Per quanto atroce possa essere la verità, se pur siamo ancora tutti in attesa che il corpo di Saman venga ritrovato, credo vi siano pochi dubbi sul fatto che la 18enne di origini pakistane, residente a Novellara (Reggio Emilia), sia morta. Ho atteso giorni prima di scriverne; in cuor mio ero speranzoso che i fatti fossero altro, rispetto all’amara verità già scritta sulle sorti di Saman Abbas, la 18enne di cui non si hanno più notizie dalla fine di aprile.
In queste ore, gli inquirenti ipotizzano che sia stata uccisa per non aver accettato un matrimonio forzato in Pakistan, con l’uomo scelto per lei dai familiari. Anche oggi i Carabinieri procedono con le escavazioni su altri punti segnalati dall’elettro magnetometro e continueranno i carotaggi del sottosuolo nell’area vicina all’azienda agricola Le Valli, dove la famiglia viveva. Lo strumento elettronico utilizzato dagli investigatori ha segnalato, finora, oltre 10 anomalie nel terreno, alcune delle quali riscontrate con la presenza, in un caso, della carcassa di un animale selvatico. In mattinata, nel luogo della ricerca, arriveranno anche gli specialisti dei vigili del Fuoco che dovrebbero calarsi nei pozzi di irrigazione individuati nell’area. I cani delle unità cinofile non si fermano un istante. Dov’è il corpo di Saman? Sul fronte giudiziario intanto oggi l’interrogatorio di garanzia del cugino della 18enne, tra i cinque indagati per la sua sparizione insieme ai genitori, uno zio e un cugino.
L’uomo, attualmente nel carcere di Reggio Emilia, era stato fermato nei giorni scorsi, a Nimes, in Francia, mentre cercava di raggiungere dei parenti a Barcellona, in Spagna. Arrestato e consegnato mercoledì alle autorità italiane a Ventimiglia, ora è a disposizione della procura che indaga per omicidio. Dovrebbe essere lui, lo si spera, a fornire le indicazioni necessarie al ritrovamento del corpo di Saman.
Il punto di partenza delle indagini è il video, dove si vedono tre uomini – Ikram, lo zio (accusato di essere l’esecutore materiale del delitto) e un altro cugino – allontanarsi dalla casa con pale e un secchio nel giorno in cui la ragazza è sparita. Altre immagini del 29 aprile, mostrano Saman che cammina insieme al fratello; sono le 19.15 della sera, Saman ha il cellulare in mano e lo guarda. Probabilmente, è solo un’ipotesi però, la giovane stava andando con il fratello, che nelle immagini ha la testa coperta dal cappuccio di una felpa e anch’egli guarda il cellulare, verso il casolare dello zio e dei cugini. Da quel momento la giovane scompare. Questa la ricostruzione dei fatti in mano agli inquirenti ad oggi. Rimane da analizzare, per quanto possibile, il fenomeno del matrimonio precoce e combinato.
La consuetudine di far sposare ragazze di giovanissima età è molto diffusa nell’Africa subsahariana e in Asia meridionale. Tuttavia, in Medio Oriente, Africa settentrionale ed in altre parti dell’Asia, il matrimonio all’età della pubertà o subito dopo è corrente nelle comunità con stili di vita tradizionali. Ci sono anche determinate parti dell’Africa occidentale e orientale dove non sono insoliti i matrimoni in età molto precedenti la pubertà; mentre i matrimoni di ragazze tra i 16 e i 18 anni sono comuni in alcune parti dell’America Latina ed dell’Europa orientale Va detto che in realtà gli effetti di questa pratica, rimangono in gran parte nascosti, ma è estremamente chiaro che interessa milioni di bambini e di adolescenti, specialmente bambine e ragazze, che ne subiscono le ripercussioni negative. Accade in India, accade in Pakistan, in Afghanistan, ma anche in altri paesi asiatici.
Alcuni esempi. Nel Rajasthan, in India, sopravvive ancora l’usanza di far sposare bambini molto piccoli. Nel giorno di Akha Teej, di buon auspicio, si celebrano nozze di massa tra ragazzi e ragazze molto giovani. Dal punto di vista dei genitori, questo è il modo tradizionale sperimentato di organizzare la trasmissione della proprietà e del patrimonio nella famiglia.1Una percentuale ridotta, ma significativa, dei bambini ha meno di dieci anni, ed alcuni hanno appena due o tre anni di età. Nel Niger il 44 per cento delle donne tra i 20 ed i 24 anni si è sposata prima dei 15anni di età. Le principali ragioni addotte sono l’esigenza di rispettare la tradizione, di rafforzare i legami tra le comunità o all’interno di esse, e di proteggere le ragazze dalle gravidanze al di fuori del matrimonio. Le decisioni su chi e quando sposare vengono prese dai padri.
Nel Bangladesh molte ragazze vengono fatte sposare subito dopo la pubertà, in parte al fine di liberare i genitori da un onere economico ed in parte per proteggere la purezza sessuale della ragazza. Quando una ragazza è di famiglia molto povera oppure ha perduto i genitori, può andare in sposa ad un uomo molto più anziano di lei, come terza o quarta moglie, ed assumere il ruolo di serva sessuale o domestica. Tutto questo o quasi accade anche in Albania dove le famiglie delle aree rurali, che vivono in povertà, spingono le figlie a sposarsi precocemente per non lasciarsi sfuggire i potenziali mariti prima che essi emigrino verso le città alla ricerca di un lavoro,e per evitare il rischio che le ragazze vengano rapite mentre si recano a scuola.
Un fattore fondamentale dunque è la povertà; infatti far sposare i bambini viene spesso vista come una strategia di sopravvivenza economica. Inoltre, il matrimonio precoce viene percepito come un modo per proteggere le bambine e di garantire la stabilità quando la società si trova in situazioni di estrema tensione. Inutile dire che inevitabilmente si riscontrano innumerevoli casi di complicazioni e persino di morte durante la gravidanza ed il parto di mogli troppo giovani per poter dare alla luce senza rischi dei figli.
E’ chiaro che incide su tutto questo anche il fattore culturale. In molte comunità infatti si presuppone che, una volta sposata, un’adolescente divenga una donna, anche se ha solo 12 anni. Allo stesso modo, quando un ragazzo viene fatto sposare, egli diventa un uomo e deve metter via le cose dell’infanzia. Anche se in generale l’età alla quale ci si sposa è in progressivo aumento. Come è evidente da questa breve analisi non vi sono motivi religiosi, legati all’islam innanzitutto, che spingono a questa pratica. Scrivo questo nella speranza di poter aiutare a comprendere che la cultura di un popolo, le proprie usanze ed anche la propria religione, spesso sono interpretate in modo distorto se non si analizzano a fondo le questioni. Ho imparato, per quel poco che ho potuto, viaggiando in Paesi del Medio Oriente e dell’Asia che spesso le nostre convinzioni sono preconcette. Tutto questo non assolve la responsabilità della famiglia di Saman, colpevoli di omicidio e null’altro.
Di Lorenzo Peluso – EmmeReports