Sono ancora vivide le immagini degli incendi che la settimana scorsa hanno devastato e sfregiato il territorio siciliano. Al fuoco, che ha distrutto montagne, campagne, case e vite, si è aggiunto il problema della diossina proveniente dalla discarica di Bellolampo.
Martedì pomeriggio, a Piazza Indipendenza, di fronte la Presidenza della Regione Siciliana, si è svolta un’assemblea pubblica cittadina, per ricordare gli incendi che, la settimana scorsa, hanno devastato Palermo e la Sicilia. L’evento è stato organizzato dal comitato “Basta Incendi”.
Tante le testimonianze di chi si è trovato coinvolto in prima persona nell’emergenza incendi, come Rossella, un’allevatrice di Altofonte: “Ricordiamoci che siamo ospiti su questa terra, custodi per i nostri figli, ma siamo ospiti”.
Lorenzo, cresciuto sulle colline dei Monti Iblei, nel siracusano, fa parte M.A.I. (Movimento Antincendio Ibleo), un movimento spontaneo di associazioni e di cittadini sorto per evitare le devastazioni causate dagli incendi, di aree protette, archeologiche e naturalistiche.
“Gli unici incubi che ho nella mia vita sono incendi, sogno incendi”, ha spiegato Lorenzo. “Con la mia famiglia viviamo in un territorio devastato dagli incendi e in cui ci sono gli incendiari da più di trent’anni. Abbiamo dovuto imparare a spegnere da soli gli incendi, abbiamo dovuto procurarci gli strumenti, abbiamo imparato tecnicamente come si faceva”.
“Abbiamo creato una rete di segnalazione e gestione delle emergenze tramite chat, dove, in questo momento siamo 238 persone”, ha continuato Lorenzo. “Nel gruppo abbiamo persone che hanno la capacità di spegnere gli incendi. Insegniamo a chi abita in campagna cos’è un fuoco, come si gestisce l’emergenza, come non andare nel panico, quali strumenti avere, come vestirsi, dove trovare l’acqua e come si puliscono i terreni. Abbiamo smesso di aspettare le Istituzioni. Se non siamo noi a fare qualcosa per primi sul territorio, c’è poco da fare, non possiamo aspettare che loro facciano qualcosa”.
“Abbiamo assistito ad uno degli incendi più pericolosi che hanno coinvolto le nostre montagne”, ha raccontato Clara di San Martino delle Scale. “Abbiamo sempre paura che le fiamme divampino e coinvolgano tutte le montagne e quest’anno è stato così. Abbiamo visto le fiamme di fronte ai nostri occhi, complice ovviamente anche dei 47 gradi e dello scirocco. Abbiamo visto gli abitanti munirsi di qualsiasi strumento a disposizione per spegnere i roghi. Chi possedeva un mezzo proprio riusciva a scappare, altri aspettavano gli aiuti che tardavano ad arrivare. San Martino è una di quelle località esclusa da qualsiasi servizio primario, dove l’acqua viene razionata. Molti avevano paura addirittura che l’acqua delle proprie cisterne potesse finire. I Vigili del Fuoco hanno fatto tutto il possibile se non di più, però è innegabile che vi sia una carenza di personale, di mezzi e di fondi. In questi giorni abbiamo anche assistito a delle manifestazioni meravigliose di mutuo soccorso da parte di cittadini, che hanno fatto delle collette e delle raccolte di vestiti per chi ha perso tutto. Però questo non può sostituire e responsabilità da parte delle Istituzioni. Chiediamo che vengano stanziati dei fondi economici per aiutare chi ha perso casa e attività”.
“Le terre e le case sono le nostre, noi dobbiamo combattere perché chi di dovere risponda all’emergenza”, ha dichiarato Giuliana, di Sferracavallo, che ha visto bruciare la propria casa negli incendi della settimana scorsa. “Un’emergenza quotidiana che è quella dell’abbandono costante e continuo. Oggi continuiamo a respirare la cenere dentro le nostre case, quella dei mobili, delle piante, degli animali e degli alberi o la diossina che viene da Bellolampo, è una situazione veramente inaccettabile”.
“Io non ho legami con nessuna associazione, sono una cittadina di Baida e sono stata coinvolta e investita dall’incendio!”, ha raccontato tra le lacrime Sabrina. “La mia casa è stata distrutta, ho perso quattro animali tra cui il mio cane. Ho creato un sistema di irrigazione fino alla montagna, ho comprato e piantato alberi, tutto a mie spese. È andato tutto distrutto. Alziamo al testa dalla sabbia! Questo cazzo di popolo siciliano si deve svegliare!
Ignazio è un papà disoccupato e vive a casa della madre a San Martino. A causa del fumo inalato durante il tentativo di spegnere un incendio, è rimasto intossicato dal fumo: “Sono stato due giorni intubato e saturavo 60. Ringrazio i dottori se sono qua e vivo!”.
Come riportato da Adnkronos, il 26 luglio il Presidente Renato Schifani avrebbe chiesto al governo nazionale il riconoscimento dello stato di emergenza per gli incendi e l’eccezionale ondata di calore sull’Isola. Sarebbero centinaia gli edifici, le infrastrutture e gli impianti di servizi generali (viari, elettrici, telefonici, fognari e di rifiuti) distrutti o danneggiati dagli incendi. Molti siciliani si chiedono quando ci sarà anche qui una mobilitazione nazionale come già accaduto per l’Emilia Romagna. Tanti altri, invece, temono che tutto resterà così com’è, per non provocare coloro che hanno dichiarato guerra con gli incendi.
Di Francesco Militello Mirto – EmmeReports