Da oggi mostre e musei sono purtroppo chiusi al pubblico. L’arte, però, continuerà ad accompagnarci perché possiamo conoscerla ed apprezzarla anche virtualmente. Un giorno potremo confrontarci ancora direttamente con le opere, con i colori illuminati dal sole, con il gioco delle ombre, con il silenzio delle sale espositive e il profumo di legno e di cera che ci avvolge camminando nei musei. EmmeReports continuerà a descrivere, a spiegare e a raccontare il fascino dell’arte, perché non venga mai meno, nonostante tutto, uno spazio infinito dove far correre la nostra libertà di pensiero e la voglia di sognare.
A Palermo, per esempio, nel Palazzo Belmonte Riso, sede dal 2008 del Museo d’Arte Contemporanea della Regione Siciliana, è stata allestita una profonda riflessione artistica e filosofica che si espande dal mondo islamico al cristianesimo ortodosso, per arrivare ai riverberi sull’arte contemporanea.

“Luce da luce”, cioè la traccia, il riflesso del divino nell’opera dell’uomo. È un affascinante progetto culturale che guarda alle radici dell’identità culturale di quest’isola, bizantina e islamica, marinara e aperta alle contaminazioni, con lo sguardo immerso nel futuro e il corpo velato di antiche suggestioni. Il confronto di culture apparentemente lontane ma unite da una radice comune nasce dalla mente raffinata di Patrizia Spallino, Docente di Lingua e Letteratura araba presso l’Università degli Studi di Palermo, Direttrice dell’Officina di Studi Medievali e coordinatrice dell’Istituto Bourghiba des Langues Vivantes. La progettazione dell’allestimento è di Floriana Sciumè, esperta di filosofia sociale e di Conservazione, catalogazione, fruizione di beni archivistici e librari.

Questa visita virtuale per i lettori di EmmeReports inizia dai retaggi più antichi, dal rifiorire della tradizione ortodossa ed islamica, per poi affrontare in successivi articoli le installazioni di tre artisti orientati verso nuovi linguaggi espressivi: Christian Boltanski, Shay Frisch e Laura Panno.
Nella sezione “Teofania della bellezza” possiamo ammirare opere calligrafiche e icone, che sono entrambe magistrali esempi di perfezione tecnica. Di grande interesse sono le opere dell’artista algerino Rachid Koraïchi, nato nel 1947 a Ain Beida, in una famiglia musulmana Sufi, dedita da generazioni al lavoro di copia dei testi sacri. A differenza della nostra cultura, dove l’arte dello scrivere si ferma ai contenuti, in quella islamica c’è grande attenzione anche alla forma: Rachid Koraïchi, infatti, ha studiato calligrafia alla École des Beaux-Arts in Algeria, prima di seguire i percorsi accademici occidentali a Parigi. Nelle incisioni I maestri invisibili, 48 tavole della collezione Fondazione Orestiadi di Gibellina, troviamo sia la forma della tradizione che l’equilibrio dato dalla consapevolezza di esserne maestro. Allo stesso modo nelle icone di Stefania Stanojkovic, Efrem Augello e di Vasileios Koutsouras splende sia una tecnica millenaria che la padronanza da parte dell’intero linguaggio espressivo da parte dell’artista.

Quella che ad uno sguardo superficiale sembrerebbe il confronto tra stili differenti, entrambi preziosi ma culturalmente lontani, ha invece una spiegazione semplice e sacra, unitaria e profondamente religiosa. È quanto spiegano Patrizia Spallino e Floriana Sciumè, chiarendo il perché si parli di Teofania della bellezza.

Il fulcro e il cuore pulsante delle tradizioni cristiana d’Oriente ed islamica si esprime nel percorso che conduce al divino. Sebbene fra le due tradizioni emergano differenti modalità, entrambe si manifestano intrise di luce e di sapienza. Sono riti che permettono la connessione dell’essere umano con Dio; percorsi che caratterizzano l’individuo ed evidenziano la sua esigenza di mettersi in rapporto con un mistero, trascendente il corporeo e la materia stessa.
In entrambe le dottrine è centrale il ruolo dell’anima; nell’Islam il cuore è inteso come una tavola su cui la grazia di Dio incide le leggi dello Spirito, mentre le preghiere che si esplicano anelando il Cristo o l’Altissimo, sono da intendersi come elementi di un processo di interiorizzazione e mezzi per raggiungere fisicamente e metafisicamente la luce divina.
Bellezza stilistica, ricerca terminologica, forme d’arte sono manifestazioni di bellezza interiore e purezza dello spirito. Sono legate alla bellezza divina che permea, pervade e si manifesta tramite la calligrafia islamica intesa come ‘estetica della Rivelazione’ indissolubilmente legata alla Rivelazione presente nel Corano. Nell’icona tutto ciò si esprime come teofania, luce di un’essenza spirituale, fulgore della misericordia di Dio che si adorna di magnificenza ‘e si veste di bellezza’. Entrambe queste forme artistiche sono espressioni della tradizione, una per l’Islam, l’altra per il Cristianesimo d’Oriente.
Gli iconografi sono puri di cuore e per questo sono irradiati dalla luce del Santo Spirito; compiono opere di straordinaria bellezza, riuscendo a raffigurare la pienezza della divinità che abita corporalmente in Cristo. Anche l’artista calligrafo è un uomo ispirato ed illuminato da Allah, atto ad accogliere la luce che lo guiderà nel realizzare la sua opera.

Rashid Koraichi è calligrafo e maestro spirituale: mostra nelle sue opere una selezione di versi mistici islamici volti ad esortare e ad approfondire il senso dell’esistenza umana e il messaggio divino. Gli iconografi Vasilios Koutsouras, Efrem Augello e Stefania Stanojkovic rappresentano gli eredi di una tradizione cristiana tanto antica quanto ancorata alla contemporaneità.
In ognuno di loro, nella bellezza delle loro opere, il divino si manifesta: questo è il significato della Teofania.

“Luce da luce” Riso – Museo d’arte Moderna e Contemporanea, Cappella dell’Incoronata, Palermo
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports