Nel 1992 con un volantino Marta Cimino chiamava a raccolta la “gente onesta” di Palermo scossa dalle Stragi di Capaci e Via d’Amelio, chiedendo di uscire allo scoperto e di dire NO a Cosa Nostra.
Era l’esordio del Comitato dei Lenzuoli che chiedeva di appendere un lenzuolo bianco, tra il 19 e il 23 di ogni mese, per non dimenticare le vittime delle stragi mafiose.
Il volantino aggiungeva 9 consigli scomodi al cittadino che vuole combattere la mafia e schierarsi dalla parte dello Stato.
A distanza di 28 anni, Palermo si è riempita un po’ “a macchia di leopardo” e in molti palazzi sono ricomparsi lenzuoli bianchi accompagnati da messaggi antimafia e bandiere tricolore.
Lenzuoli bianchi appesi nei balconi della “Palermo Bene” ma anche e, soprattutto, in quei quartieri condannati, dalle cronache dei quotidiani, ad una connivenza al pensiero mafioso.
Il testo integrale del volantino del Comitato dei Lenzuoli (1992)
Nove consigli scomodi al cittadino che vuole combattere la mafia.
Vogliamo fare sapere a tutti che siamo contro la mafia. Diamo un segnale. Ogni mese dal 19 al 23 le date delle stragi di Falcone e Borsellino appendiamo un lenzuolo alla finestra, con una scritta qualsiasi contro la mafia, o anche solo con la scritta “Per non dimenticare”.
1. Impariamo a fare fino in fondo il nostro dovere, impariamo a rivendicare i nostri diritti, a non mendicarli come favori. Impariamo a considerare nostri i Beni e i servizi pubblici, dall’autobus al verde, dalla strada al monumento; solo così ne arresteremo il degrado e li difenderemo dall’incuria e dall’abuso mafioso.
2. A casa: educhiamo i bambini alla democrazia, contro ogni violenza, insegniamo il rispetto delle leggi e la solidarietà verso i diversi e i deboli di ogni razza, religione e cultura.
3. Sul posto di lavoro: In ufficio o in ospedale, al comune o alla regione se c’è sospetto di tangenti o di sperpero del denaro pubblico o di favoritismi dobbiamo andare a fondo, cercare alleati tra i colleghi, senza escludere di rivolgerci a un magistrato. Se insegnanti: Non perdiamo occasione per parlare di mafia, per additarla come associazione a delinquere tesa al profitto illecito e improntata alla vigliaccheria. Se studenti: Rivendichiamo servizi efficienti, lezioni puntuali, esami regolari e senza favoritismi. Denunciamo i professori assenteisti. Se commercianti: Quando riceviamo offerte di protezione o strane richieste, questo è il racket del pizzo, rivolgiamoci a S.O.S. Imprese tel. 091/6811***. Se invece già paghiamo il pizzo cerchiamo alleati nella categoria, associamoci contro il racket come hanno fatto i commercianti di Capo d’Orlando.
4. Nella pubblica amministrazione: per ogni disfunzione o ritardo, per avere accesso a ogni tipo di documento amministrativo, impariamo a servirci della legge regionale n. 10 del ’91 sulla trasparenza, consultiamoci con l’associazione “Movimento 9 maggio” (data dell’uccisione di Giovanni Bonsignore) telefono provvisorio 091/6111***, oppure rivolgiamoci al numero telefonico istituito dalla Prefettura per agevolare i cittadini tel. 091/338***.
5. Al medico, al meccanico, al ristorante, all’avvocato chiediamo regolare fattura o ricevuta fiscale, rifiutiamo l’arroganza dell’evasione.
6. Per strada: se abbiamo la disgrazia di assistere a un fatto di sangue o a una rapina collaboriamo con gli inquirenti, raccontiamo tutto ciò che abbiamo visto.
7. Boicottiamo gli affari della mafia: a chi si buca spieghiamo che lui si rovina e la mafia si arricchisce; non compriamo sigarette di contrabbando né “roba” da fumare; non frequentiamo locali sospetti di essere gestiti da mafiosi.
8. Prima dopo e durante le elezioni: rifiutiamo di scambiare il voto con un qualche favore. Nulla cambierà finché voteremo per i partiti che ci hanno governato per molti decenni consentendo alla mafia di inquinare la vita pubblica, consegnando pezzi dello stato in mano alla mafia.
9. Interveniamo per prevenire nelle giovani generazioni l’adesione al modello mafioso. Impegniamoci, senza entusiasmi soltanto momentanei, nel volontariato; scopriamo la solidarietà, strappiamo i ragazzi al degrado culturale, solo così la mafia avrà difficoltà ad imporre i suoi modelli e a reperire manovalanza.
di Antonio Melita – EmmeReports