La presenza nei parchi e in strada dei poliziotti in sella ai loro cavalli riesce a infondere fiducia e un senso di sicurezza nei cittadini. La possente costituzione e l’eleganza dei cavalli suscitano ammirazione e rispetto. Le Squadre a Cavallo della Polizia di Stato hanno il compito di integrare il controllo del territorio, vigilando nei parchi cittadini, nelle ville e nelle aree verdi delle maggiori città italiane. Inoltre, vengono impiegate anche per il controllo delle manifestazioni di massa come i concerti o i grandi eventi sportivi che richiamano un grosso numero di persone, concorrendo al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Il reparto a cavallo della Polizia di Stato vanta una lunga tradizione storica, la sua origine stessa sarebbe legata addirittura alle imprese di Giuseppe Garibaldi e la sua regolamentazione sarebbe avvenuta in Sicilia, fino all’emanazione del Regio Decreto del 27 marzo 1877 e l’adozione dell’uniforme risorgimentale.
Dopo le due guerre mondiali avviene una drastica riduzione del Corpo, tanto che nell’ultimo dopoguerra rimane attivo un solo squadrone di guardie di pubblica sicurezza a cavallo, con sede a Roma e un distaccamento a Napoli.
Lo squadrone viene elevato dapprima al rango di gruppo e poi a quello di raggruppamento, fino alla concessione nel 1965 dello stendardo nazionale, che viene tuttora custodito presso il comando del centro di Coordinamento per i servizi a cavallo della Polizia di Stato. Con decreto del Capo della Polizia del 27/06/2003 è stato organizzato il riassetto di questo settore, con la soppressione del Reparto a cavallo e l’istituzione del Centro di coordinamento per i servizi a cavallo, che ne ha ereditato lo stendardo e le tradizioni. I distaccamenti sono stati trasformati in Squadre a Cavallo alle dirette dipendenze degli Uffici Prevenzione Generale della Questure di Torino, Milano, Firenze, Napoli, Caserta, Catania, Palermo e Roma.
Cavalieri in divisa
Per far parte dei Servizi a Cavallo sono necessari almeno due anni di servizio effettivo nella Polizia di Stato, non aver superato i 38 anni di età, essere disponibile a lavorare come cavaliere per almeno cinque anni, superare la selezione effettuata sulla base di alcuni requisiti fondamentali, come le capacità ginnico-atletiche, una buona interazione con il cavallo e avere alcuni titoli preferenziali allegati alla domanda di ammissione.
Durante il corso di formazione svolto presso il Centro di Coordinamento per i Servizi a Cavallo di Ladispoli, i futuri cavalieri approfondiscono la teoria e la pratica dell’equitazione e le norme di primo soccorso, fino ad apprendere le tecniche di allevamento e di addestramento dei cavalli.
I cavalieri della Polizia di Stato si occupano personalmente e giornalmente dei propri colleghi a quattro zampe, curandone la tolettatura e rifacendo due volte al giorno le lettiere nei box che ospitano gli equini.
A metà mattina e nel pomeriggio, viene loro somministrato il pasto, secondo la dieta stabilita, principalmente a base di fieno, biada, mangime e carote. I cavalli impiegati in servizio vengono sellati ed escono con il loro cavalieri per pattugliare le aree assegnate.
Quando i cavalli non sono impiegati nei servizi d’istituto, vengono movimentati al tondino e addestrati in maneggio. I cavalli della Polizia di Stato devono avere buone caratteristiche morfologiche, armonia nei movimenti, un carattere docile ed affidabile, essere volenterosi nell’eseguire i comandi dei loro cavalieri.
Come è noto la pet therapy è una pratica terapeutica che si basa sull’interazione tra gli animali domestici o addestrati e le persone, al fine di migliorarne il benessere fisico, emotivo, cognitivo e sociale.
Proprio per tale motivo, molte associazioni di volontariato ed organizzazioni che si occupano di ragazzi disabili, richiedono di poter visitare le sedi dei Servizi a Cavallo e vivere una giornata all’aria aperta in compagnia di cavalli e poliziotti.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports