Le nuove opere di Matteo Must da oggi al Centro d’arte Raffaello con la mostra “L’opera su misura per te” a cura di Silvia Santodonato e con la direzione artistica di Sabrina Di Gesaro. Il giovane e promettente pittore messinese, è nato a Sant’Agata di Militello nel 1998, presenta due ricerche apparentemente contrapposte: impressioni nautiche di barche a vela con il vento in poppa, che sembrano prorompere dalla linea di partenza di una regata e opere simboliche dove il linguaggio è un sovrapporsi di colori attraverso colature e colpi di spatola. Anche se le immagini di mare sembrano figurative nascondono la medesima radice degli astratti: l’attenzione di Must è rivolta da una parte a rendere la materia, sia velatura d’acqua o corpo solido lucente degli scafi, o soffio del vento o infinita trasparenza del cielo. Dall’altra invece la materia viene raccontata, in una cosmogonia fatta di colori e non di parole.

“Abbiamo conosciuto i dipinti enigmatici di Matteo Must – commenta il curatore – raffigurare molto spesso delle originali barche a vela, che cavalcano onde di mari tumultuosi e tempestosi, tanto da riflettere o lasciar trasparire nitidamente il suo stesso stato d’animo. Recentemente, l’artista ha affiancato l’impostazione figurativa che vedeva raffigurate le sue affascinanti vele, per accostarsi verso una dimensione più metafisica e innovativa. Ha dato vita ad una nuova serie in un percorso incentrato sui quattro elementi naturali: acqua, aria, terra e fuoco che giocano con cromie calde e fredde, stagliate su sfondi bianchi e asettici. Secondo l’antica filosofia greca il Cosmo era formato dai quattro elementi fisici, associati all’esistenza di quattro umori di base: bile gialla (fegato) associata al fuoco, sangue (cuore) all’aria, flegma (testa) all’acqua e bile nera (milza) alla terra”.

È una filosofia delle origini, prearistotelica, una visione del cosmo che ancora non aveva maturato l’idea della componente metafisica: la quintessenza, cioè il quinto elemento dopo i quattro umori naturali. Sarà questa intuizione a scatenare l’alchimia, la ricerca della pietra filosofale che di etere, o quintessenza, avrebbe dovuto comporsi. Matteo Must preferisce, per quanto ci spiega Silvia Santodonato, fermarsi alla quadruplice radice arcaica di tutte le cose, che Amore e Discordia continuamente ricombinavano fra i due estremi: il Caos apice del disordine e lo Sfero, cioè l’universo sotto il dominio d’Amore. L’Artista raccoglie il valore simbolico delle radici, le trasforma in colore e nella finitezza della tela cerca di racchiudere la totalità delle forze cosmiche: in improvviso equilibrio o scosse da vortici e fremiti.

Must compie un’interessante operazione culturale, ancor prima che artistica: sceglie una cosmogonia, se ne appropria nonostante siano passati millenni e, indipendentemente da tutto quanto si è successivamente scoperto o compreso, dalle religioni e dalle filosofie successive, prova a rendere in colore e materia questa particolare lettura del mondo. Il risultato ha un suo indubbio fascino, perché la tela diventa il riflesso dai confini finiti di un ragionamento compiuto, che non ammette dubbi e si pone come assoluta evidenza, mantenendo dentro di sé le infinite possibilità del narrare attraverso il colore. Sono opere tecnicamente riuscite, in ambedue le serie. Gli astratti esprimono un’intima coerenza e sembra davvero che i singoli toni siano elementi narrativi, che reciprocamente si influenzano, si bilanciano e alla fine sappiano trovare una compostezza e un equilibrio. I paesaggi di mare hanno raggiunto una pregevole compiutezza: ogni elemento ha trovato la propria modalità tecnica di espressione: l’aria è turbinosa, evanescente, fluida e trasparente, ha un tocco leggero, quasi acquerellato e allo stesso tempo impetuoso perché non è giorno di bonaccia. Il mare è piatto, corposo, quasi denso, capace di sostenere il corpo delle navi, di farle scivolare sulla propria superficie. Gli alberi e gli scafi sono taglienti, o luce o ombra o semplice verticalità, impressione geometrica ritagliata con intelligenza dall’azzurro del cielo. La spuma delle onde è resa con tale leggerezza, trasformando in pittura lo sgocciolare dei pigmenti. Il vento si affaccia con potenza sulla scena muovendo e quasi strappando i tessuti gonfi delle vele.

Per concludere un accenno al titolo della mostra che è un’ulteriore sfida che Must pone a sé stesso, usare i propri nuclei cromatici entro uno spazio dato dal committente: forme e misure che diventano i nuovi confini per opere chieste espressamente all’artista che, evidentemente, si sente ormai così padrone della propria tecnica e del linguaggio da poterli far dialogare con le forme dell’architettura contemporanea.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing a cura di Monica Cerrito
“L’opera su misura per te” di Matteo Must
a cura di Silvia Santodonato
Centro d’arte Raffaello
Palermo, via Notarbartolo 9/e
vernissage sabato 11 settembre, ore 18
fino al 09 ottobre 2021