L’uniforme dei Carabinieri è indubbiamente sinonimo di sicurezza, di protezione, di legalità. È molto amata sia dal popolo italiano, sia da chi, nelle missioni internazionali, ha potuto apprezzarne la professionalità e l’umanità.
In prima linea nell’emergenza sanitaria nazionale, l’Arma dei Carabinieri, anche questa volta, non ha voltato le spalle al subdolo nemico del COVID-19, vigilando come sempre su tutto il territorio italiano. EmmeReports ha intervistato il Maggiore Andrea Senes, Comandante Compagnia Carabinieri Palermo San Lorenzo.
Maggiore, in che modo gli uomini e le donne dell’Arma dei Carabinieri stanno contribuendo all’emergenza COVID-19?
Durante la Fase 1 l’Arma dei Carabinieri di Palermo è stata presente tutti i giorni, con numerose pattuglie, sia di quella territoriale, sia dei Reparti Speciali, come il NAS, il NIL e i Carabinieri Forestali. Tutti con l’obiettivo di verificare il rispetto delle regole e della normativa sul Covid-19.
Abbiamo constatato che i cittadini palermitani si sono adeguati con grande responsabilità e facendo dei sacrifici, rispettando in maniera puntuale, tutte le indicazioni date dalle normative nazionali e regionali. Nella Fase 2 continuiamo a verificare in maniera capillare il rispetto della normativa, in particolar modo per il divieto degli assembramenti.
Quanti controlli avete effettuato e quante sanzioni avete elevato?
Abbiamo fermato tantissimi mezzi in questi mesi, ma in linea di massima abbiamo riscontrato il rispetto della normativa da parte dei cittadini controllati. Ovviamente abbiamo sanzionato alcuni soggetti che non rispettavano il divieto di uscire senza un giustificato motivo. In alcune parti delle città, invece, le persone, mettendo a rischio la propria salute, si riunivano provocando un vero e proprio assembramento sanzionabile.
Qual è stato l’atteggiamento dei palermitani verso i Carabinieri?
Abbiamo notato un grande senso di responsabilità. Possiamo assolutamente affermare che i palermitani hanno rispettato le normative sul COVID-19, L’atteggiamento durante la Fase 1 è stato quello di mostrare un grandissimo senso di consapevolezza del problema e di rispetto delle norma. Quotidianamente la popolazione ha chiamato in caserma e hanno fermato le pattuglie impegnate nel controllo del territorio per chiedere consigli e come comportarsi senza infrangere la normativa.
Come avviene tecnicamente un controllo da parte di una pattuglia?
Quando fermiamo una macchina su strada, verifichiamo la regolarità per quanto riguarda il codice della strada, ovvero possesso della patente e dell’assicurazione del mezzo, se il soggetto abbia in carico dei provvedimenti da eseguire. In questo periodo storico, a causa del COVID-19, oltre alla normativa sul codice della strada, verifichiamo se il soggetto che esce da casa abbia o meno un motivo di urgenza.
Come inizia la giornata di una pattuglia?
Le pattuglie vigilano sul territorio tutto il giorno. La mattina inizia con un briefing da parte del comandante che assegna degli obiettivi specifici che, oltre il normale controllo del territorio, possono essere dei compiti particolari, come la verifica e la vigilanza degli obiettivi sensibili, per quanto riguarda i reati contro il patrimonio o il rispetto della normativa sul COVID-19. Dopodiché i militari escono in strada per vigilare il territorio. Al termine del servizio svolgono un de-briefing con il comandante.
Forse mai come in questo momento le sorti del nostro Paese sono in mano a chi indossa un’uniforme per lavoro, infermieri, medici, Forze di Polizia e Forze Armate. Sentite il peso della responsabilità?
Tutti i Carabinieri hanno operato con senso di responsabilità, nessuno si è tirato indietro, tutti abbiamo compreso il periodo di difficoltà dell’intera Nazione. In questo delicato momento storico hanno operato con maggiore impegno, dedizione e professionalità.
Maresciallo Angela Pepe, “Questa uniforme l’ho sognata sin da bambina”
Per quanto riguarda il personale femminile dell’Arma abbiamo notato quanto sia utile come punto di ascolto per quanto riguarda i reati di violenza di genere. Le donne vedono questo tipo di reati con una maggiore sensibilità rispetto agli uomini.
Quindi costituiscono per l’Arma una preziosissima risorsa, per quanto riguarda i maltrattamenti contro i familiari, anche per le persone che si recano in caserma con non poche difficoltà, vedono nel maresciallo donna, un punto di ascolto, un’amica con cui potersi confidare. Il maresciallo donna riesce a toccare quei punti sensibili che un uomo non riuscirebbe a fare, e la parte che subisce il reato difficilmente potrebbe raccontare ed aprirsi al personale maschile.
Ad affermarlo è il Maggiore Andrea Senes prima di scambiare due parole con il Maresciallo Ordinario Angela Pepe effettiva alla Stazione Carabinieri Crispi.
Maresciallo, qual è l’approccio da parte dei cittadini, quando vengono fermati da un militare donna?
Stiamo diventando anche noi donne una normalità, anche se per molti resta una novità vedere un carabiniere donna. La difficoltà principale che riscontro nelle persone che fermo è il come chiamarmi! Spesso non sanno in che termini devono rivolgersi a me. Non sanno se possono trasformare il sostantivo “maresciallo” in “marescialla” e tengo a precisare che non è possibile! Sono un maresciallo donna, sono un carabiniere donna!
Che visione hanno della donna carabiniere?
Le persone vedono nella donna carabiniere un aspetto più graduale, più dolce, più sensibile, ma dopo sette anni nell’Arma, posso tranquillamente affermare che non c’è differenza di sensibilità tra un carabiniere uomo e uno donna. C’è un’altra parte della popolazione che invece ci vede più rigide dei nostri colleghi uomini.
In molte stazioni l’Arma dei Carabinieri ha preposto degli uffici per l’accoglienza di bambini e donne vittime di maltrattamenti familiari. Nel momento in cui chi ha subito violenze entra nei nostri uffici, trova una donna carabiniere pronta ad ascoltarli. Spesso li accogliamo senza l’uniforme di ordinanza, perché questa può costituire una sorta di barriera. Mi è capitato di ascoltare una donna già sentita da un collega uomo, che con me si è maggiormente aperta, riuscendomi a raccontare quei dettagli per noi fondamentali, che al collega uomo, per pudore non era riuscita a dire.
Quanto è importante per Lei indossare un’uniforme?
Questa uniforme l’ho sognata sin da bambina, ho lottato molto per indossarla, ho provato a fare il concorso per marescialli sette volte, poi perseverando ho vinto io e ci sono riuscita! Oggi rappresento un’Istituzione, che per me è sempre stata il massimo.
Per me l’uniforme dei Carabinieri rappresenta il cittadino, me stessa, la mia famiglia, i miei colleghi, lo Stato, la popolazione che ha bisogno, la gente in difficoltà, le persone che hanno necessità di fare quattro chiacchiere.
Perché proprio l’Arma dei Carabinieri?
Al terzo anno della medie ho deciso che il mio futuro sarebbe stato quello di diventare un Carabiniere. Sono stata sempre attratta dalla rigidità del mondo militare, ritengo che anche oggi sia fondamentale la gerarchia, del militarismo, del rispetto delle regole, che non è un limite ma che permette di vivere in piena libertà.
Di Francesco Militello Mirto & Antonio Melita – EmmeReports