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Violenza e persecuzione. Si per il recupero del carnefice

by Francesco Militello Mirto
Home Sociale

Spesso le vittime di atti persecutori e di violenza, sia fisica che psicologica, pur di “garantire il quieto vivere” scelgono di non denunciare il proprio aguzzino, magari per evitare un’escalation di cattiveria che provocherebbe la loro morte, psichica e fisica. Sino a pochi anni fa, chi subiva violenza domestica, non veniva nemmeno tutelata dalle forze dell’ordine, perché quest’ultime potevano intervenire solo ed esclusivamente quando le vittime si presentavano con “evidenti e comprovati lividi e segni di aggressione fisica”, altrimenti dovevano tornare a casa e continuare a vivere l’inferno quotidiano.

Il Questore di Palermo Leopoldo Laricchia – Foto Copyright Victoria Herranz / EmmeReports

Oggi qualcosa si sta muovendo, tanti i provvedimenti presi dalle Istituzioni, dalle forze dell’ordine e dalle associazioni, per tentare di arginare il problema e proteggere le vittime, come le camere di ascolto, presenti in molte caserme dell’Arma dei Carabinieri. Ciononostante i numeri riguardanti le violenze e le morti tra le mura domestiche continuano a crescere.

Il Questore di Palermo Leopoldo Laricchia – Foto Copyright Francesco Militello Mirto / EmmeReports

Ieri mattina, presso la Questura di Palermo, è stato siglato un protocollo d’intesa, che consente   ai   soggetti   autori   di   reati   di   atti persecutori   e   di   violenza domestica, destinatari   di   un provvedimento   di   ammonimento   del   Questore, di intraprendere un percorso di recupero.

Il Questore di Palermo Leopoldo Laricchia – Foto Copyright Francesco Militello Mirto / EmmeReports

“Questo protocollo d’intesa si chiama Zeus ed è già attivo in altre realtà italiane, a cominciare da Milano” ha spiegato il Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia. “É un’indicazione, perché più di un’indicazione non può essere data, altrimenti sarebbe un trattamento sanitario obbligatorio, che non è consentito dalla nostra legge. É un’indicazione ai soggetti che io, come questore, ammonisco in quanto a seguito di istruttoria, vengono definiti comunque soggetti che hanno maltrattato la compagna. Gli offro la possibilità, il consiglio di rivolgersi a un centro di recupero per soggetti maltrattanti e, se dovesse essere fatto, viene considerato in senso positivo, sia per quanto riguarda l’aspetto giudiziario, da dove si dovessero innescare procedimenti giudiziari, sia per quanto riguarda l’aspetto amministrativo”.

Il Questore di Palermo Leopoldo Laricchia – Foto Copyright Victoria Herranz / EmmeReports

É un sistema in vigore negli Stati Uniti da tanti anni, dove coloro che devono scontare una pena per avere commesso crimini connessi a problematiche di natura psicologica, hanno la possibilità di avere un recupero, ovviamente controllato dall’autorità pubblica attraverso il sistema dei servizi sociali. Se il recupero è positivo, hanno sconti o remissione della pena.

La Questura di Palermo – Foto Copyright Francesco Militello Mirto / EmmeReports

“Stiamo facendo qualcosa che cerca di aiutare il recupero, non soltanto guardando il problema da parte della vittima, che per noi è prioritario, ma cercando di vedere anche da parte dell’autore del reato” ha continuato Laricchia. “Se aiutiamo l’autore del reato a uscire da questo tunnel, aiutiamo anche la vittima a recuperare la serenità. Cerchiamo di evitare la reiterazione, perché per quanto possiamo mettere in atto sistemi di controllo, sistemi di separazione, non possiamo essere dappertutto e non è possibile seguire una persona giorno e notte, quindi bisogna agire sulla volontà della persona”.

La Questura di Palermo – Foto Copyright Francesco Militello Mirto / EmmeReports

Il protocollo Zeus è stato firmato tra la Polizia di Stato e la Cooperativa Sociale Nuova Generazione, che si avvale di un’equipe di lavoro multidisciplinare, composta da criminologi, avvocati, psicoterapeuti, sociologi ed assistenti sociali.

La Questura di Palermo – Foto Copyright Francesco Militello Mirto / EmmeReports

“Il centro è gestito dalla cooperativa sociale nuova generazione. È una cooperativa che opera dal 1982, per servizi alla persona e, quindi, si occupa di disabili, minori, anziani, donne abusate e maltrattate. Dal 2016, anche di uomini maltrattanti” ha spiegato la Dottoressa Anna Moroso, sociologa della Cooperativa Sociale Nuova Generazione e coordinatrice del centro di sostegno ascolto e cura per uomini maltrattanti. “Un momento importante, perché è un riconoscimento del lavoro fatto in questi anni. Come sociologa, insieme ad altri colleghi psicologi e psicoterapeuti, abbiamo seguito un centinaio di uomini. Facciamo diversi progetti sul territorio, a Palermo e in tutta la Sicilia, collaboriamo da poco anche con l’ufficio esecuzione penale esterna. Da poco, abbiamo terminato un progetto ‘Non curarti di me, curati tu’ dove prendiamo in carico l’uomo maltrattante, attraverso laboratori di gruppo, dove lavoriamo con l’uomo, non perché debba essere uno sconto di pena, nemmeno per giustificarlo, perché per noi al primo posto rimane comunque la vittima, la donna abusata e la donna maltrattata. Per questo abbiamo deciso di lavorare con gli uomini, perché dopo tanti anni di lavoro con le donne, dopo aver aperto case rifugio, centri di ascolto per donne abusate e maltrattate, abbiamo compreso che bisognava lavorare anche con l’altra parte della medaglia, andare all’origine del male”.

Il Questore di Palermo Leopoldo Laricchia – Foto Copyright Francesco Militello Mirto / EmmeReports

“Lavoriamo nel cercare di far comprendere e prendere consapevolezza di questo giro di violenza, perché molti di questi uomini hanno alle loro spalle dei traumi e hanno vissuto delle violenze” ha continuato la Dottoressa Moroso. “Ricordo di un uomo di 70 anni che, durante un laboratorio di incontro, disse ‘sono stanco di vedere i lividi di mia moglie, non quelli che vanno via, ma quelli che restano per sempre ma non vanno mai via, perché io stesso li ho vissuti sulle spalle di mia madre”.

La Questura di Palermo – Foto Copyright Francesco Militello Mirto / EmmeReports

“Noi speriamo che quel ‘non lo so iniziale’, ‘non sono stato io’ iniziale, possano diventare reale consapevolezza da parte di questi uomini. Lavoriamo nella fase della prevenzione, perché l’ammonimento è il momento prima, dove veramente bisogna agire, per far prendere consapevolezza e per far sì che questi uomini possano essere veramente portati ad un vero cambiamento, che possa essere un cambiamento per loro, ma molto spesso anche per la donna, moglie, compagna, ma, soprattutto, per i figli, che spesso sono obbligati ad assistere alla violenza” ha concluso la Dottoressa Moroso.

Sicuramente una interessante e lodevole iniziativa che, probabilmente, continueremo a documentare. Noi di EmmeReports, ci sentiamo di consigliare, a chi è vittima di atti persecutori e violenze domestiche, di rivolgervi sempre alle forze dell’ordine, di non aver mai paura di denunciare i vostri aguzzini. Perché il silenzio uccide.

Di Francesco Militello Mirto & Victoria Herranz – EmmeReports

Tags: atti persecutoripenaPolizia di Statoprotocollo d'intesaQuestore Leopoldo LaricchiaQuestura di Palermoreatouomini maltrattantiviolenza domestica
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© 2020 EmmeReports Editore Francesco Militello Mirto Direttore Responsabile Antonio Melita Autorizzazione Tribunale di Palermo N.5/2020 Registro Stampa Decreto del 23/6/2020.

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