di Benvenuto Caminiti – EmmeReports
Quattro partite giocate, un punto, ultimo posto in classifica: di questo passo, altro che serie B, dovremo seriamente pensare a salvarci per non tornare tra i dilettanti.
“Sì, ma il terreno sembrava un campo di patate” (parola più, parola meno, ndr) si lamentava Boscaglia a fine partita e io dico invece che è giunto il momento di fare meno chiacchiere e cominciare a giocare al calcio da squadra, cosa che il Palermo finora ha fatto solo in alcuni scampoli della partita di Terni.
“La serie C è un inferno”, sento dire da questa estate e non è un luogo comune e neanche una frase fatta perché è la pura e semplice verità: in serie C la corsa, la grinta, l’amor di maglia contano molto di più della tecnica e del blasone. E tuttavia non basta neanche questa considerazione a spiegare il cul de sac nel quale si è infilato il Palermo e che, per quanto ad ogni partita, Boscaglia mischi le carte a disposizione, in campo tutto si vede (specialmente confusione e smarrimento) tranne che una squadra.
Dopo la figuraccia rimediata contro l’Avellino – avversario di qualità – nessuno si aspettava un ulteriore passo indietro contro il modesto ma combattivo Bisceglie pur reduce dalla vittoria (e dalle fatiche) di Foggia di appena quattro giorni fa.
“Saranno stanchi , chissà quante energie avranno speso per battere il Foggia”, pensavano i più e invece a sembrare stanchi eravamo noi, tanto a vuoto giravamo e così lontani siamo rimasti da una pur larvata idea di gioco.
E dire che finalmente Boscaglia poteva schierare il Palermo nel modulo che lui predilige e con il quale lo aveva preparato durante il ritiro di Petralia: con Corradi e Almici a presidiar le fasce e con Crivello tornato al suo ruolo di centrale: rieccolo il suo prediletto 4-2-3-1: “Ora sì’ che cominciamo a vincere le partite!”
Macchè, a Bisceglie, cambiato modulo, il Palermo è rimasto tale e quale: una larva di squadra alla quale, oltre che un’idea di gioco, manca anche, se non soprattutto, la mentalità da squadra di serie C.
Sono troppo crudo? Embè, cos’altro potrei essere se dopo quattro partite siamo ancora fermi a… Teramo, anzi peggio perché il Teramo è una buona squadra di C, mentre il Bisceglie, fino a d un mese fa si stava preparando per disputare il campionato di serie D.
Insomma – e la chiudo qui perché non mi va di sputar fuori tutto il veleno che ho in corpo per non correre il rischio di diventare scurrile – si diano tutti una regolata (giocatori, allenatore, società) se vogliamo davvero almeno salvare la faccia: il Palermo ha già disputato tanti altri campionati di serie C ma lo ha sempre fatto con dignità, onorando la sua storia e il suo blasone. Non mi pare che finora questo Palermo, cosiddetto della rinascita, lo stia facendo. Non sono nessuno per ergermi a giudice castigatore ma dico forte e chiaro e tondo che spettacoli (anzi “non spettacoli”) come quelli esibiti dal Palermo con l’Avellino e oggi a Bisceglie suonano come un insulto intollerabile per una tifoseria come la nostra, che è tra le più calde e appassionate dell’intero panorama calcistico.
Non mi va di prendere di petto – e metterli al muro – l’allenatore o il direttore generale o questo e quel giocatore (ciascuno per le proprie responsabilità e per gli errori fin qui commessi) ma da tifoso, più che da cronista, non mi va più di andare allo Stadio e vedere undici giocatori vestiti con la gloriosa maglia rosanero agitarsi freneticamente senza neanche lontanamente somigliare al mio AMATO PALERMO.
Tabellino
BISCEGLIE: Russo; De Marino, Priola,Vana, Giron; Maimone, Cittadino, Pelliccia; Vitale (61’ Padulano), Rocco (73’ Musso), Monsour (56’, sartore).
PALERMO: Pelagotti; Almici, Lancini, Crivello, Corrado (74’ Floriano); Odjer (68’, Broh), Luperini; Kanoute (46’, Saraniti), Rauti, Valente (74’, Silipo); Lucca (46’ Santana).
Arbitro: Ricci di Firenze
Reti: 18’, Maiomone, 33’, Monsour.