Questo pomeriggio anche la Comunità di Danisinni ha aderito alla manifestazione organizzata da SoS Ballarò contro lo spaccio e l’uso di sostanze come il crack. Camminare insieme e incontrarci in strada è stata l’occasione non solo per contrastare un fenomeno gravemente distruttivo che continua a mietere molte vittime nei nostri territori, ma anche per promuovere visione di vita. Abbiamo tutti la responsabilità di custodire le nostre piazze riconoscendole quali luoghi di bellezza e non presidi di morte.
Quindici secondi di picco immediato, sì solo quindici secondi di sballo euforico con senso di grandezza e fierezza per poi ritrovarsi, nell’arco di un quarto d’ora, in uno stato di paranoia e frustrazione, inquietudine e rabbia. Questo si prova quando si assume il crack. Tutto ad un tratto ti rendi conto che un amico o un parente comincia ad essere eccessivamente ansioso, irascibile, dimagrisce a vista d’occhio ed appare stravolto anche perché non riesce più a prendere sonno. Qualsiasi tentativo di aiuto culmina in una lite che ha termine solo quando ha la possibilità di uscire con qualche spicciolo per andare a procurarsi una nuova dose.
Sebbene il crack porti un nome apparentemente innocuo, dovuto al rumore che produce quando si riscalda prima di essere assunto inalando il fumo, in realtà è una sostanza ricavata dalla lavorazione della cocaina e ha effetti devastanti a livello neurologico, modificando l’equilibrio psicofisico dell’organismo e, di conseguenza, procurando un’intensa dipendenza psichica.
Il consumatore, dunque, ben presto arriva ad assumerlo più volte al giorno, subendo un assoggettamento totale, che gli procura aumento delle pulsazioni cardiache, spasmi muscolari e convulsioni, fino ad esporlo al rischio di collasso respiratorio, ictus o infarto così come a deliri e allucinazioni nel caso di astinenza. Molte delle escalation di aggressività che si riscontrano nelle nostre strade, oggi, sono dovute all’assunzione di crack che porta ad impulsività e passaggio all’agito privo di un pensiero riflessivo.
La sostanza agisce come un demone che strappa ogni interesse e senso di vita, i rapporti umani sono sviliti ed eventualmente strumentalizzati per un mero appagamento personale. E fino a quando i familiari rimangono ostaggio del consumatore rinunciando a chiedere aiuto, l’epilogo sarà fatale, perché l’uso di crack porta necessariamente alla morte o perché l’organismo non regge più o perché l’individuo, fuori di sé, si procura un incidente o, in stato depressivo, arriva al suicidio.
Un’emergenza sociale, dunque, che non può lasciarci spettatori. Pensare che solo nella città di Palermo quest’anno almeno sedici bambini, figli di genitori assuntori di droghe, sono stati ricoverati per overdose, è un dato allarmante. Quando entri nel vortice non hai più il senso di cura per l’altro e, anche se il piccolo gioca dove rimane incustodita una dose, l’attenzione è rivolta altrove.
Il SERD della nostra città registra più di ottocento assuntori di crack, ma questi sono solo quelli censiti dal servizio per le dipendenze, solo la punta di un iceberg, ma la realtà è molto più grave, basti pensare ai numerosi morti per overdose o agli incidenti mortali mentre si era sotto l’effetto di stupefacenti.
Non è possibile arginare il fenomeno rimanendo su un piano emergenziale o delegando ai continui blitz delle forze dell’ordine la soluzione del problema. Abbiamo bisogno di intervenire su un piano preventivo e di promozione umana restituendo dignità e prospettiva di senso a chi si sta affacciando alla vita adulta.
Le nuove generazioni sono le più vulnerabili perché si continua ad offrire un modello culturale che favorisce la ricerca di appagamento compulsivo. La spinta ai consumi espone alle dipendenze, perché si trasmette la convinzione che per essere bisogna avere e, ancora, si cerca di evitare ogni sorta di angoscia e frustrazione colmando il silenzio e il vuoto con beni da possedere o evasioni per sballarsi e non pensare.
Promuovere rigenerazione urbana significa avviare processi di cura, infatti quello che ci nutre ci trasforma e, allora, è necessario fare della bellezza una proposta di stile quotidiano capace di sostenere l’espressione creativa propria di ciascuno. Se le sostanze agiscono in modo mortifero, la rigenerazione restituisce capacità creativa, fiducia nel sogno condiviso, processi di umanizzazione.
Di Fratel Mauro Billetta – EmmeReports
Copyright Foto Victoria Herranz e Francesco Militello Mirto – EmmeReports