Oltre 70 tra scuole, associazioni, sindacati, amministrazioni comunali hanno aderito alla marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia, nel giorno del suo 40esimo anniversario. La marcia ha ripercorso la strada dei Valloni che quarant’anni fa era la via di fuga dei killer di centinaia di assassini nel “triangolo della morte” e ora intitolata “Via della marcia antimafia 26 febbraio 1983”. I tre sindacati confederali, con Camera del Lavoro di Bagheria, Unione Sindacale Zonale CISL Bagheria, UIL Bagheria, insieme alle ACLI Palermo APS. si sono ritrovati alla partenza del corteo alle 8 a Bagheria per poi giungere alle 11 in piazza Matrice, a Casteldaccia.
“La coscienza antimafia che spinse quarant’anni fa cittadini, lavoratori, pensionati, studenti, istituzioni, a scendere in piazza per dire basta a quella che fu chiamata la ‘seconda guerra di mafia’, deve ancora guidare le azioni di tutti in ogni ambito in cui si operi, per continuare una battaglia di legalità che non deve mai abbassare la guardia”, si legge in una nota dei tre sindacati confederali.
“La marcia del 1983 ha visto una mobilitazione trasversale grazie al ‘comitato popolare di lotta contro la mafia a Casteldaccia”, ha affermato il presidente emerito del Centro studi Pio La Torre, Vito Lo Monaco. “Oggi come 40 anni fa partecipiamo per ricordare come le nuove mafie impediscono la crescita del Paese, sottraendo ricchezza, futuro e democrazia. L’arresto del latitante Messina Denaro mostra, ancora una volta, l’importanza di colpire le protezioni politiche e le complicità istituzionali. Ma sarà anche una marcia per la pace, a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina“.
Presente alla manifestazione anche il leader del Movimento 5 Stelle ed ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che ai microfoni dei giornalisti ha dichiarato: “Il Movimento 5 Stelle è avamposto nella lotta contro la mafia. Ci siamo e ci saremo sempre. Continueremo a combattere corruzione e voto di scambio, la malavita non si presenta con i mitra ma con giacca e cravatta per entrare nelle amministrazioni e appropriarsi di risorse pubbliche. Il ministro della Giustizia Nordio dice che i mafiosi non parlano al telefono, ma è stato smentito dall’arresto di Matteo Messina Denaro dove le intercettazioni sono state fondamentali”.
Di Antonio Melita – EmmeReports