“Bentornati a Palermo, non dimenticate che voi siete tutti palermitani. Questa è casa vostra”, con queste parole, questa mattina, il sindaco Leoluca Orlando ha accolto l’equipaggio della ONG Sea Eye 4 che, dopo aver sbarcato 106 migranti ad Augusta, ha fatto rotta per il porto di Palermo. Orlando ha ringraziato l’equipaggio “per il loro grande impegno a tutela del diritto alla vita” e ha preannunciato l’organizzazione di una serata di solidarietà alla ONG tedesca “per sottolineare la vicinanza di Palermo a Sea Eye che ha salvato e continua a salvare migliaia di vite umane nonostante egoismi e indifferenze degli Stati”.
Proprio ieri ha avuto luogo l’udienza del processo Open Arms a Matteo Salvini, presso l’aula bunker del Carcere Ucciardone, terminata dopo tredici interminabili ore.
“C’è una guerra in corso, il covid, la riforma fiscale, la riforma della giustizia, il caro bollette, il caro benzina e io sono stato trattenuto tredici ore in un tribunale, per rispondere di sequestro di persona, per una nave spagnola che poteva andare ovunque nel mondo, invece ha preteso di venire in Italia” ha dichiarato il leader della Lega appena uscito dall’aula. “Permettetemi di essere soddisfatto, perché chi ha testimoniato, ha chiarito il fatto, che questi, alla faccia di tutto e di tutti, hanno deciso di fare battaglia e dirigersi verso l’Italia. Con tutti i problemi che sta vivendo il nostro Paese in questo momento, passare un’intera giornata di lavoro in tribunale dove vengono processati i mafiosi, è vergognoso. Non è normale che un capo partito, invece di occuparsi di tasse, di giustizia, sia qua a rispondere ad un processo politico”.

La difesa di Matteo Salvini, rappresentata dall’avvocato Giulia Bongiorno, ha evidenziato parecchie anomalie durante la testimonianza del comandante della Open Arms, Marc Reig Creus. Confusione sulle date, incoerenze continue rispetto alle dichiarazioni messe a verbale mesi fa, contraddizioni sul ruolo delle Autorità e sulle potenziali sanzioni che la Spagna avrebbe potuto infliggere alla ONG.
Secondo quanto riferito dalla difesa, il 29 luglio l’ONG parte per Lampedusa, ma poi cancella dal diario di bordo la destinazione dirigendosi al largo della Libia, senza annunciarlo alle autorità. “Perché?”, domanda l’avvocato Bongiorno. “Perché così ci aveva ordinato l’armatore”, risponde il comandante. Poco dopo, ecco che viene intercettato proprio in quella zona un barchino in difficoltà. Un caso o un appuntamento, come sostiene la difesa? Secondo Creus, ovviamente un caso. Una coincidenza favorita dalle ottime condizioni meteo, aggiunge. Il comandante assicura di aver voluto seguire le regole, eppure il primo di agosto, il Governo Italiano gli aveva notificato un divieto di ingresso nelle acque territoriali. L’ex prefetto di Agrigento, Dario Caputo, ha confermato la preoccupazione del procuratore Luigi Patronaggio, per la possibile presenza sulle navi di persone pericolose (per esempio terroristi), sottolineando che con la SeaWatch 3 di Carola Rackete, erano arrivati in Italia, almeno due soggetti accusati di aver commesso torture in Libia. Inoltre, l’ex prefetto Caputo ha anche sottolineato, che lo sbarco a Lampedusa dei migranti a bordo di Open Arms, avrebbe provocato il sovraffollamento dell’hotspot.

L’ONG rifiuta di fare rotta verso la Libia, non chiede un porto sicuro al suo stato di bandiera (la Spagna), ignora l’invito di quest’ultima a rivolgersi alla vicina Tunisia, non accetta di far sbarcare i migranti a Malta. Resta, per quattordici giorni, nel cuore del Mediterraneo. Tanto che La Valletta in una mail ufficiale la accuserà di “bighellonare”, perdendo tempo anziché fare rotta verso la Spagna, che avrebbe raggiunto, secondo lo stesso Creus, in 60 ore di navigazione. Meno di tre giorni. “Cercavamo il porto sicuro più vicino”, ha insistito il comandante. “Ma le norme sul soccorso in mare non prevedono che il porto sicuro sia quello più vicino”, gli ha ricordato la difesa.
E ancora. Il 9 agosto, quando Open Arms ha già a bordo i migranti intercettati in due diversi interventi, oltre alle 19 persone di equipaggio (tra cui due giornalisti), viene fatto salire a bordo anche Richard Gere. Anche su questo punto il comandante non rileva stranezze, nonostante l’ONG lamentasse, proprio in quelle ore, “condizioni estremamente difficili a partire dal sovraffollamento”.
Attenzione alle date, rileva la difesa di Salvini: il primo intervento della ONG spagnola è del primo agosto. La nave resterà nel Mediterraneo fino al 20 agosto. “Il comandante non può decidere la destinazione”, risponde Creus. Il primo agosto, dunque, c’è il primo intervento in acque SAR libiche. Madrid suggerisce di contattare la Tunisia. Open Arms non accetta. Il 2 agosto, Open Arms prende a bordo altre 69 persone al confine tra le acque SAR libiche e maltesi. Ma il POS lo chiede all’Italia, che già le aveva espressamente vietato l’ingresso. Il 4 agosto, resta in mare senza dirigersi verso la Spagna. Idem il 5 agosto, il 6 agosto, il 7 agosto, l’8 agosto, il 9 agosto. Ma in quest’ultima data, sale a bordo Richard Gere.
Il 10 agosto, dopo un ulteriore intervento, Open Arms prende a bordo altri 39 migranti. Malta si offre di accoglierli, ma il comandante rifiuta di farli scendere, per paura di scontri a bordo e si avvicina invece a Lampedusa. Ci rimane il 10 agosto. E anche l’11, il 12, il 13. Dal 14 agosto, nonostante Madrid maturi la decisione di dare un porto sicuro, scatta l’accusa di sequestro di persona per Salvini. Lo sbarco avviene solo il 20 agosto, in Italia.

Secondo le testimonianze di Vincenzo Asaro, dirigente dell’ASP di Agrigento, salito a bordo della nave della ONG spagnola, nell’agosto 2019 e della dottoressa Cristina Camilleri (Responsabile Dipartimento Salute Mentale di Agrigento), le Autorità italiane hanno assicurato sempre la massima assistenza alla nave, occupandosi di evacuare i migranti bisognosi di cure. Nessuno dei migranti ha avuto bisogno di particolare assistenza medica, dopo lo sbarco, perché le condizioni generali erano discrete e perché i casi più gravi erano già stati soccorsi. Nessun naufrago, dunque, è stato ricoverato, dopo aver ricevuto il via libera allo sbarco in Sicilia. Le loro condizioni erano infatti discrete, tanto che non era possibile escludere l’eventualità di un ulteriore viaggio verso la Spagna. “Va rimarcato che la Open Arms aveva rifiutato di sbarcare 39 persone a Malta e che i governi di Madrid e Roma avevano già dato disponibilità per mettere a disposizione navi alternative per facilitare la navigazione verso la Spagna” ha dichiarato la Bongiorno.
“Una giornata importante, perché il test che è stato sentito, che per l’accusa è la prova più importante, è una parte civile, il comandante della nave” ha spiegato l’avvocato Giulia Bongiorno. “É emersa, in tutta la sua chiarezza, l’assoluta collaborazione da parte dell’Italia e il rifiuto reiterato da parte del comandante, di redistribuire parte dei migranti a Malta, di andare in Spagna e di accettare l’aiuto di imbarcazioni italiane. Siccome qui l’accusa è di sequestro di persona, credo sia stata smontata dallo stesso comandante, nel momento in cui ha preso atto che ci sono documenti dai quali risulta che dal 1 al 20 di agosto, ha fatto restare i migranti sulla sua barca, per delle scelte che ha fatto in assoluta autonomia”. Prossima udienza a Palermo, tra circa un mese, il 13 maggio, dove Salvini, dovrà ancora rispondere di sequestro di persona.
Di Francesco Militello Mirto & Victoria Herranz – EmmeReports