Il rigoroso rispetto dei requisiti di sicurezza e di tutela ambientale è condizione necessaria per la navigazione di ogni imbarcazione.
Per noi, come per ogni Organizzazione Non Governativa che si dedichi alla ricerca e soccorso delle persone in mare , lo è ancora di più, a garanzia dei nostri equipaggi e delle persone salvate e accolte a bordo.
Ma i doverosi controlli delle autorità preposte non devono diventare ossessivo accanimento e, tantomeno, pretesto per penalizzare o addirittura fermare chi salva vite umane in mare. Perché altrimenti non si tratterebbe di eccessivo zelo, ma di uso “politico” delle norme, distorcendone senso e finalità.
È accaduto, in ben dodici occasioni in un anno e mezzo, anche alla nostra nave Mare Jonio.
Non vediamo lo stesso accanimento delle Autorità sulle violazioni dell’obbligo del soccorso in mare, sui ritardi che provocano tragedie e morti, sul tenere decine di naufraghi , donne uomini e bambini, come sta accadendo in queste ore alla nave mercantile “Marina”, al largo senza concedere lo sbarco per diversi giorni.
Tutta la nostra solidarietà e forza quindi ad Alan Kurdi e ad Aita Mari. Ai loro comandanti e ai loro equipaggi, sicuri che saranno pronti a riprendere presto il mare, adempiendo a tutte le legittime prescrizioni, come ci prepariamo a fare con la nostra Mare Jonio.
Nel frattempo, chi si prende la responsabilità di bloccare le ultime navi civili rimaste a salvare vite, dovrebbe sostituirle subito con assetti governativi adeguati a intervenire con la stessa tempestività in tutto il Mediterraneo centrale.
di Redazione – EmmeReports