Il 7 ottobre è una data fondamentale per il destino dell’Europa; parlerò, infatti, di ciò che è stata definita la resa dei conti per eccellenza tra Cristianesimo e Islam: la battaglia di Lepanto.
Prima di parlare dello scontro però, occorre partire un po’ da lontano.
Già nel 1535 Carlo V Re di Spagna aveva una chiara idea della minaccia ottomana, in quanto aveva affrontato in prima persona i corsari barbareschi, legati ufficiosamente a quell’impero, che partivano dai porti del nord Africa.
Sbarcato a Trapani in quell’anno, Carlo V considerava la Sicilia una terra cruciale per la lotta ai corsari ed il principale baluardo d’Europa.
Si attivò, quindi, per una grande militarizzazione della Sicilia, portata avanti dal figlio Filippo II, tanto da essere chiamata – a quel tempo – l’isola fortezza perché un attacco diretto significava strategicamente un suicidio.
Ai corsari seguì la flotta ottomana e, questa, sembrò subito inarrestabile.
Dopo la conquista delle isole Baleari del 1558 in Europa echeggiava il terrore ed il solo pensiero di doversi ritrovare dietro l’uscio di casa l’esercito ottomano, instaurava nei cittadini europei la paura di uscire persino di casa. Senonché, nel 1565 giunge la notizia che il terribile esercito ottomano era stato respinto a Malta.
Il 12 settembre del 1565, dopo un assedio durato quattro mesi, la leggenda vuole che 550 cavalieri di Malta respinsero da soli un esercito di quasi 50.000 ottomani. Una sorta di Termopili dell’età moderna.
In realtà 550 erano solo i cavalieri di Malta, tra effettivi maltesi, rinforzi inviati dalla Sicilia e dal resto d’Italia, dalla Spagna e civili, arriviamo ad un totale di 6.100 forze in campo per Malta.
La leggenda narra che i cavalieri di Malta da soli respinsero gli ottomani, infiammando gli animi degli europei, perché in loro vi era l’intento di combattere l’invasore.
Fu così, che in virtù della minaccia turca (ma anche in vista della difesa di Cipro che era sotto il dominio veneziano), il 25 maggio del 1571 venne creata la Lega Santa che vedeva uniti gli Stati europei, sotto il comando del fratello di Filippo II, Giovanni d’Austria.
Dopo lunghi preparativi, si arrivò al 7 ottobre che vide contrapposte in una resa dei conti le forze cristiane e quelle ottomane rispettivamente comandate da Giovanni d’Austria ed Müezzinzade Alì Pascià.
La Lega Santa era inferiore nel numero, ma superiore in tecnologia grazie alle innovazioni portate dai veneziani come le nuove imbarcazioni: le galeazze.
Queste imbarcazioni (utilizzandone 6 come esca nell’avanguardia ed isolate in modo tale che gli ottomani tentassero di prenderle) furono capaci di creare ingenti danni abbattendo più di 100 imbarcazioni nemiche e si rivelarono impossibili da abbordare.
Müezzinzade Alì Pascià tentò quindi una carica frontale verso la flotta cristiana ma il vento a favore, si esaurì presto e finì per favorire la Lega Santa.
Particolare fu il rito che Giovanni d’Austria utilizzò prima dell’attacco: ordinando di dare fiato alle trombe, sulla piazza d’armi della sua galera, con due cavalieri si mise a ballare a vista di tutta l’armata una concitata danza, chiamata dagli Spagnoli la gagliarda. Innalzò lo stendardo di Lepanto con l’immagine del Redentore crocifisso ed una croce venne levata su ogni galea.
Curiosa è stata anche la sparizione del genovese Giovanni Doria al comando del corno destro della flotta. Alcuni storici sostengono che è stata una brillante mossa tattica, altri dissero che si mise d’accordo col suo diretto rivale Uluč Alì per non danneggiare le loro imbarcazioni. Tra le varie cose, inseguendo Doria, entrambi sparirono dalla battaglia.
Infine, la battaglia volse a favore della Lega Santa.
Alì Pascià morì in battaglia, con un colpo d’ascia e contro il volere di Giovanni d’Austria la sua testa fu mozzata ed esposta sull’albero maestro dell’ammiraglia ottomana, demoralizzando le forze turche rimaste sino al loro completo abbandono del campo di battaglia.
Bisogna dire che Lepanto ebbe dei risvolti psicologici non da poco.
Infatti, l’idea del mostro invincibile che fino a pochi decenni prima era in netta espansione, crollò e per gli ottomani fu l’inizio del crollo che vedrà il suo stop definitivo a Vienna poco più di un secolo dopo.
Religiosamente, è stata vista come la resa dei conti definitiva tra islam e cristianesimo, con la vittoria di quest’ultimo.
Aldilà degli svariati testi da parte di storici, per chi non lo sapesse, Lepanto ispirò uno scrittore che ha partecipato alla battaglia, per la creazione del libro più venduto della storia.
Quello scrittore era Miguel de Cervantes e la figura di Giovanni d’Austria incontrato nell’ospedale da campo di Messina, lo ispirò per la creazione di Don Chisciotte de la Mancha.
In conclusione, da laico, mi sento di dire che pur non essendo perfetta, la Chiesa cattolica sin dalla sua nascita ha difeso le nostre libertà.
Le libertà non solo dei credenti ma anche di atei e non cristiani, e fidatevi che oggi nel mondo, non è una cosa cosi scontata in altri luoghi o credi.
di Vittorio Emanuele Miranda – EmmeReports