I funerali solenni di Fratel Biagio Conte sono stati celebrati martedì mattina nella Cattedrale di Palermo gremita di gente intervenuta per salutare un’ultima volta il missionario laico. La sera precedente, accompagnata da migliaia di persone, la sua bara è stata condotta a spalla dalla comunità di via Decollati, che ha attraversato corso dei Mille, via Balsamo, piazza Giulio Cesare, via Roma e infine corso Vittorio Emanuele. Il feretro del fondatore della Missione Speranza e Carità è stato deposto davanti all’altare della Cattedrale di Palermo, dove è stata celebrata la Veglia funebre.
“Ti ringraziamo per il dono che hai fatto alla città di Palermo, alla Chiesa e al mondo”, ha detto l’Arcivescovo Corrado Lorefice durante l’omelia. “Noi stamattina ti ringraziamo o Padre, perché lo abbiamo incontrato, perché ce lo hai fatto incontrare”.
“Camminava lungo le nostre strade per donarci la certezza del tuo sorriso, della tua accoglienza, della tua giustizia, della tua preferenza per i poveri”, ha continuato Lorefice, aggiungendo che “Fratel Biagio era un lottatore. Un mite, potente lottatore. Lottava con l’arma del digiuno per tendere al massimo la sua forza umile e non violenta. Lottava così per insegnarci che è possibile combattere ogni forma di violenza e non essere violenti, portare la Croce di Cristo e la croce del povero, soffrire e donare gioia e speranza. Come ad insegnarci che i discepoli del tuo Figlio non sono sofferenti ripiegati su sé stessi in un mondo perduto, né gaudenti ignari del male, ma donne e uomini che nel dolore vivono e donano, al di là di sé stessi, la gioia della tua realtà, del tuo essere accanto a chi ha fiducia in te”.
Durante l’omelia, Lorefice ha spiegato che Fratel Biagio si è spogliato di tutti i suoi averi terreni e materiali, per mantenere, come unica eredità, solo ed esclusivamente il dolore e la povertà dei fratelli, perché “solo i poveri, la pace e la giustizia erano le sue passioni”.
“Il nostro Fratel Biagio ha amato la sua Palermo, si è coinvolto nelle sue sofferenze e contraddizioni come il nostro don Pino Puglisi”, ha continuato Lorefice. “Per questo Fratel Biagio ha dato voce a coloro che non hanno voce, a coloro che levano il grido della disperazione, a coloro che, anche se non lo sanno, si attaccano ai beni di questo mondo per paura di cadere nel vuoto di una vita senza Dio”.
Tanta la commozione dentro e fuori la Cattedrale di Palermo. Anche l’Arcivescovo Corrado Lorefice si emoziona leggendo il testo dell’omelia e, con la voce rotta dal pianto, tra gli applausi dei fedeli, invoca “una Palermo nuova, per la quale dobbiamo lottare con la stessa intemerata spudoratezza dei tuoi santi folli, dei tuoi giullari, la stessa temerarietà, la stessa follia di Biagio che da oggi è nelle tue mani e che pure tu ci lasci accanto come seme del Regno a Palermo e nel mondo”.
Molti non lo sanno, ma negli ultimi giorni a Palermo si è respirata la storia. Prima con la morte di Biagio Conte, poi con l’arresto di Matteo Messina Denaro. Due personaggi che, nel bene e nel male, resteranno nelle cronache di questa città.
Di Francesco Militello Mirto e Victoria Herranz – EmmeReports