Nuovo attentato, ancora morti, ma siamo solo all’inizio della strategia del terrore che interesserà l’Afghanistan per molto tempo. L’esplosione ieri, in una moschea sciita nella provincia di Kunduz, in Afghanistan, ha provocato 80 morti. Lo riferisce Ghulam Rabani Rabani, ex membro del consiglio della provincia di Kunduz, precisando che i feriti sono un centinaio. L’attacco è avvenuto durante la preghiera del venerdì e tramite i canali Telegram è stato rivendicato dall’Isis-K, ramo afghano dello Stato Islamico. Nel post l’Isis-k spiega che un attentatore suicida “ha azionato la sua cintura esplosiva in mezzo alla folla” di fedeli sciiti, mentre pregavano all’interno della moschea.
E’ il destino atroce di un popolo senza pace. La speranza per gli afghani è fuggire via. Così come hanno fatto per paura di una repressione dei talebani, 101 musicisti e studenti di una nota scuola afghana, di cui metà sono ragazze e donne, che fortunatamente sono riusciti a fuggire da Kabul con l’aiuto del Qatar e ora si trovano tutti a Doha. È stata un’impresa difficile e molto rischiosa, resa possibile dall’ambasciata del Qatar a Kabul che ha trasferito in aeroporto le musiciste e i musicisti a piccoli gruppi, riuscendo a risolvere caso per caso le richieste di visti e documenti arrivate dai talebani ai posti di controllo.
Sicuramente gli aspetti più problematici del complesso ‘trasferimento’ hanno riguardato la sorte delle musiciste dell’orchestra di Zohra e delle studentesse che, per legge, non erano autorizzate a lasciare l’Afghanistan con passaporti di servizio temporanei. Una difficoltà superata grazie alla mediazione di Doha. Ad aver pianificato, da settimane ormai, il viaggio verso la salvezza e la libertà dei suoi studenti e musicisti è stato il fondatore e preside dell’Istituto Nazionale di Musica dell’Afghanistan, Ahmad Sarmast, che si trova a Melbourne. La destinazione finale dell’intero gruppo è il Portogallo, dove il viaggio proseguirà grazie al sostegno del governo di Lisbona. Quando alla fine il volo è decollato con a bordo tutti i musicisti e le musiciste, Sarmast ha raccontato di essere stato “sopraffatto dall’emozione, con pianti infiniti assieme alla mia famiglia. È stato il momento più felice di tutta la mia vita”.
I talebani, che hanno bandito la musica durante il loro governo dal 1996 al 2001, sono tornati al potere lo scorso 15 agosto, promettendo un regime più moderato ma sempre nei limiti della loro interpretazione della sharia. “Dal momento in cui i talebani hanno preso il potere a Kabul è iniziata la discriminazione contro la musica e i musicisti. Il popolo afghano è stato messo a tacere ancora una volta” ha deplorato Sarmast, ora impegnato a far evacuare tutti i 184 docenti e studenti rimasti a Kabul.
La posizione dei talebani sulla musica è incoerente e in merito non è stato ancora emanato un ordine chiaro. A un raduno dei talebani fuori Kabul, lo scorso fine settimana, la musica religiosa è stata suonata prima dei discorsi di ministri e alti esponenti. Secondo il dirigente scolastico, è stato subito chiesto a tutti i membri del suo istituto di rimanere a casa in attesa di ulteriori informazioni, ma da allora sono già passati due mesi di silenzio.
Di Lorenzo Peluso – EmmeReports