Questione oramai di ore e cadrà anche Kabul. E’ la fine dell’utopica visione di un Afghanistan democratico, libero. La fine di un viaggio durato vent’anni per far rinascere un Paese dalle sue stesse ceneri. Mai come in queste ore decine di migliaia di vite sono a rischio, mentre non si contano le vittime quotidiane lasciate lungo la scia di terrore e violenza che i ribelli talebani hanno disegnato da nord a sud del Paese.
Dopo Herat e Kandahar, la seconda città dell’Afghanistan, i talebani hanno conquistato anche Lashkar Gah, dove l’esercito regolare controllava ormai solo una base militare presa d’assedio dagli insorti. I talebani prendevano possesso della città meridionale chiave di Lashkar Gah, mentre funzionari militari e governativi evacuavano la città, dopo aver trovato un accordo con i talebani. che ora hanno il controllo totale di tredici dei trentaquattro capoluoghi di provincia afghani.
La caduta di Qala-i-Naw, annunciata dai talebani, non è stata ancora confermata da Kabul. Ed intanto, ora dopo ora, si avvicina la battaglia decisiva, quella per la conquista di Kabul che, secondo l’ONU, potrebbe avere conseguenze devastanti.
E’ la sconfitta questa del modello di democrazia occidentale che da troppi anni si è tentato di imporre in realtà culturali e politiche troppo distanti dai sistemi euro-americani. Un paese ancora una volta sull’orlo del baratro con un destino che lo vuole in guerra perenne e che ora sta bruciando nelle fiamme che avvolgono le case ed i sogni di una terra pacificata e stabile. Anziani, donne e bambini vengono massacrati e le città di provincia cadono una dopo l’altra e i talebani guadagnano sempre più territori mentre la guerra si intensifica a livello nazionale.
Migliaia di famiglie sfollate. L’elettricità è stata staccata in diverse città, la carenza di acqua potabile è un altro dramma. Senza mezzi termini, un’altra catastrofe umana è all’orizzonte sotto la chiara sorveglianza della comunità internazionale, in particolare degli Stati Uniti che hanno firmato un accordo con i talebani per porre fine alla guerra, ma ne hanno causato l’escalation. La verità è che la strategia del ritiro impostata da Trump ed ereditata da Biden è risultata fallimentare.
Lo sforzo compiuto negli ultimi vent’anni con 2400 morti americani sul campo, milioni di dollari spesi, è stata vanificata in poche settimane. Ancor peggio è quel che stanno mostrando altre potenze mondiali, come la Cina e la Russia che. dopo un primo approccio, alla fine di maggio, di palese interesse a subentrare alle forze della coalizione occidentale in ritiro dal paese, ora tacciono in attesa degli eventi.
Quel che accadrà nelle prossime ore, ossia lo scontro finale a Kabul, fa presagire migliaia di morti e devastazione. Quel che accadrà a Kabul sarà responsabilità dell’occidente ma certamente è responsabilità anche delle autorità religiose islamiche di tutto il mondo arabo, a partire dall’Iran per passare dall’Egitto ed arrivare all’Arabia Saudita che tacciono.
Se quella dei talebani, studenti coranici, è una sorta di presa del potere del mondo islamico sull’occidente, allora va ricordato che i talebani non sono gli unici musulmani al mondo; ce ne sono oltre 1,5 miliardi, e non tutti sono terroristi e violenti come i talebani. Sui fatti che stanno accadendo in Afghanistan i musulmani di tutto il mondo, a partire dalla comunità islamica italiana, hanno la responsabilità morale. Hanno l’obbligo ora di parlare delle sofferenze del popolo afghano per mano dei talebani. Hanno l’obbligo di condannare la violenza che si sta consumando in Afghanistan inflitta da musulmani ad altri musulmani. Ieri, venerdì, giorno di preghiera, ci aspettavamo una presa di posizione netta nelle moschee del mondo contro la violenza perpetrata in Afghanistan. E’ questa la migliore occasione per i musulmani di dimostrare come la fede unisce i popoli e condanna le violenze e l’ingiustizia dei talebani. L’Afghanistan è prevalentemente islamico, ma i talebani vogliono ancora di più e, ironia della sorte, la loro interpretazione dell’Islam non solo è distorta ma è anche solo il pretesto per la conquista del potere terreno, quello del Dio denaro, del controllo del traffico di oppio nel mondo.
Di Lorenzo Peluso – EmmeReports