Oggi presentiamo Giovanni Puntrello, artista siciliano, che opera a Castelvetrano lavorando con tenace pazienza l’arenaria dura, la stessa pietra con cui furono edificati i sacri templi di Selinunte.
Lavora senza mezzi elettrici, senza tagliare la pietra in cava ma semplicemente raccogliendo quei frammenti – già erosi e modellati dal tempo – che portano in sé quasi la forma dell’opera compiuta.
“E’ indispensabile vivere il gioco – mi spiega l’Artista – come attività creativa superando il significato ristretto comunemente attribuito alla parola. Giocare non è solo sfidarsi secondo regole accettate da entrambe le parti, ma anche e soprattutto fissare il momento ludico-creativo nel quale ci si innova”.
“Il gioco come scoperta, come sapersi stupire, assumendo un atteggiamento sempre nuovo e rinnovato. L’arte, per me è tutto ciò di creativo che riesce ad emozionare l’animo”.
Raccogliere le pietre facendosi chiamare dalla loro voce è un modo quasi spontaneo di essere artista, è come vivere di incontri casuali che concretano immagini e schemi già presenti nella propria mente.
Le sue opere richiamano più l’arte italica che quella greca, a me guardandole ricordano molto il guerriero di Capestrano. Allora gli chiedo di definirsi, di spiegarmi chi sia questo scultore di maschere in pietra.
“Sono un artista che mette in evidenza il legame forte che la mia scultura possiede con il passato”.
In queste poche parole penso ci sia tutta l’essenza di questa ricerca fatta di sudore e di scalpello. Non vi è un canone geometrico cui far riferimento, come era sicuramente nelle radici egizie di tanta arte mediterranea, non vi è nemmeno un canone di proporzioni come nello slancio successivo della cultura greca, non vi è un linguaggio che possa far riferimento ad una precisa matrice culturale.
Vi è invece il ricordo, il passato, il retaggio di una vita trascorsa immerso nelle tracce erose dal tempo. Vi è uno schematismo in cui sempre si riconosce il volto come se quello fosse l’immagine di una propria reminescenza.
Forse è per questo che le sculture di Puntrello sembrano parlarci, come a lui parlano le pietre quando ancora sono ciottoli o semplici frammenti. Perché non sono evocazione ma tracce, vissute romanticamente. Apparentemente antiche ma decisamente moderne perché è l’uomo che con perizia e semplicità raffigura se stesso.
Infatti, Puntrello parlando di Bias la riassume così: “Bias rappresenta per me l’opportunità di valorizzare l’aspetto spirituale che è in ognuno di noi e Palermo è stata una grande vetrina per le mie sculture di pietra”.
Giovanni Puntrello, l’artista che con le pietre dei greci parla della solitudine dell’uomo moderno.

Giovanni Puntrello a BIAS 2020 Palermo Loggiato San Bartolomeo fino al 12 settembre 2020
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports