Leggere gli accadimenti nel mondo aprendo la finestra da una periferia urbana come Danisinni è un orizzonte privilegiato. Le periferie hanno la capacità di ancorarti alla storia quotidiana senza voli pindarici, astrazioni per insabbiare o anestetizzare l’umano sentire. Immersa nel cuore della città di Palermo, Danisinni offre un territorio assai complesso segnato da ferite sociali ed esistenziali ma, al contempo, capace di reinventarsi con una straordinaria resilienza propria di chi è stato solcato dalle prove della vita.
Chi sa accogliere la voce dei “piccoli” può pensare in “grande. La redazione foto-giornalistica di EmmeReports ha scelto di farlo partendo da Danisinni. Per tale motivo ho scelto di seguirli, di aprire questa finestra verso il mondo, con una rubrica che desidera osservare e leggere eventi e processi umani provando ad andare oltre le apparenze e facendo emergere il senso delle cose. Le periferie del mondo, per intenderci, non offrono la chiave ermeneutica per leggere gli accadimenti ma permettono di rimanere legati ai processi umani più autentici, senza edulcorarli, e quindi di avvicinarsi ai vissuti ascoltandone il soffio profondo. Uno spazio di ascolto e di risonanza, per aprire la finestra e sporgersi oltre sé stessi.
Iniziamo questa rubrica parlando di Piano City, l’annuale appuntamento accolto, ancora una volta, in piazza Danisinni, dove è stato possibile ascoltare la magistrale esecuzione musicale del pianista e compositore palermitano Diego Spitaleri. Il Festival per la città di Palermo è un evento generativo che permette incontro e contaminazioni culturali anche in luoghi inusuali per manifestazioni artistiche che, precedentemente, venivano deputate soltanto ai teatri e ai salotti palermitani.
Danisinni, in realtà, ha già consolidato numerosi appuntamenti di questo processo generativo e tra questi l’esperienza di Opera Paese dove le maestranze del Teatro Massimo sono andate in scena, nella Fattoria parrocchiale, insieme al coro della Comunità. Lo storico rione, dunque, non si pone come un mero contesto passivo che accoglie esecuzioni artistiche, questa sarebbe una colonizzazione estranea al percorso in atto. Danisinni, piuttosto, si propone come interlocutore per realizzare una sintesi frutto della fattiva collaborazione tra dentro e fuori, tra territorio e il resto della Città. In questo senso l’interpretazione musicale eseguita dal maestro Diego Spitaleri si è ispirata al colore del rione, le note musicali e la loro intensità hanno assunto una forma specifica, così come l’avvallamento geofisico della fossa di Danisinni determina una risonanza acustica unica rispetto ad altri borghi cittadini.
Senza tale contaminazione un evento artistico si trasformerebbe in un’esibizione fugace priva di ricaduta locale e, sappiamo bene, non sono le performance a fare crescere i territori, invece, questi hanno bisogno di esperienze che solcano i luoghi nel tempo trasformandosi in memoria collettiva, cultura che motiva e anima il quotidiano.
La Comunità di Danisinni si è data un codice etico per garantire la visione che regge tutto il processo rigenerativo e per custodire la qualità del percorso volto alla meta. Prima che alla quantità delle cose da fare o dei risultati da raggiungere, infatti, è necessario prestare attenzione alla qualità relazionale e alle trame di umanità che vengono intessute durante il viaggio.
L’indice relazionale è criterio necessario per contribuire a fattivi processi trasformativi. La politica perde tale criterio di qualità quando antepone l’economia alla vita dei cittadini; la scuola lo perde quando l’obiettivo dell’anno scolastico diventa quello di completare i programmi piuttosto che accompagnare la crescita e la capacità di desiderio degli alunni; la religione lo perde quando sostituisce la relazione con Dio con le nozioni da imparare per sentirsi giusti.
Il criterio di qualità, invece, tradisce le aspettative del ragionamento individuale e si sottrae al calcolo quantitativo dove il di più vorrebbe avere un valore superiore a quel che è meno. È per questo che il concerto di pianoforte che si è tenuto nella periferia urbana di Danisinni ha assunto un valore aggiunto, in quanto è necessario trasgredire il formalismo estetico per entrare, attraverso la musica, nei meandri dell’esistenza umana.
In fondo nel tour di Piano City i musicisti sono privi di spartiti e questo, inevitabilmente, li affida alla memoria che veicola la partitura in una interpretazione soggettiva che è già luogo d’incontro tra il pianista e la piazza che lo accoglie.
Coincidenza ha voluto che sabato sera, prima del concerto, la Parrocchia che si affaccia sulla piazza Danisinni, durante la celebrazione aveva meditato una pagina del Vangelo (Lc 17, 11-19) che propone un itinerario spirituale dalla memoria individuale alla memoria collettiva. Un lebbroso guarito che scopre l’importanza della relazione con l’altro aldilà della guarigione ottenuta, non più rivolto a se stesso ma custode di una memoria grata che tiene cara la presenza dell’altro. Simbolicamente vi è riassunto l’itinerario rigenerativo che abbisogna dell’incontro e della condivisione per scoprire i propri talenti e metterli a frutto attraverso il dono per l’intera comunità.
Significativo è il fatto che il concerto di sabato sera si sia svolto dinanzi al cancello dell’Asilo Nido di Danisinni. I lavori di ristrutturazione dello storico presidio educativo sono iniziati da un paio di mesi e nel prossimo mese di settembre l’Asilo, dopo quindici anni dalla chiusura, sarà restituito alla Comunità. Le melodie di Spitaleri hanno lasciato risuonare le note di un sogno che sta per diventare realtà, il prossimo anno torneremo per un nuovo appuntamento di Piano City, questa volta, all’interno del giardino dell’Asilo e la compagnia dei bimbi che torneranno ad abitarlo.
Di Fratel Mauro Billetta – EmmeReports