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Vox Italia, Diego Fusaro si racconta

di Francesco Militello Mirto
Home Politica

La sede è quella del consorzio universitario Ares, in via Donizetti n.14. L’occasione è la presentazione del nuovo movimento politico sovranista chiamato “Vox Italia“, ideato dal saggista e filosofo Diego Fusaro, classe 1983. Siamo riusciti ad ottenere un’intervista:

Perché nasce Vox Italia?

«Nasce per creare un fronte opposto rispetto a quello del bipolarismo che si è ricostituito con il crollo del governo giallo – verde nell’estate 2019, in ragione del fatto che vige oggi quella che io chiamo “alternanza senza alternative” ossia un bipolarismo in cui le due polarità sono il medesimo, cioè il liberismo. Vox Italia propone di essere invece un fronte socialista, sovranista e democratico, nella convinzione che senza sovranità non può esserci la piena attuazione della democrazia e della carta Costituzionale».

Uno dei vostri punti cardine è la fuoriuscita dalla moneta unica: ma attualmente, l’economia italiana non sembra essere abbastanza forte da reggere. Non rischiamo di fare la fine della Grecia ai tempi della crisi?

«Ma veramente la fine della Grecia la stiamo facendo con la moneta unica, anzi dirò di più: l’Italia è in una situazione di debolezza non perché può uscire dall’euro, ma perché è nell’euro. Chiunque, anche non addentro a studi di economia, può fare un rapido calcolo delle condizioni precedenti all’ingresso dell’euro e di quelle successive. Quindi tutte le eventuali sciagure che vengono riferite all’eventuale uscita dall’euro si stanno attuando fintanto che permaniamo nella moneta unica. Anche su questo, lasciatemi dire, è importante spezzare le maglie del bipolarismo dell’alternanza senza alternativa, perché effettivamente potremmo dire che, di fatto, sia le sinistre fucsia liberiste, sia le destre bluette liberiste sono per la moneta unica e l’europeismo. Debbo dire le sinistre fucsia con maggiore coerenza perché lo sono da subito, le destre bluette lo stanno rivendicando apertamente solo ora».

Import export e sovranità nazionale: come è possibile conciliarli? Penso ad esempio alla Sicilia che, già con Catone il Censore (234-139 a.C.), era considerata il granaio della Repubblica. E’ possibile secondo lei tornare a quei livelli?

«Beh ai livelli della Sicilia delle verrine di cui scriveva Cicerone difficilmente si torna per ovvie ragioni storiche, perché anche se si torna indietro, in realtà non è mai possibile ripristinare le condizioni del passato: la ruota della Storia non torna mai indietro. Precisiamo però che il concetto di sovranità nazionale non dev’essere confuso con quello di autarchia, nazionalismo o addirittura con quello di Stato commerciale chiuso di cui parlava Fichte.

L’idea di sovranità nazionale implica un rapporto di possibile anzi, auspicabile, solidarietà con le altre nazioni, di rispetto e di scambio con le altre nazioni. In fondo dico una trivialità se ricordo il fatto che c’erano rapporti di scambio, di commercio, con altre nazioni anche prima che si entrasse nell’Unione Europea. Io sono dell’83, ricordo bene che negli anni Ottanta non c’era l’Unione Europea eppure a Ventimiglia non c’erano i mitra puntati verso la Francia, non c’era l’impossibilità di varcare le frontiere, non c’era l’impossibilità di commerciare con la Francia. Semplicemente, questo è il punto, c’era la sovranità almeno sul piano monetario che garantiva una delle funzioni decisive di uno Stato che sia sovrano e nazionale, cioè l’emissione della moneta e quindi l’impossibilità di essere dipendenti da un Ente privato e sovranazionale come una banca, in questo caso la Banca centrale europea.

Con l’unione europea gli Stati devono indebitarsi rispetto alla Banca centrale europea e quindi sono a rischio con la loro sovranità monetaria e finiscono con l’essere ingabbiati nel debito con i risultati ben noti. Quindi non confondiamo il concetto buono di sovranità nazionale con quelli peggiorativi come autarchia, nazionalismo o Stato commerciale».

Adesso parliamo di legge elettorale: al momento chi vuole governare deve necessariamente associarsi a qualche alleato perché altrimenti, per semplificare “non ha i numeri”. Chi sono i vostri possibili alleati?

«Dunque, premesso il fatto che Vox Italia non si colloca né a destra né a sinistra o, se preferite, si colloca insieme a destra e sinistra per alcuni aspetti, alleati saranno quelli che porteranno avanti un progetto di emancipazione basato sulla sovranità nazionale, sulla piena difesa del lavoro e delle classi più deboli. Vox Italia sarà aperto al dialogo con tutte le forze che si riconoscano in questo programma, sia che siano dell’estrema sinistra, dell’estrema destra o dell’estremo centro, se vogliamo dire così. Non abbiamo chiusure a priori, perché ci riconosciamo nella Carta costituzionale Italiana e quindi questo è per noi il punto diciamo così, necessario, ma non sufficiente per intavolare patti».

Ultima domanda: chi è l’idolo politico di Diego Fusaro e perché?

«Il mio idolo politico? Beh per rimanere alla sola Italia del Novecento direi Antonio Gramsci, il quale ha creato un’egemonia culturale, un progetto di comunismo basato sulla via nazionale, l’idea di una saldatura del partito con i ceti popolari nazionali. L’idea di una sovranità del popolo, sull’economia se vogliamo usare questa categoria che pure non compare nei quaderni de “Il carcere”, nonché l’idea di un rapporto intenso con le masse nazionali popolari, che è l’esatto contrario di quella che oggi è la tendenza generale degli irresponsabili traditori di Gramsci, che definiscono populista ogni possibile anelito del popolo verso l’emancipazione».

Diego Fusaro a Palermo photo gallery

Teresa Fabiola Calabria – EmmeReports

Tags: Diego FusaroIntervistapoliticaSovranismoVox Italia
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Francesco Militello Mirto

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