, radicate tra i quartieri Cruillas e Zen 2 di Palermo, ma che operavano in tutto il territorio regionale.

Fra gli innumerevoli furti, risalta quello di maggiore valore simbolico, da cui prende il nome l’operazione, effettuato il 6 marzo 2017, all’interno del cantiere attrezzato per la realizzazione del giardino della memoria “Quarto Savona Quindici”, monumento costruito in occasione della ricorrenza del venticinquesimo anniversario della strage del 23 maggio 1992 e dedicato agli uomini della scorta del Giudice Giovanni Falcone.
Quel furto rischiò di compromettere la commemorazione.

Dalle indagini sono emersi legami con esponenti di vertice di “Cosa Nostra”, che facevano da mediatori ogni volta che venivano consumati, inconsapevolmente, furti ai danni di soggetti appartenenti ad altri mandamenti o di persone a loro vicine.
Gli investigatori hanno accertato come l’associazione, capeggiata da Andrea Cintura, sebbene in carcere a Palermo, riuscisse a “governare” all’interno del quartiere Cruillas e nel territorio compreso tra Borgo Nuovo, San Giovanni Apostolo e Cep.
Servendosi dei componenti della sua famiglia, ma anche della collaborazione di altri soggetti, Cintura costringeva diversi esercizi commerciali del quartiere a consegnare ogni settimana somme di denaro, variabili in base al tipo di attività commerciale, camuffando l’estorsione come contributo per l’organizzazione della “festa di quartiere”.
Andrea Cintura e il figlio Domenico venivano considerati una vera e propria istituzione tanto che chiunque volesse avviare ogni genere di iniziativa commerciale, compresi i banchi di rivendita, doveva necessariamente ottenere il loro benestare.

di Antonio Melita – EmmeReports