Era il 1992, quando Igor Gelarda, allora diciottenne, stava per terminare il liceo classico. Come molti di noi siciliani, anche la sua vita non sarebbe stata più la stessa, dopo le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, in cui furono uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme ai poliziotti del Reparto Scorte della Questura di Palermo.
E proprio in quel momento che Igor Gelarda decide di mettersi al servizio della giustizia, come tributo a chi aveva sacrificato la propria vita per il Paese, per una Sicilia migliore e più onesta.
Dopo aver conseguito la laurea in “Lettere moderne” all’Università degli Studi di Palermo e un dottorato di ricerca in “Storia del Mediterraneo antico”, entra nella Polizia di Stato, ricoprendo doversi incarichi presso la Digos, la Polizia Amministrativa, un Commissariato e il Sindacato Autonomo di Polizia (Consap).
Oggi Igor Gelarda è un Ispettore di Polizia e, come ci tiene a ricordare, i suoi anni in divisa, sono tutte esperienze meravigliose che hanno accresciuto il suo bagaglio professionale e umano.
I suoi colleghi sono quotidianamente in strada per garantire la sicurezza di noi cittadini, rischiando spesso la loro vita per gli altri. Secondo Lei si tratta solo di “dovere di servizio” o ci sono anche dei “valori” dietro queste azioni?
Il servizio che svolgono le donne e gli uomini in divisa è importantissimo. Il dovere è quello che abbiamo nel nostro contratto, Ma poi queste donne e questi uomini, e la storia lo dimostra, mettono il cuore e l’anima specie quando si tratta di difendere e di salvaguardare i cittadini.
Perché ha scelto di entrare in politica?
Da ragazzo, sono stato militante del Fronte della Gioventù, dove ho ricoperto anche incarichi di partito. Poi, nel recente passato, quando ero già segretario regionale di un sindacato di Polizia, fui contattato dalla “Casaleggio e Associati” che mi chiese una collaborazione per migliorare, diciamo così, i rapporti del MoVimento Cinquestelle col mondo di chi indossava una divisa. Accettai e poi da lì ricomincia a fare politica. Devo dire che sono entrato con Grande entusiasmo nel Movimento 5 Stelle, anche se io rappresentavo, in qualche, modo un’ala destra! Successivamente mi sono accorto, specialmente dopo la morte di Casaleggio, che il movimento stava perdendo tutti i valori per i quali era stato fondato. Siamo in tempi assolutamente non sospetti e la manifestazione all’esterno di questa crisi del MoVimento 5 Stelle sarebbe accaduta quasi due anni dopo. Quindi ho deciso di abbandonare il MoVimento 5 Stelle mentre era oltre il 30% di consensi in Italia.
Perché proprio la Lega?
Della Lega ho apprezzato molto sin dall’inizio la politica di Matteo Salvini, diretta, immediata e con un progetto politico semplice, ma molto chiaro.
C’è ancora chi crede che la Lega di Salvini, sia sempre quella di Bossi, senza la parola Nord, per ottenere voti al sud. Perché secondo Lei non è così?
La lega di Matteo Salvini è totalmente diversa da quella di Bossi. Quella di Bossi si rivolgeva al nord Italia e lo faceva anche in maniera scomposta nei confronti dei meridionali. Quella di Matteo Salvini è una Lega Nazionale e, moderata, che ha saputo chiedere scusa per le brutte parole dette nei confronti della gente del sud, ma che è pronta ora a risollevare le sorti proprio di queste persone.
Cosa manca alla Lega Siciliana per essere veramente forte e potere governare?
Manca solo il tempo per radicarsi nel territorio. Abbiamo una bellissima squadra con il nuovo commissario regionale, Nino Minardo, ci sono i presupposti per avere una lega forte e preparata nella nostra isola.
Parliamo di Palermo e del suo sindaco. A più riprese Leoluca Orlando amministra la nostra città ormai da decenni. Quali sono secondo lei le motivazioni dei suoi innegabili successi elettorali?
Orlando ha avuto nel passato dei pregi indiscutibili. In una città martoriata dalla mafia e dagli omicidi lui ha rappresentato una svolta per il suo modo di fare politica. Purtroppo tutto ciò non significa sapere amministrare e lo ha dimostrato nel corso di questi 35 anni di sindacatura se pure a intermittenza. Gli riconosco dunque la capacità di svolta negli anni ‘80 verso la legalità, ma anche l’assoluta incapacità di programmazione e progettazione verso una città che ormai è allo sfacelo.
La vediamo sempre “in strada” a parlare con i lavoratori, con i commercianti, a documentare i disservizi della nostra città. Per caso vuole fare il sindaco di Palermo?
Io amo molto Palermo e sono disposto a fare tutto ciò che è necessario per renderla una città vivibile! Mi è stato già proposto di candidarmi come sindaco della Lega a Palermo. Ma io credo che questo sia un passaggio che deve essere fatto con tutta la squadra della Lega e con tutto il resto del centrodestra. Queste sono scelte che verranno fatte con calma e in maniera ponderata da tutto l’arco di alleanza nel centro destra palermitano.
Quali sarebbero i punti principali del suo programma?
I punti principali del programma della Lega li elaboreremo con dei tavoli tematici di cui io sono il referente a Palermo. Ovviamente il problema dei rifiuti, quello dell’edilizia scolastica, quello delle strade, quello dei cimiteri, quello del potenziamento della sicurezza urbana, ma anche la viabilità in generale, saranno alcuni dei punti centrali. Perché sono quelli che rendono più difficile la vita dei palermitani. E sarà proprio da lì che bisognerà cominciare.
Uno dei tanti problemi della nostra città è lo smaltimento dei rifiuti. La Lega ha proposto un progetto di sette punti. Pensa che sia davvero questa la soluzione? Non sarebbe anche opportuno educare, sensibilizzare e, se necessario, punire chi non rispetta le regole?
Se riuscissimo a dare corso ai 7 punti programmatici che ho elaborato, insieme al resto del gruppo consiliare di Palermo, il problema dei rifiuti si risolverebbe nel giro di un paio di anni. E quando dico risolvere, intendo dire che si risolverebbe definitivamente. Alla base di tutto, ovviamente, c’è una collaborazione dei cittadini, quindi ben venga. Anzi assolutamente necessaria anche una forma di educazione alla legalità e alla civicità per i nostri concittadini, alcuni dei quali spesso ne sono fortemente carenti.
Cosa ne pensa di ZTL, strisce blu e piste ciclabili? Sono proprio necessarie?
Sono assolutamente favorevole alla ZTL. Ma non questa ZTL della Premiata Ditta Orlando/Catania. La ZTL deve valorizzare la città e non penalizzarla come fa adesso. Devono essere potenziati i parcheggi nelle zone limitrofe la ZTL e i bus navetta devono essere frequenti ogni due o tre minuti. Bisogna poi cercare di fare rinascere quelle zone commerciali come la via Roma, ma anche Ballarò, ma anche il Capo, che sono state fortemente colpite in questi ultimi anni. Assolutamente favorevole alle piste ciclabili che però devono essere fatte in posti logici e in posti sicuri per i ciclisti, ma non devono danneggiare la viabilità delle auto. Anche qui bisogna fare una educazione all’utilizzo della bicicletta, senza creare contrapposizioni tra ciclisti e automobilisti!
Forse il problema principale di questa nostra Palermo è il malaffare, le infiltrazioni malavitose nelle aziende e, purtroppo, in molti ambiti della nostra società, come la politica. È ancora possibile governare questa città in maniera onesta e trasparente?
Non è un problema solo di Palermo, quello delle infiltrazioni malavitose. È ormai un malcostume diffuso in tutta Italia, Anzi per certi versi nel nord Italia con la presenza di camorra e Ndrangheta, ci sono situazioni pure peggiori della nostra. È chiaro che bisogna chiedere aiuto alle forze dell’ordine E bisogna tenere sempre altissima la guardia per denunciare tutto quello che c’è di anomalo. Non bisogna avere paura. Bisogna avere lo stesso coraggio di coloro che si sono sacrificati per la nostra città e per la nostra regione. Non c’è spazio per il malaffare e per la criminalità nella buona politica.
Cosa vede nel suo futuro?
Vedo una battaglia che abbia come obiettivo, quello di portare i valori della vita dei palermitani a standard italiani ed europei. Vedo un impegno mio e di tutta la squadra, perché Palermo possa diventare un modello positivo. Ma sono sicuro che ci riusciremo!
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports