A poche ore dall’inaugurazione del Muro della Legalità, le Forze dell’Ordine di Palermo hanno arrestato, in due distinte operazioni, diverse persone legate alla Mafia di Palermo e allo spaccio di droga di Monreale.
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal G.I.P. del locale Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – Sezione Palermo, nei confronti di sette soggetti, di cui due in carcere, due colpiti dagli arresti domiciliari e tre destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali per un anno. Gli arrestati, a vario titolo, dei reati di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare la Mafia.
Agli indagati sono state sequestrate cinque società operanti nel settore della vendita al dettaglio di capi d’abbigliamento, intimo ed accessori e tredici punti vendita con sede a Palermo, Cefalù e Favignana e un’autovettura, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Secondo le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – G.I.C.O., i due imprenditori palermitani arrestati, gestendo attraverso prestanome un articolato reticolo societario, avrebbero agevolato e rafforzato gli interessi economico-criminali del mandamento mafioso di Pagliarelli.

Uno degli indagati, imprenditore di successo, avrebbe fornito sostegno a colui che risulterebbe essere il reggente della Mafia del quartiere Pagliarelli, già condannato per associazione mafiosa, sollecitando la costituzione, appena uscito dal carcere, di un’impresa edile, cui sarebbero stati affidati importanti lavori di ristrutturazione di numerosi punti vendita, procurando contatti con soggetti di rilievo del mondo imprenditoriale, assumendo familiari dello stesso, dopo l’arresto, elargendo somme di denaro ed altre forme di supporto economico durante il periodo di detenzione.
Favorendo la Mafia, l’imprenditore arrestato, avrebbe rafforzato il suo potere e il suo onore sul territorio, consentendo di conseguire notevoli guadagni, da utilizzare poi, per le finalità proprie dell’organizzazione mafiosa, prima fra tutte l’assistenza alle famiglie dei detenuti, condizione imprescindibile per la sopravvivenza stessa di Cosa Nostra.
Nell’Operazione Panaro, alle prime ore di questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Monreale, hanno arrestato quattro persone (tre arrestati in custodia cautelare in carcere e uno sottoposto ad obbligo di dimora e di presentazione alla P.G.), indagate, in concorso tra loro, per produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.
Il provvedimento è frutto di una complessa attività investigativa, condotta dai Carabinieri di Monreale tra l’agosto ed il dicembre 2020, che ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario, a carico degli indagati, relativamente alla vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti nel quartiere Boccadifalco di Palermo e a Monreale.
I clienti degli spacciatori provenivano anche da altre province siciliane, previo appuntamento telefonico, attraverso consegna a domicilio o ritiro presso l’abitazione degli indagati, dove lo scambio denaro/stupefacente avveniva servendosi di un cesto calato giù dal balcone, il cosiddetto “panaro”, al fine di eludere i controlli. Lo spaccio di droghe pesanti, cocaina e crack, sarebbe stata la principale fonte di sostentamento per le famiglie degli indagati.

Il lavoro di stoccaggio, lavorazione e spaccio sarebbero avvenuti anche con l’aiuto delle mogli degli arrestati che, però pur indagate nel procedimento, non sono state destinatarie di provvedimenti cautelari. Le abitazioni, dove vivevano anche i figli minorenni, sarebbero state utilizzate come laboratori per cucinare e basare la cocaina per la produzione del crack. I proventi del fiorente giro d’affari, stimato in circa 100.000 euro su base annua, sarebbero stati utilizzati anche per garantire il sostentamento dei familiari degli indagati nel corso dei loro periodi di detenzione e per il pagamento delle spese legali. Durante il periodo delle indagini tutti i nuclei familiari degli indagati percepivano il reddito di cittadinanza. Nel corso dell’operazione, sono state sequestrate 150 dosi di stupefacente, arrestate in flagranza di reato quattro persone e denunciati sette assuntori di droga alla locale Prefettura.
Di Redazione – EmmeReports