Le guglie della gotica Notre Dame si ergeranno ancora nel cielo di Palermo, dalla sera del 18 agosto, fino al 29 al Teatro di Verdura, con dodici repliche. Dopo vent’anni, Notre Dame de Paris va in scena con il cast che ha debuttato nel 2002. Inoltre, in alcune date speciali del tour, rivedremo anche Claudia D’Ottavi e Marco Guerzoni, i primi interpreti di Fiordaliso e Clopin. “Riportare Notre Dame de Paris a Palermo”, ha commentato il promoter Giuseppe Rapisarda, “È stata una scommessa vinta. Ringraziamo il pubblico che ancora una volta ci ha dato fiducia”.

Sarà Grengoire, interpretato da Matteo Setti che farà salire su, “verso le stelle”, con un timbro vocale mai dimenticato in 20 anni, le stupende note de “Il Tempo delle Cattedrali”. Costruzioni erette da “mani popolari” che stanno a metà tra il divino e l’umano, in cui la “cultura è architettura”. Il poeta condurrà il pubblico nel 1482 e in una storia, di passione, di inganni, ipocrisie e tradimenti. Una storia in cui è l’amore, vissuto in modo diverso dai personaggi che si avvicenderanno sul palco, a fare da filo conduttore.

L’amore per Esmeralda, stupenda ragazza gitana, interpretata dall’altrettanto stupenda Lola Ponce che ieri, nel corso della conferenza stampa ha così esordito, “Non bastano le parole per ringraziare il pubblico. L’amore che ci ha dato in questi anni va oltre la nostra immaginazione. Provo una gratitudine enorme e anche un profondo rispetto. Mi sento quasi una siciliana. Mi piace l’allegria dei siciliani, la passione che mettono in tutte le cose e la gioia di vivere”. Entrerà in scena con il suo fascino carico di sensualità, interpretando “Zingara”, ma non dimentichiamo gli altri brani, fino ad arrivare a “Vivere per amare” che scioglie i cuori.

Sul palco insieme a lei ci sarà Giò di Tonno che sempre in occasione della conferenza stampa ha dichiarato, “In venti anni non è scemato l’entusiasmo da parte nostra e neanche da parte del pubblico. Siamo felici di raccontare ancora una volta questa bella storia. Conosciamo il calore del pubblico siciliano e non vediamo l’ora di condividere le nostre emozioni. Ci siamo ritrovati come si ritrovano i vecchi amici, come se fosse passato un giorno dall’ultimo incontro. Questo spettacolo è stato costruito insieme e in scena siamo ancora quei ragazzi di 20 anni fa”.

Il gobbo campanaro Quasimodo che dimora tra i Gargoiles della Cattedrale di Notre Dame, incarna la figura del “diverso” deriso ed evitato dalla gente, poiché deforme, che viene incoronato “papa” proprio per la sua bruttezza. Subirà anche la tortura della ruota e, incatenato, Giò di Tonno canterà “Bella”, brano in cui darà ancora una volta prova delle sue eccezionali doti canore poiché, data la postura del personaggio, l’artista non si esibisce in posizione eretta. Nel corso dell’esibizione si inseriranno le inconfondibili voci di Graziano Galatone che interpreta il bellissimo capitano delle guardie reali, Febo di Chateaupers, e Vittorio Matteucci, l’Arcidiacono Frollo.

Entrambi gli uomini sono attratti dalla prorompente bellezza di Esmeralda. Il giovane Febo anela soltanto a possedere senza amore la ragazza gitana, tanto da tradire le promesse fatte alla fidanzata Fiordaliso, interpretata da Tania Tuccinardi. L’arcidiacono Frollo, invece, brucia di insana passione per la giovane ed è nel brano “Un prete Innamorato”, in cui emerge tutta la disperazione di un uomo che ha sempre avuto due sole amanti, la “religione e la scienza”, di un religioso votato alla castità che non riesce a resistere alla tentazione e che si consuma di gelosia. Sa, infatti, che Esmeralda è innamorata di Febo.

Sul palco si avvicenderanno anche gli eccezionali acrobati e l’intero corpo di ballo. L’opera, conosciuta in tutto il mondo, è un susseguirsi di brani che molti di noi amano da vent’anni e che non ci si stanca mai di ascoltare. Tra questi anche “La Corte dei Miracoli” in cui Clopin che si è preso cura di Esmeralda fin dall’infanzia, interpretato da Leonardo di Minno, “presenta” un popolo di “confine”. Mentre nel brano “Clandestini” è possibile ravvedere una realtà che da diversi anni ci riguarda da vicino. Stranieri che chiedono asilo, gli esclusi che spesso rimangono inascoltati e ovunque vadano, purtroppo, “restano fuori”.

In un’escalation di emozioni, tra coreografie e note coinvolgenti, si arriverà infine al ferimento di Febo, di cui verrà ingiustamente accusata la giovane gitana e per questo catturata e condannata a morte per impiccagione. Sarà Quasimodo colui che stringerà tra le braccia il corpo inerme della ragazza. Quell’uomo deforme, definito un mostro per il suo aspetto, era stato l’unico capace di provare un amore sincero per Esmeralda. Struggente l’interpretazione di “Balla mia Esmeralda”, in cui la disperazione di un uomo innamorato lo conduce a morire insieme alla donna che ama. Ma la loro morte è soltanto fisica, poiché “Quasimodo la raggiunse…nella morte che dà la vita, all’amore che mai non muore”.

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Di Monica Militello Mirto – EmmeReports