“Carissime e carissimi, ho scritto questa lettera aperta per offrire sostegno all’Istituto Gramsci Siciliano, ancora una volta a rischio chiusura, e per una più ampia riflessione sulla condizione in cui versano le biblioteche palermitane. Cerchiamo adesioni“.
Inizia così l’appello lanciato da Matteo Di Figlia, Professore associato di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Palermo, per salvare l’Istituto Gramsci dalla chiusura.
Tutto nasce dalla richiesta del Comune di Palermo, che è proprietario dell’immobile, degli arretrati sull’affitto del padiglione, presso i Cantieri Culturali alla Zisa, per diverse decine di migliaia di euro.
Di seguito la lettera scritta dal Professore Matteo Di Figlia:
Fare storia pensando la democrazia: sull’esistenza dell’Istituto Gramsci Siciliano e sul futuro delle biblioteche palermitane
L’emeroteca storica della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace” conserva un inestimabile patrimonio, fondamentale per lo studio della storia siciliana, e non solo.
Purtroppo, è in buona parte inconsultabile da ben cinque anni, da quando, cioè, nel 2015 un incendio ha reso inaccessibile una parte del plesso. L’emeroteca della Biblioteca Comunale di Palermo, altrettanto ricca, è invece chiusa da oltre vent’anni. Confidiamo che la diffusione del Covid non procrastini ulteriormente la riapertura di quei fondi, e non riduca la fruizione dei servizi bibliotecari.
Non possiamo tuttavia esimerci dal sottolineare come alcuni stati emergenziali, che per definizione dovrebbero essere temporanei, si siano cronicizzati. La storia delle emeroteche non è rilevante per i motivi che hanno portato alla loro chiusura, integrale o parziale, ma perché costringe a domandarsi come sia possibile che nella quinta città d’Italia passino venti, o anche “solo” cinque anni, senza che tali patrimoni siano nuovamente accessibili al pubblico.
Davanti a simili disfunzioni è necessaria una riflessione dei cittadini e un impegno della politica, partendo da una constatazione ineludibile: in queste condizioni, la storia di Palermo e della Sicilia dei secoli XIX e XX semplicemente non può più essere studiata.
La situazione, peraltro, rischia di peggiorare. Esiste a Palermo una rete di importanti centri, come la Società Siciliana per la Storia Patria, l’Istituto di formazione Politica “Pedro Arrupe”, la Fondazione Giuseppe e Marzio Tricoli, il Centro Siciliano di Documentazione “Giuseppe Impastato”, senza i quali le possibilità di ricerca sarebbero ancora più grame.
Uno di questi, però, l’Istituto Gramsci Siciliano, rischia di chiudere per un contenzioso col Comune di Palermo, che gli domanda diverse decine di migliaia di euro di affitto arretrati.
Non dubitiamo che ci siano motivi tecnici e legali che rendono impervia la strada per un accordo, al di là della volontà politica degli amministratori. Tuttavia dobbiamo e vogliamo ricordare che una chiusura dell’Istituto Gramsci Siciliano comporterebbe un danno incalcolabile per un tessuto delle biblioteche cittadine già stremato.
L’Istituto conserva fondi archivistici importantissimi, e rende facilmente accessibili le collezioni di numerosi quotidiani, così da rappresentare tra l’altro un centro essenziale per chi studia la storia della mafia e dell’antimafia. Inoltre la sua sala lettura è sempre aperta a chiunque voglia accedervi.
Perché qui sta l’altro punto: che funzione ha una biblioteca nella società che pensiamo? Essa può rappresentare un rifugio per gli studiosi e i ricercatori, ma può anche occupare un posto di rilievo nella comunità, col suo farsi luogo di aggregazione: lo mostrano coraggiose e ostinate esperienze, come quella delle biblioteche Booq, “Claudio Gerbino”, Giufà, delle Balate.
L’Istituto Gramsci Siciliano tiene insieme il suo essere un imprescindibile centro di documentazione storica col suo farsi spazio di cultura democratica. La sua sala lettura non ha alcun tornello, non pone limiti all’accesso: chi vi entra, contribuisce, con la sola presenza, a un ragionamento su cosa siano oggi i diritti di cittadinanza, le idee di bene comune, le prassi di condivisione.
Per questo, auspichiamo che nel rispetto delle norme e delle esigenze di tutti i soggetti coinvolti, si trovi al più presto una soluzione che permetta all’Istituto Gramsci Siciliano di restare aperto, senza ulteriori preoccupazioni per il futuro prossimo; auspichiamo altresì che si avvii quanto prima una discussione pubblica, alla presenza dei rappresentanti dell’amministrazione municipale e regionale, sul futuro delle biblioteche palermitane e dei loro patrimoni.
Di Antonio Melita – EmmeReports