Le scuole paritarie solitamente sono “silenziose”, nessuno sciopero, tanto lavoro e pochi clamori.
Come le scuole statali, anche quelle paritarie hanno subito la chiusura forzata dal 5 marzo, a causa del Covid-19, ma a differenza delle prime sono restate nell’ombra seppur cercando di non interrompere del tutto la didattica.
Sappiamo tutto sulla Didattica A Distanza (DAD) che ha permesso, tra mille problematiche, agli studenti delle scuole statali la continuità di un “rapporto virtuale” con la classe, con i professori; poco o nulla sappiamo invece delle silenziose scuole paritarie.
Parlandone con Caterina Musumeci, una insegnante di una scuola paritaria del catanese, abbiamo scoperto che, l’assenza di un piattaforma per la didattica, ad esempio, è stata compensante da video, chat di whatsapp e schede inviate via e-mail.
“Sono una nipote d’arte, mia zia è stata una apprezzata insegnante della scuola statale” afferma Caterina “Per me quella dell’insegnamento è una vera e propria vocazione, da noi insegnanti dipende il futuro delle prossime generazioni”.
Un futuro che sembrerebbe minato da questo stop di alcuni mesi che sicuramente avrà delle ripercussioni nella formazione dei nostri figli.
“Il futuro è ancora incerto, non sappiamo al momento neanche se e come apriremo a Settembre” continua l’insegnante. “La protesta di questi giorni è sicuramente verso il Governo centrale che ci considera degli invisibili, ma è estesa anche a quello regionale che non ha ancora emanato delle linee guida per la nostra ripresa”.
Un alleato di eccezione il mondo delle scuole paritarie lo ha trovato nel leader della Lega Matteo Salvini: “Dal Governo nessun atto concreto per le scuole paritarie che non sono scuole per ricchi: con i loro 900 mila allievi, 120mila strutture, 180mila lavoratori tra insegnanti e personale rappresentano un settore fondamentale per la società, le famiglia e il mondo dell’istruzione”.
La battaglia politica è in quel decreto che assegnando 1,5 miliardi alla scuola statale, destina 80 milioni a copertura delle perdita degli asili e delle materne private, ma niente per le scuole paritarie di ordine superiore come istituti professionali e tecnici.
“Annualmente il Governo stanzia un fondo che prevede due contributi a luglio e Dicembre per noi delle scuole paritarie” conferma Caterina Musumeci “Quest’anno hanno anticipato di qualche mese quello di Luglio per aiutarci in una situazione che rimane drammatica. Noi, a differenza delle insegnanti delle scuole statali, non abbiamo preso lo stipendio durante il lockdown e siamo state messe in Cassa Integrazione”.
C’è un dato che allarma l’intero settore educativo paritario ed è quello delle chiusure degli istituti a causa del mancato introito di questi mesi. Molti genitori, colpiti anch’essi dalla crisi economica, non hanno pagato con continuità le rette soprattutto dei figli più piccoli e in generale di tutti quelli che non hanno beneficiato della didattica a distanza.
“Bisogna anche ricordare che a fronte dei mancati introiti, sono aumentate le spese per le sanificazioni, le dotazioni per la protezione del personale e per quella dei nostri alunni” continua l’insegnante.
Una situazione drammatica che mette a rischio l’esistenza stessa delle scuole paritarie e per questo in queste ore è in corso uno sciopero.
I promotori USMI (Unione delle Superiore Maggiori d’Italia) e CISM (Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori) lo hanno definito un “rumore educativo”.
Un gesto simbolico che prevede oltre all’interruzione delle lezioni a distanza anche l’esposizione di un cartello da parte delle famiglie con scritto #Noi siamo invisibili per questo governo.
Le lezioni saranno interrotte ma le scuole paritarie continueranno ad essere on-line con video lezioni, dirette Facebook e iniziative per uscire dal silenzio e dall’invisibilità a cui sono costretti.
Conclude così Caterina Musumeci: “La scuola paritaria è una scuola aperta a tutti, dai figli dal ceto basso sino a quelli dei manager. Offriamo tanti servizi, siamo aperti dalle 7,10 alle 19,30, per rispettare le esigenze lavorative di tutti. Ogni genitore ha diritto di poter scegliere la scuola migliore per il proprio figlio”.
di Antonio Melita – EmmeReports