Sabato mattina alcune delegazioni dei principali sindacati della Polizia Penitenziaria hanno manifestato davanti il Provveditorato Regionale per la Sicilia del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, denunciando carenza di organico, turni massacranti, minacce ed aggressioni agli agenti. In una lettera inviata il 16 maggio 2023, Domenico Nicotra, Presidente della Confederazione Sindacati Penitenziaria, ha chiesto al Sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Del Mastro Delle Vedove di intervenire a nome di quarantamila poliziotti penitenziari che, “a distanza di anni sono ancora in attesa di avere quello che spetta per legge e che nelle altre forze di polizia dello stato è insito nell’ordinario agire amministrativo”.
Secondo quanto si legge nel documento ufficiale, gli agenti della Polizia Penitenziaria non avrebbero una formazione adeguata a lavorare dentro le carceri italiane dove, prima di entrare, frequenterebbero corsi di poche settimane, a fronte dei 12 mesi previsti dalla legge, senza alcuna competenza tecnico-professionale di polizia.
Le donne e uomini della penitenziaria lamentano la mancanza di uniformi, di equipaggiamenti, di regole di ingaggio degni di una forza di polizia e l’assenza delle legittime ricompense previste dal regolamento che “fungono da fattore motivazionale”, come il riconoscimento dei nastrini connessi alla gestione dell’emergenza sanitaria da Covid-19 mai consegnati.
“Finalmente abbiamo un Governo che ci dice che la pensa come noi, ma fatti non ne stiamo vedendo, sono passati otto mesi e non siamo in grado di capire quali provvedimenti abbia preso”, ha dichiarato Domenico Nicotra. “Hanno fatto emergenza per ogni cosa, ma non per le carceri. Venerdì a Frosinone un collega è stato aggredito da un detenuto che gli ha poi tagliato la gola. Sono situazioni gravissime che non intendiamo più tollerare! Vogliamo far sentire la nostra voce perché il Governo di deve ascoltare”.
“Chiediamo la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari, come quello di Barcellona Pozzo di Gotto che funzionava bene e impediva che detenuti psichiatrici finissero nel circuito ordinario”, ha continuato Nicotra, spiegando che un’apposita commissione del senatore Ignazio Marino, ha fatto chiudere questi nosocomi, riportando i detenuti psichiatrici dentro i normali istituti penitenziari, provocando un’escalation di aggressioni nei confronti degli agenti. “La difficoltà maggiore è che non abbiamo un detenuto mafioso con il quale il poliziotto è preparato a trattare, non siamo preparati a fronteggiare un malato di mente, non è il nostro lavoro, noi garantiamo la sicurezza”.
Molti di questi detenuti psichiatrici sono anche stranieri e rappresentano il 30% degli ospiti delle carceri italiane. “Gli extracomunitari non hanno un deterrente, non hanno famiglia con cui fare i colloqui, non hanno permessi premio, quindi non hanno motivo di comportarsi in un certo modo, devono essere rimpatriati, in modo che scontino la pena del loro paese d’origine”, ha spiegato il Presidente del Con.Si.Pe. .
“Carenza di organico, turni massacranti, minacce ed aggressioni agli agenti, totale indifferenza da parte dei vertici regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria e della politica che tratta con indifferenza le richieste di sostegno da parte di un corpo di Polizia dello Stato che quotidianamente rischia la propria incolumità”, questo è il grido di protesta che, ieri mattina, ha manifestato una delegazione della segreteria regionale del sindacato Pol.Giust (Polizia di Giustizia) di Caltagirone davanti il Provveditorato Regionale per la Sicilia. “Il carcere calatino non è un istituto di secondo livello, ma è importante all’interno della comunità regionale che, con una capienza a pieno regime di quasi 600 detenuti, ha assegnato come pianta organica soltanto 178 agenti, una percentuale più bassa al livello regionale considerando la proporzione tra agenti e ristretti”.
Il Vice Segretario Regionale Rosario Ferrara ha affermato che “a Caltagirone gli appartenenti al corpo di Polizia Penitenziaria sono ridotti all’osso psicofisico, non ci sono le risorse nemmeno per garantire un soddisfacente piano ferie estivo. Ai vertici regionali e nazionali chiediamo di rivedere la pianta organica dell’istituto calatino e un maggior numero di assegnazioni di personale con la fine del 181° Corso Agenti”.
Il Vice Capo Coordinatore Giuseppe Foti che presta servizio da dieci anni presso la Sezione Psichiatrica del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, ha spiegato che, a causa della carenza di organico, gli agenti e il personale sanitario non possono lavorare in condizioni di sicurezza: “I detenuti presenti nella sezione sono persone che appena giri loro le spalle, ti spaccano uno sgabello in testa. Siamo solo due gli agenti preposti a gestire circa quaranta malati psichiatrici, più di una volta anche solo uno”. Il polizotto che abbiamo ascoltato, ha raccontato che durante un turno ha anche riportato un trauma cranico facciale mandibolare, dopo essere stato colpito con della formica, un materiale che ricopre sgabelli e tavoli, tagliente come un coltello.
“La mattina quando montiamo ci facciamo il segno della croce e non sappiamo se e quando smontiamo e se arriviamo a casa”, ha continuato Foti. “È impensabile fermare un detenuto e non puoi andare neanche allo scontro fisico, se lo tocchi per contenerlo, per difenderti, subisci pure le denunce dei colleghi. Ormai il detenuto ha l’autorizzazione dello Stato per fare quello che vuole e quando vuole. Se il detenuto picchia un collega o lo prende a colpi di sgabello o a colpi di tavolino, questo è consentito. Se un poliziotto che la mattina si alza per andare a lavorare e portare il pane a casa, si permette di contenere un detenuto per portarlo alla calma in cella, viene denunciato e deve pure pagarsi l’avvocato”.
“L’organico della Polizia Penitenziaria potrebbe essere bastevole solo se riempiono le carceri di operatori civili”, ha spiegato il presidente del Con.Si.Pe. “Le associazioni del garante dei detenuti anziché criticare andassero a lavorare loro dentro il carcere. Noi non siamo degli educatori, noi siamo la sicurezza, noi siamo quelli che dobbiamo intervenire qualora c’è bisogno. Il carcere ormai è diventato uno schifo, dentro ci sono solo la polizia e i detenuti. Siamo abbandonati. Il carcere non deve essere questo in Italia, non è questo che vuole la Comunità Europea, non è questo che vuole la nostra Costituzione”.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports