L’obiettivo principale era quello di lasciarci alle spalle il caos della vita quotidiana, la puzza dell’immondizia a cielo aperto e l’inquinamento acustico di una Palermo troppo distante dal concetto di comunità, quando abbiamo accolto l’invito di tornare a Campofiorito, il piccolo paese che si trova nella Valle del Belice, dove siamo stati nel mese di luglio e agosto, per documentare la prima rassegna dell’inclusione che, attraverso un progetto di comunità e partecipazione, ha inaugurato spazi e servizi accessibili a tutti. Ad accoglierci abbiamo trovato i nostri amici Benedetto, Saverio, Alberto e Paolo, ma anche tanti bambini con pennelli in mano impegnati a dipingere cuori colorati sui muri del paese, insieme a due “maestri” d’eccezione, Igor Scalisi Palminteri e Nino Carlotta, giunti da Palermo, per contribuire con la loro “arte muraria” al progetto di inclusione del Comune di Campofiorito.
“La scritta che c’è all’ingresso del paese, Cura, non è solo un concetto, non è solo un pensiero, ma è ciò che ci vuole per affrontare le sfide di una comunità, per diventare una comunità vera”, ha dichiarato Igor Scalisi Palminteri. “La prerogativa fondamentale è prendersi cura degli altri, di sé stessi, degli spazi che si vivono, dei luoghi che sono vissuti da tutta la comunità. Per essere inclusivi, così come si è fatto a Campofiorito, uno dei fiori all’occhiello delle comunità siciliane e italiane, ci vuole tanta cura dei particolari, come la mobilità, ad esempio. L’inclusione non passa solo attraverso i fondi europei che ti servono per comprare gli scivoli o costruire delle piscine meravigliose, ma anche attraverso il cuore, come il simbolo che abbiamo scelto per raccontare questa esperienza di Cuegghié”. L’arte come mezzo di inclusione, che ha visto i campofioritani cimentarsi, confrontarsi e, soprattutto, divertirsi, con pennelli, colori e sagome di cartone a forma di cuore.
“Sono contento di queste opere d’arte che rendono molto più bello Campofiorito”, ha affermato Benedetto Giordano. “È stata veramente una bella iniziativa per il nostro paese, per l’inclusione e per l’accessibilità, ma anche per far divertire ragazze e ragazzi. Sono davvero contento di questo e desidero ringraziare i maestri Igor e Nino, ma anche tutti coloro che lo hanno permesso”.
Nino Carlotta, artista del sociale, ha iniziato lavorare con Igor Scalisi Palminteri quattro anni fa, contribuendo alla realizzazione dell’opera muraria de “La Maternità” di Danisinni. “Il cuore è il centro, l’anima, il sangue che pulsa, il battito del tempo” ha spiegato l’artista che ha dato il suo volto al “Pescatore di Uomini” di Sant’Erasmo. “Aver realizzato questi cuori con i bambini di Campofiorito, è stato fondamentale, perché loro sono il centro della società. I bambini sono stati coinvolti in prima persona, hanno preso gli stencil positivi di cartone a forma di cuore, i pennelli, i colori, e, con tanto entusiasmo, hanno dipinto sui muri. All’inizio, hanno avuto un po’ di paura di sbagliare, poi sono stati da noi rassicurati che non era necessario fare le cose perfette, ma partecipare ed esserci. Speriamo che in futuro altre persone possano dare il meglio per questo territorio e non solo, come hanno fatto queste bambine e bambini”.
Tra i “neo artisti” del paese, anche Saverio Russo: “Mi è piaciuto disegnare questi cuori sui muri, soprattutto insieme a Nino e Igor. Sono felicissimo! Il cuore rappresenta la sensibilità di Campofiorito”.
Secondo l’artista che, tra le altre opere, ha realizzato il murale davanti il Santuario di Santocanale, l’esperienza iniziata a Campofiorito è destinata a diffondersi in altri luoghi, contagiando i cuori di molte altre persone. “Questa esperienza non comincia qui e non finisce qui, perché è il frutto di incontri tra persone, ognuna delle quali si porta dietro il proprio bagaglio, non solo culturale, ma è anche fatto dalle esperienze vissute nella propria vita”, ha continuato Igor Scalisi che ha spiegato a EmmeReports quanto sia stato fondamentale il supporto dei bambini del paese.
“Abbiamo passato giorni a pensare quale potesse essere un’attività inclusiva per permettere a Cuegghié di dipingere, quali strumenti potessero facilitare questa nostra idea. Alla fine abbiamo creato delle sagome a forme di cuore e le abbiamo distribuite insieme ai pennelli”, ha raccontato Scalisi. “Ci siamo accorti, dunque, che veramente Cuegghié poteva partecipare a questo tipo di attività, dipingendo un groviglio di cuori, come lo siamo noi, nel bene e nel male”. Secondo Igor Scalisi, tutti noi siamo un groviglio incomprensibile di sentimenti positivi e negativi, che diventa armonico solo quando una comunità, composta da singole persone perfette, si sostiene l’uno con l’altro. Ed è proprio la percezione che abbiamo tutte le volte che ci rechiamo a Campofiorito. Tanti cuori, piccoli e grandi, di mille colori, che battono all’unisono per il bene della collettività e con la speranza che il rumore possa varcare i confini del paese e raggiungere tutti gli altri territori della Valle del Belice e non solo.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports