“Giulio e Diego, due amici, due stelle nel cielo. Giulio è un bambino meraviglioso, dimostra subito una grande intelligenza e sensibilità. Cresce bene. La sua crescita brucia tutte le tappe. A tre anni ha già imparato a leggere e scrivere. Ha un modo di parlare e affascinare tutti. Giulio ottiene risultati eccellenti a scuola. Disegna, dipinge. Alcuni artisti dicono che ha una dote straordinaria. Ha una mente complessa e curiosa. Eppure a fronte di tanto talento, nasconde un animo sensibile, un carattere fragile”, ha esordito con queste parole Francesco Zavatteri, raccontando il figlio Giulio, dal palco del Teatro Massimo di Palermo.
Un concerto per cercare di andare oltre la disperazione, causata dalla perdita di un figlio e provare a fare qualcosa affinché altri genitori non provino lo stesso dolore. Con questa intenzione, domenica sera, si è svolto al Teatro Massimo, “Giulio è”, in memoria del giovane artista palermitano ucciso dal crack all’età di 19 anni.
“Un’emozione fortissima, in una serata dedicata al nostro Giulio, ma anche a Diego, il suo amico del cuore”, ha dichiarato il Dottor Zavatteri. “Sentiamo che sono qui presenti con noi, sicuramente saranno su una nuvoletta in prima fila, mentre assistono a questo spettacolo meraviglioso dedicato a loro”. La casa di Giulio, l’associazione fondata dalla famiglia del ragazzo scomparso, ha chiamato a raccolta il mondo dell’arte e della musica per raccogliere fondi e realizzare un centro di accoglienza a Palermo, contro le droghe e le dipendenze.
“A tutti i ragazzi dico di avere coraggio, di farsi forza, soprattutto quelli che usano sostanze, perché noi gli siamo vicini e faremo qualcosa per aiutarli, qualcosa di concreto col supporto e l’aiuto delle Istituzioni”, ha continuato il papà di Giulio. La serata è stata presentata dalla giornalista Giovanna Cirino e da Angela Fundarò, Presidente del pool antiviolenza e per la legalità. Tanti gli artisti e le eccellenze palermitane sul palco del Teatro Massimo, come la Women Orchestra diretta da Alessandra Pipitone, a cui si è aggiunta la voce della soprano Federica Neglia.
“O ci si chiude nel proprio dolore o si reagisce e si affronta, io ho scelto di reagire perché desidero che nessun altro figlio, nessun’altra famiglia, si possa trovare nella situazione che abbiamo vissuto noi”, ha aggiunto il papà di Giulio che, durante il concerto, ha raccontato la giovane vita spezzata del figlio e i danni causati dal crack, ma anche come le famiglie dei tossicodipendenti si ritrovino soli ad affrontare la tragedia della droga.
“Ci si ritrova veramente soli, senza la possibilità di dare un aiuto concreto ai ragazzi dipendenti dalle droghe”, ha spiegato il papà del diciannovenne morto per colpa del crack. “Il nostro obiettivo è quello di aprire un centro di accoglienza a bassa soglia, il cosiddetto drop in, per i tossicodipendenti, gestito dalle stesse Istituzioni sociali e sanitarie, con l’appoggio del terzo settore e del volontariato. Sarebbe la prima ed unica realtà a Palermo ed in Sicilia, dove il problema dell’assunzione di stupefacenti diventa ogni giorno più allarmante, sia per l’abbassamento della fascia di età di chi la assume (12 anni), sia per la velocità con la quale il fenomeno si sta propagando”.
La manifestazione ha avuto il patrocinio del Comune di Palermo, della Croce Rossa Italiana e dell’Ordine dei Medici della Provincia di Palermo. “Abbiamo il dovere di guardare alla platea sociale della nostra comunità e a rilevare quelli che sono i punti di crisi e i punti di difficoltà”, ha detto il Sindaco di Palermo Roberto Lagalla. “Tra questi, una gioventù che è sotto la drammatica minaccia di una droga straordinariamente pericolosa qual è il crack, che ha fatto vittime innocenti in questa nostra città. Su questo si aprono due pagine, una quella della solidarietà propria della comunità, che oggi si esprime attraverso un’iniziativa volontaristica associativa, che il Teatro Massimo ha raccolto con grande sensibilità, dall’altra la pagina che spetta alle Istituzioni e che trovano nel coordinamento della Prefettura, dell’azione delle forze dell’ordine, un punto fondamentale di contrasto, ma che impegna anche l’amministrazione comunale e le autorità sanitarie, così come abbiamo fatto, a redigere progetti speciali di interdizione del fenomeno e di aiuto e supporto sociale. Questo spettacolo ha la finalità di mantenere alta l’attenzione in città verso un dramma, quello del consumo di crack e di droga in generale, che sta spezzando le vite di tanti nostri giovani come Giulio. Un fenomeno davanti al quale questa Amministrazione non ha intenzione di voltare le spalle”.
Sold out ieri sera al Teatro Massimo, tantissimi i palermitani, Istituzioni e non, presenti per ricordare Giulio Zavatteri. “Questa è una serata destinata al ricordo di un giovane troppo presto ucciso dal crack, dalla droga, una piaga che la nostra società si trova a dovere fronteggiare”, ha affermato il Vice-Sindaco di Palermo, Carolina Varchi. “L’amministrazione comunale ha messo in campo un primo intervento strutturale per l’assistenza sulle piazze di spaccio a chi ne avrà bisogno, con l’ausilio della Prefettura e dell’ASP di Palermo. Oltre al ricordo vogliamo unire l’impegno corale per la realizzazione di un centro sociale polifunzionale, dedicato alla memoria di questo ragazzo. Un impegno che ci vede tutti uniti, senza colori e senza bandiere, ma soltanto per salvare le giovani generazioni dal cancro della droga”.
Per il Sovrintendente del Teatro Massimo, Marco Betta, le Istituzioni hanno il dovere di contrastare unite, il fenomeno della droga, offrendo spazi di incontro, formazione e informazione ai giovani: “Giulio era un artista, aveva solo 19 anni, dipingeva, suonava, era un talento che non abbiamo saputo proteggere, ma in prima battuta era un essere umano che meritava di vivere e che abbiamo perso”.
Per ’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice: “Abbiamo le responsabilità di accompagnare le nuove generazioni, affinché non siano in preda di chi vuole strumentalizzarle e poi perché c’è Giulio, quindi abbiamo una vita, abbiamo la famiglia, abbiamo una concretezza, corpi concreti. Non sono idee astratte. Siamo qui per dire un No chiaro al crack, ma anche e soprattutto, perché come Istituzioni possiamo realmente far sì che la nostra città possa essere sempre di più capace di accompagnare le nuove generazioni”.
Il Teatro Massimo rappresenta la bellezza in tutte le sue forme di una città che cerca, attraverso l’arte, la cultura, la storia e la musica, di rigenerare anche i quartieri popolari e spesso emarginati, dove si nutre e cresce un sottobosco pericoloso e spesso letale per i giovani che ci vivono o ci si ritrovano per bere e acquistare il crack o altre sostanze stupefacenti.
“La musica è sicuramente uno dei fattori più importanti della vita, ma anche dell’anima. In questo caso la musica diventa un momento di riflessione, perché non dimentichiamo il dolore incredibile che questo serpente invisibile sta compiendo ai nostri giovani e a tutti noi. Ho sempre pensato alla musica come una possibilità per una riflessione sociale, per fare capire a tutti quanto è importante il progresso civile e la musica. Nel suo essere arte impalpabile, ha questa qualità speciale, quella di entrare nell’anima e, quindi, di darci una strada, non solo per le cose belle, ma anche per i dolori”, ha concluso Marco Betta al termine del concerto in ricordo di Giulio e Diego.
Di Francesco Militello Mirto e Victoria Herranz – EmmeReports