In occasione della ricorrenza dell’anniversario della morte del Vice Questore Giorgio Boris Giuliano, ucciso il 21 luglio del 1979 dalla mafia, questa mattina, il Capo della Polizia Franco Gabrielli, ha partecipato alla cerimonia commemorativa con la deposizione di una Corona di alloro presso il luogo dell’attentato, in via Francesco Paolo Di Blasi.
Presenti le autorità e i familiari del poliziotto ucciso.
“Questa terra ha avuto talmente tanti martiri che si sono immolati sull’altare del servizio che a volte si fa fatica anche a ricordarli tutti” ha detto il Prefetto Franco Gabrielli.
“Oggi ricordiamo questo grande poliziotto ucciso alle spalle, proprio perché chi lo voleva uccidere aveva timore che potesse reagire. Non è solo un ricordo di un poliziotto morto, ma di un uomo che aveva capito perfettamente quale doveva essere la strada per attaccare l’organizzazione criminale” ha continuato il Capo della Polizia, spiegando che nel 1979 non tutti i palermitani potessero parlare di mafia e che è doveroso tramandare ai giovani colleghi, l’esempio di dedizione e sacrificio di un precursore che ha pagato con la propria vita il suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata.
“Qui non c’è soltanto il sacrificio di una vita, ma c’è anche quella forza e quella capacità di andare oltre le apparenze e le convenzioni. In quella stagione e in questo territorio, ma anche nell’intero territorio nazionale, determinati fenomeni si preferiva considerarli come marginali, come cose che non potevano interessare l’intera collettività nazionale, invece costituivano le premesse per un inquinamento e indebolimento per la stessa democrazia”.
“Quindi ricordare Boris Giuliano non è soltanto un ricordo di un collega che è stato ucciso ma di un uomo dello Stato aveva capito, prima e meglio di altri, chi aveva di fronte e quali dovevano essere gli strumenti per sconfiggerli” ha affermato Gabrielli, spiegando ai giornalisti presenti, che la Polizia di Stato è molto attenta a recrudescenze criminali che possano approfittare delle difficoltà economiche del post Covid-19.
“In questo momento prestiamo massima attenzione alla possibilità che la crisi economica e le difficoltà nelle quali le attività imprenditoriali si trovano, possano costituire dei terreni sconfinati per le organizzazioni criminali, perché disponendo di grandi somme di denaro possano in qualche modo intervenire laddove il credito – quello lecito – non sempre mostra la tempestività necessaria” ha spiegato il Capo della Polizia.
“Abbiamo costituito a livello nazionale un osservatorio interforze presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale che ha come oggetto di monitorare, di indirizzare e di fornire al decisore politico tutte le indicazioni utili per le misure che debbano essere intraprese per contrastare questa possibilità. Quando leggo che si sottolinea che il ministro dell’Interno, il Capo della Polizia o qualche autorevole magistrato mettono in guardia non è allarmismo anzi è la modalità con la quale il sistema e l’opinione pubblica deve essere posta la consapevolezza che determinati fenomeni possano verificarsi” ha continuato Gabrielli.
“Il tema che mi sta particolarmente a cuore è quello dell’ordine pubblico, perché sono convinto che certe situazioni provocheranno nel tessuto sociale delle lacerazioni, che molte persone avranno difficoltà a riprendere l’attività lavorativa, e quando il lavoro viene meno aumenta la disperazione e lo stato di insofferenza delle nostre popolazioni”.
“Ai prefetti e ai questori che hanno la responsabilità dell’ordine pubblico chiedo di essere particolarmente attenti a interpretare il disagio della gente. In questo momento non abbiamo bisogno di esercizi muscolari, ma che le nostre forze dell’ordine si facciano ancora una volta interpreti del presidio di legalità. Oggi abbiamo bisogno di mantenere unita la collettività nazionale. Per mestiere, per missione e per vocazione, noi poliziotti siamo il pronto soccorso della società e quando si verificano situazioni di malessere e sofferenza che possano poi tradursi in manifestazioni di piazza, dobbiamo dimostrare quella professionalità, quella capacità di entrare in empatia che ci contraddistingue” ha concluso il Capo della Polizia, Franco Gabrielli.
di Francesco Militello Mirto e Antonio Melita – EmmeReports