Un quartetto d’archi composto dai professori d’orchestra del Teatro Massimo ha accompagnato lo svolgimento del funerale di Gioacchino Lanza Tomasi, che si è svolto stamattina nella chiesa del cimitero di Santa Maria di Gesù. “Gioacchino Lanza Tomasi punto di riferimento fondamentale e importante, ci spingeva a guardare oltre, lontano, in modo aperto”, con queste parole il Sovrintendente del Teatro Massimo, Marco Betta, ha voluto ricordare l’ultimo Gattopardo. “Nessuna nebbia intorno, sempre diretto e chiaro, con un sorriso elegante e profondo con lui si leggeva il mondo con la musica nel cuore e nell’anima. È stato una presenza mirabile, centrale, importante ed innovativa nel mondo della musica, della cultura e dell’arte. Ha indicato con i suoi scritti, con le sue opere, con le sue riflessioni un cammino improntato alla profondità. Ha dato un impulso fondamentale come organizzatore per il rinnovamento dei processi culturali delle istituzioni musicali e delle fondazioni lirico sinfoniche. Uno stimolo, una guida, un amico sempre in ascolto”.
Gioacchino Lanza Tomasi si è spento all’età di 89 anni nella sua casa della Kalsa, il Palazzo Lampedusa alla Marina, divenuto poi Palazzo Lanza Tomasi, che ospita una storica biblioteca con migliaia di libri. Nato a Roma nel 1934, si trasferì a Palermo con la famiglia dopo la Seconda Guerra Mondiale.
“Con profonda tristezza ho appreso della scomparsa di Gioacchino Lanza Tomasi di Lampedusa, musicologo, uomo di cultura e artista di rilievo che ha dato lustro al Paese e anche alla nostra Città, in particolare con l’incarico di consulente artistico del Teatro Massimo e insegnando Storia della Musica all’Università degli Studi di Palermo”, ha ricordato il Sindaco di Palermo Roberto Lagalla. “Anche le prossime riprese della serie tv Il Gattopardo in città saranno un modo per onorare la sua memoria e quella del padre Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ai suoi familiari va il mio sincero cordoglio e la vicinanza di tutta l’amministrazione comunale”.
Lanza Tomasi è stato anche professore ordinario di storia della musica all’Università di Palermo e direttore dell’Istituto di cultura italiano di New York, oltre che sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli.
“Gioacchino Lanza Tomasi è stato un personaggio di grandissima qualità sotto il profilo professionale culturale e scientifico”, ha dichiarato l’Assessore alla Cultura di Palermo, Giampiero Cannella. “É stato un punto di riferimento costante nel ricordo e nella memoria dell’opera di Tomasi di Lampedusa, interprete del messaggio che Tomasi Lampedusa volle lasciare con il romanzo noto in tutto il mondo ‘Il Gattopardo’. Ne piangiamo la scomparsa, Palermo perde certamente un pezzo importante della sua storia culturale”.
“Avevo 26 anni e muovevo i primi passi nell’Istituzione Tomasi di Lampedusa, collaborando nello staff dell’organizzazione dell’omonimo Premio Letterario, quando incontrai per la prima volta Gioacchino Lanza Tomasi, nel Teatro Sant’Alessandro di Palazzo Filangeri Cutò di Santa Margherita di Belice, in occasione della presentazione della nuova edizione rivista e accresciuta del libro “I racconti di Tomasi di Lampedusa”, ha raccontato Deborah Ciaccio, Presidente Istituzione Giuseppe Tomasi di Lampedusa. “Era il 19 maggio 2016, ricordo la data perché conservo il libro con la sua dedica. Mi colpì la sua passione e dedizione nel tramandare l’eredità intellettuale del Gattopardo, era una continua scoperta, nelle sue lunghe chiacchierate ci arricchiva di aneddoti ed era un vero piacere ripercorre insieme a lui, i luoghi tanto cari al padre che furono fonte d’ispirazione del romanzo più amato e tradotto del ‘900, divenuto immortale e conosciuto in tutto il mondo”.
“La sua presenza era imponente e i suoi modi sempre gentili e garbati, proprio come Tancredi, personaggio non a caso a lui ispirato”, ha continuato Deborah Ciaccio. “Lo rividi per l’ultima volta lo scorso dicembre, a distanza di pochissimi mesi dalla mia nomina di Presidente dell’Istituzione, presso la sua abitazione a Palazzo Lanza, per uno scambio di auguri natalizi, ed anche in quell’occasione fu emozionante sentirlo raccontare, era una fonte inesauribile di conoscenza ed è stato la linfa vitale per riscattare Santa Margherita di Belìce, che da Terra di terremoto fu ribattezzata Terra del Gattopardo e centro di storia e cultura, a cui lui donò il manoscritto del romanzo, oggi esposto nel nostro Museo del Gattopardo”.
“Oltre ad essere direttore onorario dell’Istituzione Tomasi di Lampedusa, nel 2004 gli fu anche conferita la cittadinanza onoraria del nostro Comune. La Sicilia, l’Italia e il mondo intero perde uno dei massimi esponenti della cultura. Non averlo accanto nella 18^ edizione del Premio Letterario che si terrà ad agosto, mi intristisce e mi riempie, allo stesso tempo, di un grande senso di responsabilità nel tramandare la memoria e la storia di un romanzo divenuto intramontabile, mission che rappresenta il fulcro della nostra Istituzione”, ha concluso la Ciaccio.
Due anime dimoravano nell’ultimo Gattopardo, una siciliana e un’altra spagnola, ha spiegato il giornalista e scrittore spagnolo Alejandro Luque: “Una persona che incarnava il meglio dell’alta aristocrazia siciliana, l’aristocrazia della cultura e anche il meglio dell’anima spagnola, che lo abitava anche per sangue materno, poiché era figlio di María Conchita Ramírez de Villa Urrutia y Camacho. Era proprio Gioacchino Lanza Tomasi che guidava Lampedusa nei suoi approcci alla lingua e alla letteratura spagnola, accendendo una passione che solo la morte poteva interrompere”.
“Gioacchino Lanza Tomasi era conosciuto in tutto il mondo come l’erede di Lampedusa, ma era molto più di quello”, ha continuato Luque. “Lodevole, naturalmente, il suo lavoro nella cura dell’eredità del grande scrittore siciliano, sempre con la preziosa collaborazione della moglie Nicoletta Polo. Se l’autore de Il Gattopardo è ancora oggi più vivo che mai dentro e fuori l’Italia, lo si deve, in gran parte, alla fortuna di essere finito in buone mani. E non dimentichiamo che è stato lui a ispirare il personaggio di Tancredi, anche se Alain Delon ne ha usurpato il volto sul grande schermo. Gioacchino era anche uno studioso, ma non l’ostentava, un uomo saggio che conosceva molto bene la musica, la letteratura e l’arte, e che fu direttore artistico di importanti Istituzioni, un delizioso conversatore e qualcosa di più importante, un brav’uomo, come direbbe Antonio Machado”.
Il giornalista Alejandro Luque e Gioacchino Lanza Tomasi erano legati da una profonda amicizia, a conferma delle due anime, siciliana e spagnola, che albergavano dentro l’erede del Gattopardo. “Spero che Palermo e la Sicilia sappiano onorare uno dei loro figli migliori, un cuore immenso che ha legato il suo destino all’isola, la cui partenza ci lascia tutti addolorati”, ha aggiunto Luque. “E sono certo che anche la Spagna, dove Gioacchino era ed è molto amato, lo saluterà come merita e continuerà a conservarne la memoria e l’esempio. Come persona che ha ricevuto in dono la sua amicizia, voglio ricordare oggi la sua ospitalità immensa e disinteressata, il suo sorriso di eterno bambino e il suo buon umore, che a volte ci portava a cantare insieme vecchie canzoni spagnole che sua madre gli aveva insegnato. E mando un abbraccio a Nicoletta, ai suoi figli e nipoti, ad Asia, sua fedele assistente personale, e a tutti gli amici e lettori che oggi si sentiranno tristi per la sua assenza”.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports
Foto Victoria Herranz e Francesco Militello Mirto – EmmeReports