Adriana De Trovato è Presidente dell’A.F.A.P. (Associazione Famiglie Affidatarie Palermo) che promuove la cultura dell’Affido, crea una rete di auto-aiuto per gli affidatari e tutela i diritti dei bambini affidati e delle persone che se ne fanno carico.
L’affido è stato da lei spiegato come un “boomerang d’amore”: una relazione che dona e riceve amore. Cosa può dirci a riguardo?
L’affidamento familiare è un istituto che consiste nell’accoglienza di un minore che, per una serie di motivazioni, mai di ordine esclusivamente economico, è stato allontanato dalla sua famiglia e collocato in una comunità.
Il collocamento in comunità o in casa famiglia è necessario nell’immediatezza dell’allontanamento per proteggere il minore dalle situazioni di pericolo o di incuria che hanno causato il provvedimento e deve avere una durata congrua all’espletamento delle attività, svolte dai servizi sociali e dai responsabili di comunità di concerto con il tribunale per i minori, attraverso le quali si realizzerà un progetto di affido o, nei casi più gravi di adozione.
Quali sono i tempi di attesa di un minore in comunità?
Spesso purtroppo il periodo di collocamento in comunità si protrae negli anni con gravi ripercussioni sulla corretta crescita del minore. La migliore delle comunità infatti, con la turnazione degli operatori, non può dare al minore le attenzioni e le cure di una famiglia e i minori necessitano di punti di riferimenti fissi.
Le famiglie affidatarie diventano allora la migliore soluzione per circondare di affetto e premure quei bambini che chiedono di essere rispettati e amati come ogni altro bambino. I rapporti che ne conseguono non possono non trasformarsi in rapporti affettivi nei quali vi è uno scambio emotivo altrettanto intenso.
L’affido è una forma di genitorialità che può definirsi sociale perché interrompe il ripetersi di generazione in generazione di stili di vita erronei. E’ un’azione che parte dal desiderio di dare amore ad un bambino in difficoltà ma il sentimento che si dona torna indietro moltiplicato.
Secondo lei quali caratteristiche deve avere una famiglia affidataria?
A differenza dell’adozione, tutti possono proporsi per l’affidamento: coppie sposate con o senza figli, coppie di fatto e single. Le caratteristiche richieste sono ovviamente la maggiore età e la capacità di gestire le situazioni di stress emotivo che vivono i minori in affido.
Gli affidatari, durante il periodo dell’affido, vengono supportati adeguatamente dai servizi sociali. A Palermo abbiamo un Servizio Affidi altamente specializzato e con operatori che credono nel valore dell’affido perché nella loro esperienza ventennale, hanno avuto modo di constatare i benefici che i bambini traggono dalla conoscenza di modelli familiari corretti.
L’affido familiare è un istituto molto diverso dall’adozione che prevede la temporaneità. Ci spieghi come è vivere una affettività sapendo di dover, in qualche modo, rispettare poi una scadenza.
Secondo la legge 184 del 1983 poi modificata con la 149 del 2001 il provvedimento di affido scade con il raggiungimento della maggiore età del minore o quando decadono le motivazioni che hanno causato l’allontanamento o quando il protrarsi dell’affido crei nocumento al minore.
L’obiettivo dell’affido è certamente il rientro, ove possibile, nelle famiglie d’origine tuttavia spesso queste faticano a risolvere i problemi che hanno causato il provvedimento così nella maggior parte dei casi i bambini diventano adulti con gli affidatari ma, breve o lungo che sia il periodo dell’affido, il legame che si crea è quello di genitori e figli.
E l’amore tra genitori e figli non ha una scadenza.
Quali sono i timori e le preoccupazioni “immotivate” che potrebbero spingere una famiglia ad abbandonare l’idea dell’affidamento?
Chi non conosce l’affido ha, generalmente, tre grandi timori: la scadenza del provvedimento, la presenza della famiglia biologica con la quale il minore mantiene i rapporti e la proposta di abbinamento di un “bambino grande”.
Come ho già detto, se durante il periodo dell’affido la famiglia affidataria è stata capace di costruire dei profondi rapporti affettivi e, inoltre, di instaurare un dialogo basato sul rispetto e la collaborazione con la famiglia biologica, anche se il ragazzo dovesse rientrare in famiglia sarà naturale mantenere la frequentazione.
Questo diritto è addirittura sancito dalla legge 173 del 2015 sulla continuità affettiva.
Le famiglie biologiche, debitamente supportate dai servizi sociali, comprendono come l’affido sia una possibilità di riscatto sociale per i propri figli e non si dovranno perciò temere interferenze da parte loro. Anzi, spesso accade che siano proprio le famiglie bio a chiedere agli affidatari di restare nella vita nei loro figli.
Si ha poi la convinzione che accogliere e gestire un adolescente sia più difficile rispetto ad un bimbo piccolo. Tra i nostri soci abbiamo casi di sedicenni desiderosi di avere finalmente una famiglia che li coccolino e, di contro, casi di bimbi sotto i cinque anni ancora così legati all’idea della madre naturale da rifiutare per molto tempo ogni scambio affettivo con gli affidatari.
In che modo vengono mantenuti i rapporti con le famiglie biologiche?
I rapporti con le famiglie biologiche sono regolati dalle disposizioni specificate nei decreti di affido emessi dal tribunale per i minori. Solitamente gli incontri avvengono con cadenza settimanale, quindicinale o mensile, a seconda dei casi, in uno spazio neutro, un ufficio del comune che a Palermo si trova in un appartamento requisito alla mafia, sotto la sorveglianza di assistenti sociali che monitorano gli incontri sui quali poi relazionano al tribunale.
Solo con il tempo e quando i rapporti tra affidatari e famiglie bio sono tali per cui è possibile concedere maggiore libertà, gli incontri vengono programmati direttamente dalle famiglie e possono avvenire in un luogo pubblico. Non sono concessi scambi di visite presso i rispettivi domicili.
Sono possibili, sempre su disposizione del tribunale, le telefonate su un numero dedicato.
Quando si instaura un rapporto di fiducia, può accadere che le madri biologiche aprano il loro cuore alle madri affidatarie e basta poco per far nascere quel filo sottile che accomuna il cuore di due madri che amano lo stesso figlio e di questo il bambino trae grande giovamento in termini di serenità.
In cosa consiste l’intervento dell’A.F.A.P. ?
L’ A.F.A.P. nasce dal desiderio di un gruppo di affidatari di aiutare i tanti bambini rimasti in comunità promuovendo l’affidamento familiare. Nella mia esperienza personale, ricordo che nel momento in cui io, il mio compagno e nostro figlio, stavamo portando via dalla comunità il bambino che ci era stato abbinato, una ragazzina – la più grande tra gli ospiti della comunità – fermò la nostra macchina lungo la strada e ci chiese: ”Posso venire con voi? Ormai io ho 13 anni e a me non mi vorrà più nessuno”.
Ecco perché la promozione dell’affido è la nostra principale attività.
Solo questo?
A questa affianchiamo il dialogo con le istituzioni in termini di confronto e collaborazione per il recupero di famiglie disponibili all’affido ma anche di tutela dei diritti delle famiglie affidatarie. Forniamo inoltre un supporto alle famiglie sotto forma di auto-aiuto soprattutto per gli affidatari di altri comuni siciliani nei quali purtroppo non esistono centri distrettuali specializzati e strutturati con adeguati operatori.
L’A.F.A.P. fa parte del Coordimanto Care e del Tavolo Nazionale Affido, una rete di associazioni che sta lavorando per dialogare formalmente con le istituzioni centrali fornendo dati ricavati da censimenti capillari e raccolta di esperienze sulle prassi messe in atto in tutto il territorio nazionale.
In Italia, l’applicazione della legge sull’affido è “a macchia di leopardo” perché mancano strutture e personale specializzato e buona parte della popolazione minorile manca di adeguati supporti e strumenti di recupero con gravi ricadute sul tessuto sociale degli anni futuri.
Mi chiedo perchè, alla luce delle migliaia di domande di adozione da parte delle famiglie italiane e delle migliaia di bambini in attesa di una famiglia accogliente, non sia ipotizzabile una revisione delle leggi su adozione e affido che, ogni tanto, si incontrano negli affidi sine die.
Per saperne di più?
Chi volesse informazioni sull’affido ci contatti sulla pagina Facebook dell’A.F.A.P. Associazione Famiglie Affidatarie Palermo o tramite email all’indirizzo afap_associazione@yahoo.it o ancora ai numeri 3402718286 e 3288434133. Gli interessati potranno partecipare ai nostri incontri informativi virtuali su Skype.
Oggi 24 maggio dalle 18,00 alle 20,00 parleremo di affido con un gruppo di donne LGBT su Meet, basterà inviare un messaggio privato alle pagine Gruppo Donne “Marielle Franco” Arcigay Catania e Arcigay Catania per ricevere il link dell’evento.
di Antonio Melita – EmmeReports