“Il plane-captain mi fa allineare. Il Landing Signal Officer mi autorizza al decollo. Il lanciatore tocca il ponte per l’autorizzazione finale al lancio. Freni al massimo, tutta manetta. Mi assicuro di avere un percorso coincidente alla tram-line. In pochi istanti sono fuori dal ponte! È un bel calcio nel sedere la potenza del motore Pegasus!”
“Manca solo la musica di Top Gun! Ruoto velocemente la manopola degli ugelli alla posizione prestabilita e sono in volo. Sento il tuono del motore sprigionare tutta la potenza necessaria alla mia transizione da volo STO (Short Take Off) a convenzionale”.
“Il mio AV-8B Harrier II Plus sale come un aquila maestosa nel cielo”.
Clemente “Clemy” Ingenito ha provato queste sensazioni migliaia di volte quando era un pilota di Marina.
Dopo l’Accademia Navale vince il concorso per ufficiali piloti partendo successivamente per gli Stati Uniti dove frequenta la scuola della U.S. Navy. Selezionato per il Corso STRIKE americano, ovvero il “jet school”, ottiene l’abilitazione a pilotare l’AV-8B Harrier II Plus, diventando il primo pilota italiano ad atterrare con un jet su una portaerei americana, l’USS John F. Kennedy CV-67.
Durante la prima guerra del Golfo è assegnato al famoso squadrone americano delle pecore nere. Dal 1993 al 1999 è in forza alla Portaerei Garibaldi, partecipando a diverse campagne militari tra cui la Somalia, l’Albania ed il Kosovo.
Termina la carriera militare col grado di Tenente di Vascello e con più di duecento appontaggi effettuati su diverse portaerei. Oggi è pilota di Airbus A-320 con il grado di primo ufficiale del Gruppo Alitalia. Effettua voli nazionali ed internazionali di medio raggio.
Ha trasportato il Santo Padre Giovanni Paolo II per il viaggio in Azerbaigian e Bulgaria e fa parte dei piloti selezionati per i voli speciali.
Lei ha effettuato i voli per riportare a casa i nostri connazionali durante questa emergenza sanitaria. Ci spiega un po’?
Nel momento in cui il crescente problema della pandemia ha dimostrato tutta la sua gravità, molte compagnie operanti sul nostro territorio nazionale (soprattutto low cost) hanno deciso per una ritirata dietro le prime linee. Molti passeggeri si sono così trovati nella condizione preoccupante di non poter rientrare a casa in una situazione aggravata dalla diffusione del virus in tutto il mondo.
Alitalia, invece, ha continuato a garantire, in sicurezza, la mobilità a tutte le persone che desideravano rientrare a casa e a quelle che per vari motivi non hanno potuto interrompere i loro viaggi aerei.
Inoltre, in collaborazione con l’Unità di Crisi della Farnesina, con rapidità e versatilità, la compagnia si è attrezzata per programmare, operando anche da aeroporti normalmente non serviti dall’operativo Alitalia e su richiesta delle autorità, voli “cargo” utilizzando i propri aerei “passeggeri”, per trasportare materiale sanitario stivandolo anche sulle poltrone normalmente usate per ospitare i passeggeri.
Mascherine, ventilatori e tutto il necessario per sostenere le nostre strutture ospedaliere nella gestione dell’emergenza Covid.19.
Quanti viaggi, quante persone e quali rotte?
Il ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D’Incà, ha confermato che finora sono stati rimpatriati 30 mila connazionali, entro aprile saranno 50 mila, comunque per quel che riguarda i numeri precisi.
C’è un ufficio preposto in azienda che è al corrente del numero dei voli effettuati, io posso dire che sono rimasti operativi voli di linea per Londra, Bruxelles, Monaco, Parigi, Nizza, Francoforte, Zurigo e Ginevra oltre le isole maggiori da Fiumicino e Malpensa, mentre sulla rete di lungo raggio continuerà a volare verso New York giornalmente e da metà maggio verso San Paolo con frequenze limitate.
Quali precauzioni avete preso sia per la sicurezza dell’equipaggio, sia per quella dei passeggeri?
Sono state adottate una serie di misure sanitarie precauzionali per tutelare la salute di tutte le persone coinvolte in un nostro volo. Sia che si tratti di personale in servizio, che di passeggeri. Abbiamo già norme e procedure sanitarie frutto della esperienza pregressa con la SARS e definite in ambito internazionale dalla Oms e dal regolamento sanitario internazionale RSI, recepite ed integrate dal ministero della salute.
Tali norme sono state arricchite da nuove disposizioni che sono state man mano elaborate di fronte alla virulenza e alla novità epidemiologica del virus che stiamo affrontando. In ogni caso i principio di massima precauzione possibile governa ogni applicazione di procedure. In pratica per noi personale navigante sono limitati allo stretto indispensabile, ogni contatto con il personale di scalo e manutenzione.
I passeggeri saranno seduti a bordo secondo uno schema predisposto per ogni aeromobile, che garantisce le distanze minime di sicurezza anche se questo comporta una drastica limitazione dei posti disponibili a bordo (esempio un A-320 versione nazionale da 180 posti ora ha 60 posti disponibili). Nonostante ogni aeromobile sia dotato di filtri Hepa, gli stessi presenti nei sistemi di aerazione degli ospedali, a bordo noi indossiamo i DPI previsti e il flusso dall’impianto di condizionamento viene aumentato in modo da garantire un ricambio più frequente dell’aria presente in cabina.
Durante i voli sempre nel rispetto delle indicazioni igienico sanitarie inoltre si usano materiali prevalentemente usa e getta, i cibi e le bevande sono singolarmente confezionati e saranno sempre imbarcati bottigliette d’acqua da 33cl. Chi rientra in Italia oltre ad indossare i dpi previsti, deve compilare una specifica autocertificazione sui motivi del viaggio e deve sottoporsi all’isolamento fiduciario (auto quarantena domiciliare) per 14 giorni.
Il punto di riferimento per queste informazioni è comunque il sito Viaggiare Sicuri della Farnesina.
Negli Stati Uniti il comandante della CVN-71 USS Theodore Roosevelt, Capitano di Vascello Brett Crozier, viene silurato dal segretario della Marina Thomas Modly, che lo accusa di aver fatto trapelare alla stampa un’imbarazzante lettera in cui rimproverava al Pentagono di non fare abbastanza per salvare i membri dell’equipaggio dopo che 114 di loro erano risultati positivi al Covid-19. Cosa ne pensa di tutta questa storia?
La storia di ciò che è successo al Capitano di Vascello Brett Crozier sarà gestita nelle sedi preposte e conoscendo gli americani sono certo che sarà resa pubblica. Io sono molto legato al mondo delle portaerei per averci vissuto per circa nove anni e il Comandante di una nave di quella importanza avrà sempre il mio rispetto.
Ricordo molte storie vissute a bordo durante momenti di crisi ed è proprio in questi frangenti che emerge la vera leadership. Non tutto può essere codificato a priori ed è il Comandante che ha la formazione, la competenza e le qualità, per assumere certe decisioni che possono inizialmente sembrare pratiche innovative, in seguito invece evidenziano un risultato produttivo anziché distruttivo.
Comunque mi sento di dire che un vero Comandante in generale è qualcuno che si prende cura dei suoi uomini (e delle sue donne). Su una portaerei a propulsione nucleare caricata con un arsenale di bombe e liquidi infiammabili è meglio avere un equipaggio preparato, allenato e soprattutto sano. Ovvio che ci sono momenti in cui si devono prendere decisioni difficili, e un pilota e un comandante del suo calibro penso che abbia calcolato il risultato della sua denuncia anche sapendo che potrebbe sancire la fine di una carriera fino ad allora impeccabile.
Sicuramente agli occhi dei suoi 5000 uomini e donne di equipaggio dell’USS Theodore Roosevelt CVN-71 il suo comportamento e le sue motivazioni possono essere classificati come eroici. Questo periodo storico particolare iniziato con la pandemia, ci ha portati in un Cambio d’Epoca. Non un cambio epocale ma un vero e proprio cambio di epoca, dove le scelte avranno una importanza fondamentale per costruire il futuro e dovranno essere coraggiose e innovative; solo dei veri leader riconosciuti e riconoscibili potranno prendere queste decisioni.
C’è un acronimo interessante che definisce questo tempo e questo momento ed è la parola VUCA. Il termine venne utilizzato dai militari americani negli anni ’90 quando mi trovavo in forza ai Marines USMC, successivamente è stato ripreso anche nel mondo economico. Vuca sta per Volatility Uncertain Complexity Ambiguity. Qualcuno dice che stiamo vivendo in un VUCA WORLD e secondo me in questo momento particolare siamo all’APICE di questo “VUCA moment” perché siamo al massimo della Volatilità, al massimo della Incertezza, al massimo della Complessità e al massimo dell’Ambiguità.
In questo contesto e quindi oggi, c’è la necessità per i leader di prendere decisioni rapide, gestire richieste apparentemente contraddittorie. Accettare il cambiamento è fondamentale per la navigazione e soprattutto per la sopravvivenza.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports
Foto di Clemente Ingenito
Un caro saluto a a Lei in ricordo dei bei tempi in Marina, Giuseppe De Giorgi