Si inaugura oggi alle 17 alla Real Fonderia alla Cala di Palermo “Meraviglie del mare” la personale di Gaetano Barbarotto che porta sulla tela bagliori, iridescenze e bellezza del mondo sommerso, l’incanto dei fondali, le forme e i colori dei pesci e delle piante. L’evento sarà aperto dall’Assessore alle Culture della Città di Palermo, professore Mario Zito e presentato dal critico d’arte ed editore, professor Tommaso Romano che è anche autore di un approfondito testo in catalogo che spiega il profondo rapporto che lega l’Artista al mare. Ospite d’onore del vernissage è il maestro Togo, grande interprete dell’espressionismo mediterraneo e della luce di Sicilia. La mostra è curata da Massimiliano Reggiani e Monica Cerrito.
L’artista Gaetano Barbarotto, palermitano di nascita ma con una lunga vita artistica a Milano torna così ad esporre nella propria terra, presentando una ricerca improntata all’armonia e alla leggerezza per ritrovare la gioia della vita dopo i lunghi mesi di pandemia. È un messaggio d’amore per le radici isolane, un monito al rispetto e al recupero di un bene prezioso, il mare, che purtroppo stiamo sempre più depredando. Poche ma sincere parole dell’artista, capaci di rendere l’essenza dell’intera mostra: “La voglia di esplorare i panorami marini è così grande che mi spinge verso gli abissi, mi fa prendere la maschera per raggiungere le acque profonde, nella loro limpida e magnetica bellezza. Qui al Sud ogni stagione è adatta alle immersioni, ma non sempre mi è possibile abbandonarmi all’abbraccio del mare; per questo ho voluto creare questi scenari di forme e colori che rappresentano quelle meraviglie del mare nascoste sotto le onde della mia adorata Sicilia”.
Sono diciotto le opere presenti, ognuna di un metro per un metro, tele quadrate per dare equilibrio e serenità a chi guarda; in ognuna la composizione è avvolgente, a spirale: la figura del cerchio inscritta nel quadrato, per associare il dinamismo alla stabilità.
La tecnica è materica, mescola carta, colla e stucco, canapa, colori acrilici, oli e diluenti per ottenere una superficie brillante ma irregolare, una tessitura che ricorda i mosaici, che intride la materia di luce.
La pennellata è impressionista, la rappresentazione si ricompone continuamente nello sguardo dell’osservatore in un baluginare di piccole variazioni luminose. La scelta del punto di vista è strategica e raffinata: la linea d’orizzonte altissima con una prospettiva a volo d’uccello rende la sensazione di galleggiare appena sotto il pelo dell’acqua, ammirando le sfuggenti meraviglie del mare senza poterle definire esattamente. Un’immersione senza maschera, la forza dominante dell’azzurro che assorbe e spegne i riflessi del sole. L’uso del colore riesce a far coincidere emozione e significato. Il fine di queste opere è la bellezza, la fuga dall’esperienza claustrofobica della pandemia, un luogo di pace che possa improvvisamente aprirsi fra le pareti domestiche. Le gradazioni di blu sono le più adatte, non perché è il colore del mare ma della quiete. I bianchi, i colpi di luce danzano leggeri, affascinano con le mutevoli e cangianti geometrie: ordine senza diventare monotonia; sono macchie astratte e contemporaneamente pesci. I colori caldi, gorgonie, coralli e attinie stimolano l’interesse, diventano presenze rassicuranti senza diventare il centro.
Raffigurare le meraviglie del mare non è certo una novità per molti artisti ma non è neppure così scontato come potremmo credere. Per questo le tele di Gaetano Barbarotto sono coraggiose e straordinarie, perché procedendo a ritroso nell’arte e nella storia, capiremo quanto sia innovativa la sua ricerca. Il mare vissuto da dentro è, infatti, un’esperienza unica, che rimane cucita addosso come il sapore del sale, il soffio del vento, lo sciabordio lungo i moli, il correre dei granchi sulla battigia, i sassi del fondale che si scompongono in un caleidoscopio di riflessi e di colori. Questo non significa balzare a grandi passi nell’arte antica, perché anche lì è assai rara una percezione immersiva del mare. Le acque popolate di mostri della tradizione cristiana, quelle protettrici e salvifiche che si aprono e richiudono al volere di Dio, le acque avare prima della pesca miracolosa, i pesci quasi astratti che simboleggiano nelle catacombe il Salvatore: sono solo immagini allegoriche. Anche il naturalismo spinto quasi all’eccesso dei mosaici romani, raffigurano il frutto della pesca, l’abbondanza, il fasto della tavola imbandita dall’anfitrione. Gli Eroti di Piazza Armerina si armano giocando di nasse, fiocine e reti ma non guardano con stupore e rispetto allo scrigno di bellezza che sta appena sotto le onde. Bisogna tornare al periodo del mito, all’età del bronzo, quando i colli di Roma erano disabitati e il Partenone non era ancora stato immaginato per trovare qualcosa di simile, di altrettanto vivo e vibrante delle tele di Barbarotto.
Accadde in un’isola modesta, a Creta, oltre tre millenni fa. In un momento di splendida fioritura culturale, sotto influenze del medio oriente un popolo raffinato abbandonò la decorazione astratta della ceramica per catturare a sua volta le meraviglie del mare in immagini di rara bellezza. Ancora liberi dal giogo di Micene, al centro di traffici mercantili, i loro artisti ebbero il coraggio di lasciarsi ispirare direttamente dal mondo naturale, aprendo lo scrigno palpitante di vita che il Mediterraneo celava sotto le onde. Quegli oggetti ci parlano ancora, con semplicità e immediatezza, frutto di una tecnica raffinata e di una evidente sete di bellezza. In Sicilia, in un tempo infinitamente lontano, un altro artista ha saputo cogliere la medesima gioia di vivere, cercando nell’azzurro infinito la propria libertà espressiva.
di Massimiliano Reggiani – EmmeReports
Ricerche ed editing a cura di Monica Cerrito
“Meraviglie del mare” di Gaetano Barbarotto a cura di Massimiliano Reggiani e Monica Cerrito
testi in catalogo del professor Tommaso Romano e di Massimiliano Reggiani
Palermo, Real Fonderia alla Cala – vernissage 21 settembre 2021 ore 17.30
dal 21 settembre al 1° ottobre 2021 dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 (ingesso con green pass)