A pochi metri da Palazzo Orleans, sede della presidenza della Regione Siciliana, un uomo e una donna, probabilmente marito e moglie, rovistano nel cassonetto della spazzatura, forse alla ricerca di qualcosa da rivendersi o da mangiare.
A pochi metri da loro, uomini e donne eleganti scendono dalle loro lussuose automobili, per recarsi presso i Giardini d’Orleans, per partecipare ai festeggiamenti del 76° Anniversario dell’Autonomia Siciliana.
Mentre tra poche settimane verrà eletto il nuovo sindaco di Palermo, la cui corsa altalenante e confusa, sembrerebbe ridotta a soli due candidati, uno di centro-sinistra e uno di centro-destra, ci vogliono ancora circa cinque mesi per le elezioni regionali, che decreteranno il successore di Nello Musumeci alla guida della Sicilia che, proprio ieri, ha aperto la festa dello Statuto Siciliano.
“L’Autonomia Siciliana va ripensata non solo con una coraggiosa revisione dello Statuto, operazione per la quale l’Assemblea Regionale Siciliana è impegnata da circa 20 anni, ma anche attraverso riforme strutturali che pongano al primo posto il rapporto finanziario con lo Stato, infrastrutture strategiche e sostegno alle imprese” ha esordito Musumeci.
La cerimonia si è aperta con l’esecuzione, da parte della Fanfara del XII Reggimento dei Carabinieri di Sicilia, dell’Inno d’Italia e di quello siciliano “Madreterra” di Vincenzo Spampinato.
Musumeci durante il suo discorso ha dichiarato di avere mantenuto e realizzato, anche se in parte, gli impegni presi, “senza mai perdere di vista la prioritaria necessità di tenere la Regione impermeabile a qualsiasi tentativo di condizionamento, non solo mafioso”.
Alla presenza del governo regionale, dei deputati regionali e nazionali, delle autorità civili e militari, Musumeci ha sottolineato come “il nostro primo compito è stato quello di rilanciare l’autonomia della responsabilità e non più dei privilegi, per essere parte attiva di un processo riformatore atteso da 10 anni e divenuto ormai ineludibile”.
Il Governatore ha poi dichiarato che “La Sicilia sta dimostrando di saper tenere carte e conti in regola, di essere capace di varare riforme significative che riducano l’imposizione fiscale, di saper guardare e attuare l’innovazione, di cogliere le opportunità che offrono la centralità mediterranea, le trasformazioni della produzione agricola e industriale, di saper puntare sulla qualità delle sue università, con le quali vogliamo creare proprio nell’Isola il Politecnico del Mediterraneo, per l’alta formazione post laurea, aperta alle speranze anche dei giovani che provengono dal Continente africano e dal vicino e Medio Oriente e dare certezza di futuro a migliaia di nostri giovani”.
“All’inizio di questa legislatura, avevo formulato davanti al Parlamento siciliano due auspici: la riforma del regolamento che disciplina l’uso o l’abuso del voto segreto e il varo di un codice etico per i membri del governo, del Parlamento e della burocrazia regionale. Più volte ci siamo interrogati su quanto sia prioritaria la tutela della sicurezza del voto rispetto alla trasparenza democratica verso gli elettori, che richiede invece la riduzione degli spazi di segretezza”.
“In tutte le Assemblee pubbliche, lo scrutinio segreto è richiesto solo per gravi decisioni, in casi comunque rari” ha spiegato Musumeci. “In Sicilia se ne fa un abuso costante, fino a farlo apparire non uno strumento di dissenso, che si manifesta palesemente, ma uno strumento di vendetta o, peggio ancora, un modo per coprire intese trasversali tra opposizione e parte della coalizione di governo. Gli elettori hanno il diritto di controllare il voto dei loro eletti e verificarne la fedeltà al mandato ricevuto. Ecco perché rimane vivo l’auspicio di una modifica della norma regolamentare dell’Aula, che riaffermi il principio generale dello scrutinio palese, con rilevanti eccezioni nel caso di voto su persone o su provvedimenti che toccano principi di libertà sanciti dalla Costituzione”.
Il presidente della Regione ha ricordato pure come settantasei anni fa, quando Umberto II di Savoia emanava lo Statuto speciale, la Sicilia era stremata dalla crisi economica e dalle distruzioni della guerra.
“Il dramma di quest’ultimi mesi, con l’eroica tenacia del popolo ucraino, vittima dell’aggressione russa, ci riporta ai sentimenti provati allora dai nostri padri. Nel Dopoguerra, lo spirito di rivalsa di quella stagione ebbe in Sicilia nell’Autonomia il suo frutto più bello, nato dal confronto tra tutte le forze politiche e sociali e da uno straordinario impegno corale per il riscatto del popolo siciliano” ha continuato il Governatore della Sicilia, spiegando che lo statalismo e il neocentralismo, insieme all’accondiscendenza di alcune classi dirigenti politiche siciliane, hanno condannato la regione ad un ruolo marginale e periferico in Italia e in Europa.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports