In una fredda notte di novembre, alle porte della città di Amiens, un giovane soldato romano era di ronda quando incontrò un vecchio mendicante coperto di stracci, infreddolito. Senza pensarci due volte, il soldato tagliò a metà il suo mantello militare e lo diede all’uomo affinché si coprisse. Quel giovane si chiamava Martino e la notte seguente sognò Gesù mentre raccontava agli angeli che si era riparato dal freddo proprio grazie al gesto generoso del soldato.
Quando il ragazzo si svegliò notò con grande stupore che il suo mantello era integro e il freddo pungente, tipico di quel periodo dell’anno, aveva lasciato il posto a una giornata tiepida. Quella fu la prima Estate di San Martino.
Dopo la sua conversione e tanti anni di servizio nell’Esercito, il giovane si dedicò alla Fede, divenendo l’amatissimo Vescovo di Tours che tutti conosciamo come S. Martino. Ufficialmente l’11 novembre apre le “danze” al Natale e noi palermitani che non perdiamo occasione, ne approfittiamo per mangiare a Tignité (in abbondanza).
L’estate di San Martino in realtà è una propaggine di quella che qui non finisce mai e così continuiamo a goderci il sole, magari organizzando (al momento non più) una grigliata all’aperto per preparare succulente salsicce e carni alla brace, accompagnate da buon vino novello, appena spillato dalle botti. È proprio questo il periodo dell’anno, infatti, in cui il mosto finisce di fermentare, come recita un vecchio proverbio siciliano: “a San Martinu ogni mustu diventa vinu”.
“Per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar”, così scriveva Carducci ed effettivamente un tempo, nelle vie di tanti paesini, l’odore del mosto e del vino nuovo si diffondeva nell’aria insieme a quello del pane cotto a legna, dei cardi fritti e dei fragranti biscotti di San Martino, dall’inconfondibile aroma dato dai semi d’anice, immancabile elemento.
Nel giorno dedicato al Santo ogni desco, nobile o ricco che fosse, veniva imbandito ma ovviamente con sostanziali differenze. Nelle famiglie benestanti si consumava tacchino ruspante o carne di maiale, in quelle povere più verdure che carni e nelle taverne uova sode e broccoli. Anche il giorno in cui si festeggiava il Santo era diverso a seconda della classe sociale, quello pi’ ricchi e quello ri puvirieddi. I primi celebravano la ricorrenza proprio giorno 11, mentre i poveri la domenica della settimana successiva, ovvero il giorno dopo la riscossione del compenso settimanale, la simanata.
Pasto ricco o frugale che fosse, però, c’era un elemento che accomunava tavole ricche e povere, i viscotta ri Sammartinu abbagnati ‘nto muscatu, ovvero i biscotti di San Martino inzuppati nel moscato, preferibilmente di Pantelleria, liquoroso, aromatico e ambrato vino da dessert. Indescrivibile il connubio tra il biscotto di san Martino che, zuppo di quel vino, diventa pastoso e ogni piccolo boccone culmina in un’armonia d’anice, cannella e dolcezza poco alcolica dello zibibbo.
Un vino che può essere gustato anche per “accompagnare” le altre due varianti del biscotto di San Martino, ovvero il biscotto rasco ripieno di ricotta e quello decorato che viene farcito con conserva di cedro, ricoperto di glassa bianca o al cioccolato e le cui decorazioni richiamano lo stile Barocco, molto diffuso in tutta l’isola. L’impasto base è uguale per tutte le varianti, con la differenza che il biscotto secco viene “tricottato”, ovvero cotto tre volte. Più precisamente viene lasciato nel forno caldissimo fino a raggiungere quella consistenza dura, tipica del Sammartinello e qui a Palermo si suole dire che “è duru comu i corna”.
Per chi non ne fosse a conoscenza, San Martino oltre a essere il Santo Patrono di Francia e dell’Arma di Fanteria dell’Esercito Italiano è anche protettore di soldati, viaggiatori e… Cornuti. La ragione, non ben precisata, potrebbe derivare da diverse ipotesi. La prima si fa risalire alla data in cui si tenevano le fiere del bestiame e mentre i mariti si trovavano fuori, le mogli colmavano quell’assenza intrattenendosi in compagnie “alternative”.
La seconda fa riferimento a feste pagane in cui avvenivano anche degli adultèri, e la terza riferita a una leggenda legata al Santo. Si narra, infatti, che per tenere la sorella lontana dal peccato egli la portasse sulle spalle, ma lei regolarmente riusciva a sfuggirgli e si recava dagli innumerevoli amanti.
Quale sia l’origine, in ogni caso, uomini che consapevolmente o no recate sul capo il frutto della passione… Fedifraga, siate sereni perché anche voi avete il vostro Santo protettore che vi alleggerirà del peso che portate.
IMPASTO BASE PER I BISCOTTI DI SAN MARTINO
INGREDIENTI:
1 Kg di farina
200 g di zucchero
150 g di strutto
50 g di lievito di birra fresco
Essenza di cannella, olio di garofano e semi d’anice q.b.
Acqua per l’impasto
Per il ripieno del biscotto rasco
500 gr Ricotta di pecora
200 gr ca. di zucchero
Gocce di cioccolato
Rhum per inumidire
Per il ripieno del biscotto decorato
Conserva di cedro
Rhum per inumidire
Glassa per la velatura:
100 gr di zucchero e 2 cucchiai d’acqua
PREPARAZIONE
Unire la farina, lo zucchero e lo strutto, aggiungere il lievito in precedenza sciolto in acqua tiepida e impastare fino a ottenere una pasta liscia e morbida. Lasciare lievitare fino a quando il volume sarà quasi il doppio.
Per i biscotti secchi tagliare in piccoli pezzi l’impasto, allungarli e arrotolarli, creando grossomodo la spirale del guscio di una lumaca. Infornare a 180° e lasciarli seccare nel forno ben caldo.
Per l biscotto rasco formare dei piccoli panetti e cuocere in forno a 180° fino a quando non saranno dorati. Lasciare raffreddare, tagliare la parte superiore, inumidire con il Rhum, farcire con la ricotta e mettere il “tappo”. Spolverare con zucchero a velo prima di servirli.
Per il biscotto decorato seguire la stessa procedura del precedente, farcire con la conserva di cedro. Per la glassa sciogliere i 100 gr di zucchero e l’acqua fino a ottenere una consistenza densa e procedere con la velatura. Decorare con confettini o codine e lasciare asciugare.
Buon San Martino
di Monica Militello Mirto – EmmeReports