I colori del Mediterraneo nelle opere dell’artista messinese GIKO si spingono nell’Umbria boscosa e antica seguendo millenarie tracce di storia. I dipinti sono esposti a Gualdo Tadino, nello spazio espositivo della Casa Cajani, dove hanno sede due importanti Musei: quello della Ceramica e il Museo degli antichi umbri. Gualdo Tadino, città di aspetto severo dai prospetti di pietra e dai rossi tetti di cotto, è stato un asse commerciale importante, che Roma dopo averne fatto conquista trasformò nella strada consolare Flaminia, capace di superare gli Appennini e regolare i traffici tra l’Urbe e l’Adriatico, arrivando fino ai confini settentrionali cioè a Rimini. È quindi simbolica la scelta di portare fisicamente questi dipinti dai colori solari e centrati sulla bellezza della forma umana in un centro di transito così antico: si sente la volontà di riappropriarsi del viaggio, di allontanarsi dal centro e nonostante la pandemia di spingersi nuovamente verso il remoto e lo sconosciuto.

Così introduce l’arte di GIKO il curatore della mostra, Catia Monacelli: “Tutti abbiamo vissuto questo tempo incerto, sospeso, che ha visto il mondo in eterna attesa e siamo ancora in bilico purtroppo, anche quando la soluzione sembra essere dietro l’angolo, ma l’obiettivo, negli stessi intenti dell’artista, è di fare in modo che l’arte torni al centro della vita quotidiana di ognuno di noi, nel nostro immaginario, che esca da un processo di marginalizzazione che l’ha collocata tra le cose non necessarie. GIKO riesce benissimo in questo intento, la mostra è un momento di riflessione ma anche un trionfo di luce, di colori caldi, di immagini antropomorfiche, si respira un’atmosfera di gioia. C’è la Sicilia dentro, la sua Messina, una terra calda e ricca di tradizioni, in cui il rapporto tra uomo e ambiente si perde nella notte dei tempi. L’artista diventa così un demiurgo, i suoi lavori trasmettono una forza generatrice, i colori si trasformano in suoni, un soffio vitale attraversa le tele, la forma si fa narrazione e contenuto, investe lo spirito, arriva l’ordine dopo il caos. Un giardino si svela davanti ai nostri occhi, fa da scenografia al viaggio, finalmente un’oasi di pace in cui chi osserva può lasciarsi andare ad una ritrovata armonia”.

È proprio questa armonia l’aspetto delle opere di GIKO che permette di trovare un dialogo con le ceramiche del Museo: in molti dei piatti esposti è la figura umana, il ritratto, il carattere, la scena narrata ad essere centro dello schema compositivo, lasciando alla decorazione una funzione di cornice, ritmica e non architettonica. Dal Trecento e per molti secoli ancora la ceramica gualdese ha goduto della ricchezza di materie prime per i ceramisti: boschi da legna per le fornaci, acqua per i mulini da macina, argilla di qualità, l’ossido di ferro del monte Fringuello e rami di ginestre per una particolare tecnica di cottura, il lustro, che dona al pezzo finito straordinari riverberi di luce tra l’oro e il rubino.

Allo stesso modo i dipinti di GIKO partono dalla centralità dell’uomo che sia corpo, volto, profilo o mani e con moto a spirale coinvolgono e trasformano tutti gli spazi prossimi e lontani, un continuo rimando e cangiare di colori che dalla tela passano direttamente alla mente dell’osservatore, quasi fosse immerso nella luce vibrante di una cattedrale. Il corpo è quasi un pretesto, accende e stimola, ma la comunicazione con chi guarda avviene principalmente nella fascinazione di quel caleidoscopio di colori. La mostra come sete di viaggio sulle antiche strade che dal Mediterraneo salgono a Nord, equilibrio e armonia come significato dell’opera, colori come traccia e ricordo di un mondo vissuto nella bellezza: sono spunti che il curatore ha colto nell’arte di GIKO, riconoscendone la forza e dandole il giusto spazio nel flusso già musealizzato dell’arte passata.

“Quello che stiamo vivendo – conclude Catia Monacelli – rappresenta un cambiamento epocale e a nulla serve attendere speranzosi che prima o poi le cose tornino nel solco della ‘normalità’. Per questo l’arte deve ricominciare a riorganizzarsi e riflettere su sé stessa. Non solo dobbiamo comprendere di nuovo il ruolo che hanno gli spazi istituzionali, la funzione dei musei, ma più in generale riflettere sull’importanza che l’arte e le opere hanno all’interno della nostra società, delle nostre comunità, del nostro vivere. GIKO ha per questo scelto un titolo forte e deciso, giocando con il suo nome e l’auspicio di una piena ripresa dell’arte: RESTART GIKO RESTART”.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing a cura di Monica Cerrito

Un evento promosso dal Polo Museale con il patrocinio del Comune di Gualdo Tadino, in collaborazione con l’Associazione The loft Arte e con il sostegno della Regione Umbria nell’ambito delle progettualità intercomunali “Umbria. Passaggio a Nord Est”.
“RESTART GIKO RESTART” presso lo spazio galleria del Museo Casa Cajani è visitabile fino al 29 agosto 2021 da venerdì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.
Per altre informazioni visitare il sito www.polomusealegualdotadino.it
